L’Assemblea legislativa ha approvato il progetto di legge che autorizza la Regione a partecipare all’aumento di capitale sociale di BolognaFiere spa mediante uno stanziamento di 5 milioni di euro. Hanno votato a favore del provvedimento i gruppi Pd e Sel, mentre hanno espresso voto contrario i gruppi Ln, Fi, Fdi-An e AltraEr. Il gruppo M5s non ha partecipato al voto. È stato respinto un emendamento del M5s, sottoscritto da Silvia Piccinini, finalizzato a massimizzare la valorizzazione del personale e la promozione dell’occupazione.
Per Silvia Piccinini (M5s) non si può aderire all’aumento di capitale di BolognaFiere “in mancanza del documento integrale relativo al piano industriale e al piano di sviluppo e senza il quadro degli interventi della Regione sul sistema fieristico dell’Emilia-Romagna”. Inoltre – ha rimarcato la consigliera –, nella nota esplicativa del piano industriale della società bolognese mancano precise garanzie in merito alla strategia per garantire l’occupazione. Infine, la razionalizzazione delle spese dell’ente fieristico risulta insoddisfacente, dato che su 100 milioni di fatturato si prevedono appena 300 mila euro di tagli alle spese per consigli di amministrazione, collegi sindacali, revisori e consulenze. “Siamo favorevoli alla riqualificazione del quartiere fieristico- ha concluso Piccinini- ma data la scarsa trasparenza che ammanta l’operazione per l’aumento di capitale, non parteciperemo al voto”.
Daniele Marchetti (Ln) ha criticato l’operato delle precedenti gestioni di BolognaFiere, che “ne hanno frenato lo sviluppo in anni cruciali per il mondo fieristico, in cui altri poli nazionali e internazionali hanno saputo accrescere la propria competitività”. Oltre alla scarsa trasparenza sul piano industriale – ha evidenziato il consigliere –, la società fieristica bolognese e la Regione hanno manifestato poco chiarezza nell’affrontare il problema del trasporto pubblico, della mobilità e della logistica nell’intero quartiere fieristico. “La Ln- ha annunciato Marchetti- esprimerà voto contrario al progetto di legge”.
Galeazzo Bignami (Fi) ha rimarcato la mancanza di trasparenza in merito al piano industriale, che, a suo avviso, “pare concepito unicamente per risolvere i problemi economici pregressi causati da una conduzione politica fallimentare”. Il piano industriale, quindi, pur ambizioso, risulta tardivo. La mancata trasmissione di atti ai consiglieri, ha ribadito il capogruppo, è un problema di cui la Giunta dovrebbe farsi carico per garantire il rispetto delle prerogative dei gruppi di minoranza. “Data l’opacità dell’intera manovra di ricapitalizzazione di BologaFiere- ha concluso Bignami- è difficile autorizzare l’impiego di denaro pubblico. Di qui il nostro voto contrario”.
Per Igor Taruffi (Sel) la riqualificazione del quartiere fieristico è fondamentale per il rilancio della fiera di Bologna e la tutela dei suoi lavoratori. Sono, quindi, necessari investimenti da parte dei soci e la Regione non può che fare la propria parte. Così come deve impegnarsi per una modifica dello statuto di BolognaFiere, fortemente auspicata, che contempli il rafforzamento del peso dei soci pubblici. In merito al piano industriale – ha concluso il capogruppo – abbiamo espresso perplessità in merito alle misure a salvaguardia dell’occupazione. “Pertanto- ha concluso Taruffi- il voto di Sel sarà favorevole, ma con riserva, auspicando l’assunzione di rinnovate responsabilità, politiche e gestionali, in merito alla tutela dei lavoratori da parte della Regione”.
Tommaso Foti (Fdi-An) ha giudicato “anomalo” che un azionista (la Regione, ndr) non disponga della documentazione completa circa la gestione di una società partecipata come BolognaFiere, in particolare “quando tale società si accinge a varare un aumento di capitale”. Al di là dell’aumento di capitale, infatti, “il punto è se il piano industriale risulterà efficace o meno”. Inoltre – ha rimarcato il capogruppo –, la Regione continua a propagandare un processo di aggregazione ed espansione delle società fieristiche regionali senza però chiarire quale sia l’orientamento delle singole società fieristiche rispetto al progetto di holding unica fra Bologna, Parma e Rimini ipotizzata dalla Regione. La recente fusione tra la fiera di Rimini e quella di Vicenza, operazione estranea al progetto della Regione, ne è conferma. L’obiettivo – ha ribadito il consigliere – è uno solo: le fiere regionali devono collaborare, non competere fra loro e il sistema di fiere regionali di secondo livello, nel quale rientra ad esempio Piacenza, deve essere riconsiderato dalla Giunta regionale, perché alcune fiere rischiano di essere abbandonate al loro destino, con grave pregiudizio per le risorse investite negli anni dagli enti locali. “Il voto contrario al provvedimento- ha concluso Foti- è determinato dalla mancanza di tutti questi presupposti, che lo rendendo puramente propagandistico”.
Luciana Serri (Pd) ha ribadito “l’importanza del progetto regionale di costituzione di un’unica holding dei poli fieristici, in quanto il sistema fieristico regionale ha bisogno di rilancio e investimenti”. Data la caratura internazionale di alcune manifestazioni (Cosmoprof, Cersaie, Eima, il ritorno del Motor show), la valorizzazione di BolognaFiere, che passa prioritariamente dalla riqualificazione del quartiere fieristico, assume importanza strategica per molti distretti industriali della regione. “L’approvazione del provvedimento legislativo- ha concluso Serri- si rivela una scelta responsabile anche in funzione dell’indotto che la fiera genera per la città di Bologna (quasi 900 milioni annui)”.
Piergiovanni Alleva (AltraEr), pur apprezzando l’impegno della Regione per il rilancio di BolognaFiere, si è dichiarato “contrario al progetto di legge in ragione della nebulosità del piano industriale e di sviluppo, che non offre sufficienti rassicurazioni in termini di salvaguardia dell’occupazione, e del nodo della golden share pubblica connessa alla revisione dello statuto della società”.
Per Stefano Caliandro (Pd) il rilancio di BolognaFiere, da tutte le forze politiche ritenuto strategico per il territorio e l’economia, passa attraverso un piano industriale la cui precondizione è l’aumento di capitale. Si tratta di un piano industriale ambizioso condiviso dai soci, pubblici e privati, e concordato con le parti sindacali, che hanno visto riconosciuti gli impegni a tutela dei lavoratori e per un aumento complessivo dell’occupazione legato alle prospettive di sviluppo del polo fieristico. “Lascia stupiti, quindi- ha concluso il capogruppo- il voto contrario delle opposizioni, ma i numeri valgono più della retorica e ci confortano”.
L’assessore alle Politiche economiche, Palma Costi, ha ribadito come la Regione ritenga “la partecipazione alle fiere un elemento strategico per lo sviluppo economico”, tanto da aver supportato con convinzione la fusione tra la fiera di Rimini, partecipata dall’Ente, e la fiera di Vicenza. Inoltre, ha ricordato come molti eventi fieristici che si tengono a Bologna siano fondamentali per i distretti industriali regionali. “Per la Giunta è prioritario il rilancio della fiera di Bologna, dato che è un asset strategico per la città e la regione. Il piano industriale ci convince e lo sosteniamo con impegno”. Infine, ha ricordato come la Regione e il Comune di Bologna siano già al lavoro per la messa a punto del piano dei trasporti pubblici e della logistica.
(Luca Govoni)