Parola d’ordine: più coraggio. Lo ripete Giulia Gibertoni (M5s), mentre ricorda che nessun territorio è al sicuro dalle infiltrazioni mafiose e può asserire di avere gli anticorpi necessari per impedirle. Aemilia- afferma- ha messo in luce il fenomeno del pieno radicamento e consolidamento della criminalità organizzata anche in questa regione e l’attività delle forze dell’ordine e della magistratura avrebbero dovuto avere una risposta politica forte che non c’è stata. E’ il M5s- segnala- che ha messo fin da subito la legalità al centro dell’agenda politica, presentando nuove norme di contrasto alla malavita, anche con la proposta di una nuova commissione permanente antimafia per agire e dare risposte politiche più coraggiose se servono a difendere il territorio, indicando strade e sfidando anche il Governo centrale sulle competenze. La Giunta, al contrario,- conclude- questo coraggio di agire in modo reattivo e straordinario non l’ha avuto.
“Uno sforzo per rendere migliore la legislazione precedente è stato fatto”- afferma Tommaso Foti (Fdi-An), che evidenzia di “non essere mai stato entusiasta dei paladini dell’antimafia”, ma segnala anche che “se si vogliono promuovere politiche serie di contrasto all’attività criminale, si devono fare leggi più chiare, regole più trasparenti ed evitare quelle vaste aree di intermediazione che sfuggono all’attenzione della politica”. “Non mi iscrivo- dichiara Foti- tra quelli che chiedono le dimissioni ai politici per un avviso di garanzia e non penso esista un’equazione mafia/politica, tuttavia sulla criminalità organizzata e sulle infiltrazioni malavitose ci vuole un’attenzione alta e diversa e la deve prestare soprattutto la politica”. “Piaccia o non piaccia- conclude- l’Assemblea sta dando un segnale all’esterno, diretto anche a chi potrebbe pensare che la politica sia troppo debole per mostrare una chiara volontà di reagire”.
“Un provvedimento frutto di un grande lavoro partecipato e un traguardo importante per gli elementi di innovazione introdotti che servirà da apripista per altre Regioni”. Lo afferma Valentina Ravaioli (Pd) che punta l’attenzione, in particolare, sul contrasto alla ludopatia, che si sta diffondendo sempre più con gravi conseguenze nel contesto famigliare e sociale. Per l’Emilia-Romagna non si tratta dell’anno zero: già la legge 5 del 2013- segnala- ha posto la nostra Regione fra le più avanzate nella prevenzione e nella lotta alla dipendenza dal gioco d’azzardo, ma con il nuovo testo si introducono più possibilità e strumenti, dalla diffusione della cultura dell’utilizzo responsabile del denaro, al sostegno alle vittime dell’usura, alla promozione di previsioni urbanistiche, nei Comuni, che tutelino le fasce più a rischio, con l’individuazione, per esempio, di una distanza minima di 500 metri dei locali da gioco dai luoghi sensibili.
Un “testo importante” a cui si è giunti anche con il contributo delle forze di opposizione e attraverso un “percorso partecipativo nel vero senso della parola” e a un “lavoro operativo e concreto”. Lo afferma Massimo Mezzetti, assessore alle Politiche per la legalità, che ricorda come l’Emilia-Romagna fosse già dotata di una nutrita produzione legislativa in materia, ma gli strumenti già predisposti in questi anni non sono stati evidentemente sufficienti. “Il Testo unico- spiega- ci dà nuovi spazi di intervento e consente di razionalizzare, armonizzare, implementare e rafforzare questa materia, oltre a consentirne un governo unitario e non parcellizzato e quindi più efficace”. Nella nostra regione- afferma- non si è verificato un patto strutturato tra mafia e politica ma il processo inverso, il patto è intercorso tra mafia e parte della società civile e, in seguito, c’è stato il tentativo di entrare nella politica. Il nostro obiettivo- aggiunge- è spezzare questo circuito, valorizzando, tra l’altro, le imprese sane e la cittadinanza responsabile: la norma, infatti, non è sufficiente da sola a contrastare le infiltrazioni, serve la diffusione di una cultura della legalità che capovolga il paradigma che con l’illegalità si guadagna e con la legalità si perde. Mazzetti critica poi il dibattito “stucchevole” tra chi sostiene che questa regione non ha gli anticorpi per contrastare l’infiltrazione malavitosa e chi invece afferma il contrario. L’antimafia- conclude- non ha colore politico: “gli anticorpi siamo noi, non è detto che siano sufficienti per sconfiggere il virus, ma è sbagliato dire che non ci sono”.
(Antonella Celletti)