La notizia apparsa sulla stampa della realizzazione, da parte “dell’Osservatorio sul pluralismo religioso”, di una “mappatura del fenomeno Islam in Emilia-Romagna”, con il patrocino dell’Assemblea legislativa regionale, è al centro di un’interrogazione di Massimiliano Pompignoli (Lega nord), che chiede, tra l’altro, i motivi del patrocinio e chi abbia assunto questa decisione.
Il consigliere segnala che, nella mappatura, “sarebbero state censite numerose strutture che ‘ufficialmente risultano essere inquadrate come centri culturali o associazioni di vario genere’ ma in realtà, come emerge chiaramente, sono ‘luoghi di culto’ e punta il dito su alcune delle ragioni che sarebbero state addotte per giustificare la ricerca, tra cui quella “sorprendente” che ”i fedeli islamici sono poco conosciuti da istituzioni e società civile” e quella, sostenuta anche dalla presidente dell’Assemblea Simonetta Saliera, che servirebbe a “conoscere e riconoscersi per non far vincere la paura e la diffidenza”.
Pompignoli spiega che “numerosi esperti mettono in guardia dal fenomeno della radicalizzazione dell’islamismo soprattutto grazie alla presenza di predicatori estremisti nelle moschee”, cita “le numerose stragi e episodi di terrorismo in diversi Paesi
europei” che “hanno come matrice l’islamismo”, sottolineando che “le condanne di tali atti da parte di associazioni, comunità o singoli cittadini islamici sono apparse tiepide, strumentali e poco credibili”. Il consigliere ricorda inoltre che “la moschea non è luogo di culto, non è assolutamente una ‘chiesa musulmana’, ma un luogo che nell’islam ha funzioni e norme precise, e che soprattutto in Italia non rappresenta un diritto”: secondo l’articolo 19 della Costituzione, infatti, “esiste un diritto alla libertà di culto, – evidenzia – ma non il diritto a edifici di culto, soprattutto se tali strutture non sono indispensabili alla professione della propria fede, ma sono luoghi multivalenti dove ci si occupa principalmente di affari non religiosi e dove possono essere presenti scuole e tribunali coranici”. Per l’esponente della Lega, “l’articolo 8 della Costituzione è in tal senso chiarissimo: tutte le confessioni sono egualmente libere, ma quelle diverse dalla cattolica non possono andare in contrasto con l’ordinamento giuridico italiano”, oltre a ciò “i rapporti tra i culti (quelli compatibili con l’ordinamento italiano) e lo Stato devono essere regolati sulla base di intese”.
Ma – evidenzia – “non si può certamente affermare che principi sanciti dall’Islam, come il mancato riconoscimento della parità fra uomo e donna, la poligamia, la mancata separazione tra religione e stato/politica, l’illegalità dell’omosessualità, siano compatibili con i diritti previsti e con i principi sanciti dalla nostra Costituzione”.
Inoltre – afferma – “l’islam, in Italia, non ha una rappresentanza univoca con cui poter siglare un’intesa ma è rappresentato da una miriade di soggetti, spesso autoreferenziali, anche in grande antagonismo tra loro, che non può assolutamente garantire comportamenti e decisioni rappresentative”. “Non è quindi chiaro – a suo avviso – quali obiettivi si propugnino e quali attività si svolgano all’interno di queste strutture, con il rischio concreto che vengano promosse e irradiate le istanze di un islam politico radicalizzato”.
Appare dunque “urgente – scrive Pompignoli – chiarire quali siano gli obiettivi della mappatura in oggetto e se siano stati rilevati, durante la sua realizzazione, gli eventuali illeciti commessi da chi gestisce queste strutture come l’utilizzo abusivo e improprio di locali non vocati a uso religioso, in zone non classificate urbanisticamente come aree religiose (di qui l’escamotage di far passare per centri culturali luoghi di culto che sarebbero abusivi), locali spesso privi delle dovute certificazioni di agibilità e sicurezza”. Come è “indispensabile – sottolinea – conoscere chi finanzi la creazione di moschee e centri culturali islamici, per sapere se le risorse arrivino dall’estero e chi rappresenti effettivamente l’Associazione culturale che gestisce questi luoghi”.
