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BILANCIO. DEFR 2017, APPROVATA PROGRAMMAZIONE REGIONALE TRIENNIO 2017-2019

Sì unanime dall’Assemblea all’applicazione, nella predisposizione di documenti di programmazione finanziaria, di indicatori di benessere sociale, culturale e ambientale

L’Assemblea legislativa ha approvato il Documento di economia e finanza regionale 2017, voto favorevole di Pd e Sel, contrari Ln, M5s, Fi e Fdi-An. Il Defr affronta la programmazione regionale nei settori di competenza: istituzionale, economico, sanitario e sociale, culturale e territoriale.

Per Massimo Iotti (Pd) si tratta di un atto programmatorio fondamentale, il terzo di questa legislatura regionale, da cui discendono i principali atti strategici della Regione. “Non un elenco di buone intenzioni, ma un documento che indica scelte precise, dalla riorganizzazione dell’ente Regione al controllo sulle società partecipate, alle scelte coerenti con l’idea dello sviluppo sostenibile”. Per Iotti, il Defr procede sulla strada della crescita dell’agricoltura di qualità, della difesa del suolo dal rischio idrogeologico, dell’implementazione della sicurezza sismica, e punta alla piena attuazione delle previsioni contenute nella legge sulla “economia circolare” e nel Piano rifiuti.

Il Defr parte da una visione troppo positiva di una realtà economico-sociale ancora molto critica, ha detto Stefano Bargi (Ln). “I dati comparativi sono chiari, altre regioni italiane crescono più dell’Emilia-Romagna, e qui si assiste alla sensibile contrazione dell’export verso Paesi cruciali come Russia, Cina e Brasile”. Inoltre, diminuisce il numero delle imprese attive e ogni giorno si lanciano allarmi su decine di migliaia di posti di lavoro a rischio nei prossimi sei mesi. Secondo Bargi, inoltre, la Regione dovrebbe prestare più attenzione a quanto chiedono le imprese artigiane e abbandonare la retorica della attrattività, visto che molti imprenditori continuano a preferire gli investimenti all’estero, anziché sul nostro territorio.

Daniele Marchetti (Ln) ha citato l’Agenzia sanitaria regionale per sottolineare come il sistema sanitario si trovi di fronte a sfide difficili, fra domande crescenti e risorse calanti: “Il 2017 si annuncia come l’anno del consolidamento dei tagli alla rete ospedaliera, con 815 posti letto in meno e intere aree lasciate a 40-50 chilometri dal più vicino presidio ospedaliero”. Inoltre, le tanto decantate Case della salute incontrano crescenti ostilità da parte degli stessi operatori. Marchetti ha poi richiamato il fatto che resta inapplicata la risoluzione approvata dall’Assemblea per incentivare gli acquisti a livello sovraregionale. E ha lamentato il ritardo con il quale si procede a definire i nuovi criteri di riparto del Fondo regionale per la non autosufficienza.

Raffella Sensoli (M5s) ha indicato le problematiche che investono l’ambito sanitario regionale: “Con l’introduzione dei nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea) si vanno a penalizzare i cittadini, vengono declassate alcune prestazioni chirurgiche, che da ospedaliere diventano ambulatoriali”. Sul tema liste di attesa ha parlato di “risultati inadeguati”. È poi intervenuta sulla questione cooperative nel terzo settore, “le cooperative sociali nate con le migliori intenzioni si sono trasformate in vere e proprie spa e ciò ha peggiorato la qualità dei servizi”. La politica, ha concluso, “non fa l’interesse dei cittadini”.

Per Andrea Bertani (M5s) “in agricoltura si dovrebbe puntare sul biologico, come in Francia e Danimarca”. In Emilia-Romagna, ha evidenziato sul tema, “i fondi sono pochi”. Ha poi definito insufficiente il potenziamento di Atersir (Agenzia territoriale dell’Emilia-Romagna per i servizi idrici e i rifiuti). E ha parlato di “microimprese tagliate fuori dai finanziamenti regionali”. Sui trasporti ha riferito di “una Regione concentrata sulle grandi infrastrutture”. Infine, ha proposto di “adottare l’indice Benessere equo e sostenibile (Bes) negli atti di programmazione economico-finanziaria”.

Per Tommaso Foti (Fdi-An) “il Defr è raffazzonato, contiene dati incongruenti e dati sbagliati”. Questo documento, ha aggiunto, “non risolve ma rimanda il problema del capitalismo regionale: rimangono ventitré partecipate”. Sul tema immigrazione, ha parlato di “dato totalmente fuori controllo”. Stessa cosa, ha aggiunto, sul lavoro, “le crisi sono irreversibili, tanto che anche il settore della cooperazione, che sembrava imbattibile, è stato travolto”.

Manuela Rontini (Pd) ha posto l’accento sul questione dazi nel settore ceramico: “Siamo particolarmente attenti alle problematiche collegate all’ambito delle ceramiche, chiediamo l’attuazione di piani antidumping per sostenere la qualità e contrastiamo la concorrenza sleale”.

Stefano Caliandro (Pd) ha riferito che “la Regione Emilia-Romagna sceglie di non usare come indicatore il solo pil nella disposizione dei documenti di programmazione, che d’altra parte è in crescita, ma introduce altri parametri che tengano conto della dimensione sociale regionale”. Il benessere, ha evidenziato, “deve essere equo-sostenibile”.

L’assessore al Bilancio, riordino istituzionale, risorse umane e pari opportunità, Emma Petitti, ha parlato di “documento innovativo di programmazione, che tratteggia un quadro chiaro degli interventi che questa amministrazione mette in campo”. Gli obiettivi, ha aggiunto, “sono novantatré”. In Emilia-Romagna, ha concluso “cresce la produzione, cresce l’export e cresce l’occupazione”.

Approvato anche un ordine del giorno presentato dal Pd, primo firmatario Massimo Iotti, per “consolidare l’applicazione nelle analisi e valutazioni per la disposizione di documenti di programmazione, in particolare nel Defr, di indicatori sul benessere sociale, culturale e ambientale, riferibili anche ai rapporti Bes”. Sullo stesso tema è stata approvata anche una risoluzione presentata dal M5s, primo firmatario Andrea Bertani. I due atti hanno ottenuto voto unanime dell’Assemblea legislativa. Respinti invece due ordini del giorno presentati dalla Ln, primo firmatario in entrambi gli atti Daniele Marchetti, sui criteri di riparto del Fondo regionale per la non autosufficienza e sull’applicazione dei costi standard.

(Cristian Casali e Rudi Ghedini)

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