Bocciata da Pd e Sel la risoluzione del gruppo Lega nord che impegnava la Giunta regionale ad attivarsi in tutte le sedi istituzionali italiane e europee per la revisione dei rapporti tra l’Unione europea e la Federazione russa, “evidenziando i danni irreversibili provocati alla nostra economia dalle loro scelte scellerate e irresponsabili”.
Il documento, illustrato in Aula da Stefano Bargi e votato positivamente da Ln, M5s, Fi e Fdi-An, invitava inoltre il Governo: a “condannare la politica internazionale della Ue nei confronti della Crimea”, chiedendo di riconoscere la volontà espressa dal parlamento della Crimea e dal popolo mediante un referendum” di costituirsi in stato indipendente e di entrare a far parte della Federazione russa; a “chiedere l’immediato ritiro delle inutili sanzioni alla Russia”; a “esprimere forte preoccupazione per le dichiarazioni del capo della diplomazia UE, Federica Mogherini, sulla Crimea, puntando al contrario sulla ripresa del dialogo con la Federazione russa e sulla mitigazione della conflittualità, anche per rafforzare la sicurezza internazionale nella lotta al terrorismo”.
Bargi ha specificato che la decisione emersa dal referendum “non sarebbe stata riconosciuta dagli Usa e dalla Ue che hanno considerato la votazione ‘illegale’” e che “in seguito alla crisi politico-militare con l’Ucraina, a partire da marzo 2014, la Ue ha promosso una serie di misure restrittive diplomatiche e economiche contro la Russia in risposta all’annessione della Crimea”.
Le “sanzioni economiche- ha aggiunto- sarebbero costate all’Italia almeno 3,6 miliardi di euro di export”, “danneggiando le aree maggiormente produttive e dinamiche del paese come l’Emilia Romagna”, che, con un -771 milioni di calo dell’export è una delle regioni che hanno subito gli effetti più pesanti con l’introduzione del blocco delle vendite, “nel comparto agroalimentare, inoltre, l’embargo totale in Russia, adottato nell’agosto 2014 e rinnovato nel giugno scorso sino al 31 luglio 2016, sarebbe costato all’Italia, solo nel 2015, 240 milioni di euro”.
“Un tema di grande interesse e di attualità sotto il profilo democratico e economico”,- ha replicato Alessandro Cardinali (Pd)– bisogna tuttavia cercare di leggerlo con una panoramica più vasta e considerare le “vere motivazioni dell’embargo” che riguardano il referendum tenutosi in Crimea, che- ha riferito- non sarebbe stato celebrato in condizioni di effettiva libertà e tranquillità e il cui esito quindi non sarebbe stato determinato da una “scelta democratica”. Al paese sono stati chiesti impegni chiari- ha ribadito Cardinali- che non essendo stati ancora rispettati hanno determinato il proseguimento dell’embargo, anche se il nostro governo ha fatto passi importanti nelle relazioni tra i due paesi. Il danno economico c’è- ha spiegato- ma non possiamo valutare la vicenda solo sotto il profilo economico, anche se qualche intervento è stato fatto, tra l’altro- ha concluso- c’è da aggiungere che la Regione non può dare risposte a 360 gradi su questo tema, su cui già è impegnato il governo nazionale.
Bargi, in dichiarazione di voto, ha respinto le ragioni addotte dal collega del Pd: “non solo questa risoluzione non scardina l’attività internazionale del governo, ma è un sostegno alla politica di superamento delle sanzioni e sarebbe un segnale politico per le nostre aziende”.