Assicurare uno sviluppo concreto e duraturo degli aeroporti di Forlì e Parma rendendo operativa la strategia regionale per gli scali minori e tenendo conto delle analisi fondate su sostenibilità economica, sicurezza, tutela ambientale e condizioni di mercato effettive. E’ la richiesta di Paolo Burani (AVS) che interroga la giunta per sapere “quali siano, alla luce dei dati disponibili, le prospettive realistiche per lo sviluppo degli scali di Forlì e Parma, considerando il trend del traffico passeggeri, la situazione economica delle società di gestione (con un deficit segnalato di 24 milioni di euro a Forlì e perdite di 82 milioni a Parma), la mancanza di strumenti di base per la tutela dei cittadini, la dipendenza da un unico vettore a Forlì e il collasso operativo di Parma”.
“La realtà degli scali minori – ha evidenziato il consigliere -appare profondamente diversa da quella delineata nei documenti programmatici: l’aeroporto Giuseppe Verdi di Parma, pur citato come scalo con ‘potenzialità inespresse’, si trova oggi in una fase critica di crisi strutturale: oltre a perdite per circa 82 milioni di euro, con rischio liquidazione e perdita di 200 posti di lavoro, il 29 ottobre 2025 è scaduta la certificazione Enac per l’handling a terra, senza la quale non possono operare voli commerciali. L’aeroporto Luigi Ridolfi di Forlì, sebbene attualmente operativo e pur beneficiando di oltre 1 milione di euro di sostegno regionale nel 2023-2024 e di una concessione trentennale rilasciata da Enac, presenta, da quanto segnalato dal Tavolo delle associazioni ambientaliste di Forlì (Taaf) e dal Comitato sorvolati, gravi criticità strutturali e procedurali”.
“Inoltre – ha proseguito Burani – il traffico passeggeri dello scalo forlivese mostra un trend negativo: -1,3% nel 2024 e -26% a luglio 2025 rispetto all’anno precedente, in contrasto con l’obiettivo dichiarato di raggiungere un milione di passeggeri entro il 2038. Secondo quanto dichiarato da Forlì Airport (FA, la società di gestione dello scalo) il 10 gennaio 2024, il Piano di sviluppo 2024-2038 prevede investimenti per 135 milioni di euro, di cui 84 a carico del gestore e 18,18 milioni vincolati per la prima fase (2023-2028). Restano da coprire circa 50 milioni, la cui destinazione non è chiara”.
Altra questione sollevata dal consigliere riguarda l’operatività dello scalo forlivese, affidata prevalentemente ad Air Mediterranean: “Compagnia regolarmente autorizzata da Enac, ma oggetto di inchieste giornalistiche internazionali che hanno sollevato interrogativi su presunti legami con il regime siriano, traffici illeciti e sanzioni dell’Unione europea. FA ha chiarito che il rapporto con la compagnia non è diretto, ma mediato da un broker, e che le ore di volo noleggiate sono in via di esaurimento, con una riduzione rispetto al contratto iniziale, segnalando al contempo l’intenzione di valutare nuovi collegamenti una volta conclusa questa fase. In tale contesto, la società ha chiesto esplicitamente alla Regione un supporto in questo percorso”.
Con queste premesse Burani ha presentato l’atto ispettivo che invita l’esecutivo a “chiedere a FA maggiori informazioni sui criteri utilizzati per la selezione del vettore aereo e sulle verifiche effettuate in merito alla sua affidabilità etica e operativa, anche in coerenza con i principi di legalità e responsabilità sociale enunciati nel Programma di mandato” e a “promuovere un confronto tecnico con Enac, Arpae, prefettura, Comuni di Forlì e Parma e rappresentanti dei cittadini, al fine di condividere una valutazione aggiornata sulle condizioni per uno sviluppo equilibrato e sostenibile degli scali, in vista di eventuali futuri interventi”. Infine, chiede di “chiarire la destinazione delle risorse finanziarie non ancora coperte nei Piani di sviluppo degli aeroporti, e se si preveda l’utilizzo di fondi pubblici regionali o europei in futuro, e a quali condizioni”.
(Lucia Paci)