“Varie sentenze, tra cui la 181/2013 del Consiglio di Stato, infatti, – riporta il consigliere – hanno ribadito l’illegittimità della diffusa pratica di realizzare luoghi di culto o adibire immobili altrimenti destinati a questa pratica approfittando dei mancati controlli delle amministrazioni, dell’elasticità che caratterizza la normativa sull’associazionismo, ma anche un colpevole permissivismo delle Istituzioni nei confronti di questi abusi”.
Pompignoli ricorda anche che, nonostante la presenza in Italia di “ortodossi e musulmani sia circa alla pari, percentualmente ci sarebbe uno scarto di circa l’1,3% a favore di questi ultimi, emerge chiaramente che l’attenzione, anche dell’Assemblea legislativa, si rivolge principalmente agli immigrati musulmani, dato che viene interpretato come ‘la tendenza dei musulmani a politicizzare la loro presenza e a renderla visibile’ per ‘affermare la propria identità come diversa e separata dagli altri che suscitano reazioni di rigetto e rifiuto’”, in questo “sostenuti da politiche irresponsabili che interpretano la realtà islamica fraintendendola e travisandola a loro piacere in chiave esclusivamente politica”.
Il consigliere domanda quindi alla Giunta quali obiettivi si ponga la mappatura in oggetto e se, a fronte della sua realizzazione, si sia provveduto a sollecitare le varie istituzioni competenti a verificare eventuali abusi e illeciti edilizi e amministrativi in modo da provvedere alla chiusura di locali o strutture utilizzate in modo contrario alle norme vigenti urbanistiche, edilizie, di sicurezza.
Pompignoli vuole anche sapere quali siano i motivi per cui nella sede dell’ente sarà ospitata una “mostra fotografica sulla comunità islamica di Bologna”, da chi sia composta questa comunità islamica, chi ne siano i referenti, da quali paesi provengano, se facciano riferimento all’islam sunnita o sciita e a quale ‘sigla’ dell’islam in Italia facciano riferimento.
L’esponente della Lega domanda anche all’esecutivo regionale se condivida la dichiarazione della presidente Saliera quando afferma che “è giusto che ogni religione abbia i propri luoghi di culto” quando “è assodato che la moschea non è un luogo di culto o non solo e quando è provato che la stragrande maggioranza dei centri culturali usati abusivamente come luoghi di culto sono illegali” e chiede se “sia in fase di elaborazione una modifica alla normativa regionale che abbia come fine o effetto quello di consentire con maggiore facilità la realizzazione di luoghi di culto”, oppure se si “consideri più prudente e lungimirante valutare approfonditamente le reali necessità di culto e i numeri effettivi degli eventuali fruitori prima di prevedere l’ipotesi di insediamenti di moschee o di luoghi adibiti al culto”. Pompignoli, infine, invita la Regione a “sollecitare tutte le amministrazioni comunali a verificare eventuali abusi, illeciti amministrativi e edilizi, violazione delle norme di sicurezza delle strutture e/o dei locali gestiti da associazioni islamiche dislocati sul territorio di competenza e assumere le conseguenti disposizioni di legge”, e a “verificare, infine, a chi facciano capo tali associazioni, se ricevano finanziamenti da paesi esteri, quanti siano i soci e chi rappresentino e quali siano le attività previste dai loro statuti”.
(Tutti gli atti consiliari – dalle interrogazioni alle risoluzioni, ai progetti di legge – sono disponibili on line sul sito dell’Assemblea legislativa al link: http://www.assemblea.emr.it)
(Antonella Celletti)