“E’ dal 2002 che la Regione Emilia-Romagna mette in atto provvedimenti e misure per la qualità dell’aria e sensibilizzare i cittadini ma ora l’Europa ci dice che dobbiamo fare di più”. Enrico Campedelli (Pd) introduce così il tema di discussione dell’udienza conoscitiva che si è tenuta oggi in Commissione Territorio Ambiente e Mobilità presieduta da Manuela Rontini: il Pair, Piano d’aria integrato regionale.
Prima dell’arrivo in Aula il Piano sull’aria, che ad oggi prevede un investimento per il 2020 di trecento milioni di euro per 94 azioni che riguardano trasporti, energia, attività produttive, agricoltura e acquisti verdi, si arricchirà delle osservazioni dei rappresentanti delle comunità emiliano-romagnole. Campedelli, relatore di maggioranza, sottolinea come il Piano proceda in stretta relazione con le altre regioni del bacino padano (Lombardia, Veneto, Piemonte, provincia di Trento, Friuli Venezia Giulia, e provincia di Bolzano), “tra le più produttive del paese a livello nazionale”. “Esiste un legame tra inquinamento dell’atmosfera e salute dei cittadini”, rileva il consigliere “perciò la nostra sfida non sarà semplice. Bisognerà coinvolgere diversi settori – da quello agricolo a quello produttivo- e puntare anche sull’informazione ai giovani e alle scuole”.
Si tratta però di un piano ancora “inefficace”, secondo Alberto Conti (Wwf Emilia-Romagna) per due motivi: “è inserito in un contesto pianficatorio che va contro l’obiettivo di miglioramento di qualità dell’aria – penso al piano trasporti, alla legge urbanistica, al piano forestale e a quello sui rifiuti. E poi è troppo morbido su alcuni punti, mentre dovrebbe puntare su controlli più precisi di tutte le fonti inquinanti e non escludere dal piano traffico, ad esempio, i comuni sotto i 30mila abitanti”.
Fabrizio Casamento, assessore del comune di Lugo, di 20mila abitanti e 10mila nelle altre frazioni, fa notare che anche se le misure riportate nel piano causeranno difficoltà considerevoli, la proposta viene accolta “auspicando una negoziazione per la sua applicazione”.
“L’inquinamento dell’aria è principalmente dovuto al riscaldamento privato, difficile da sanzionare, e dal traffico delle grandi infrastrutture” è intervenuto Roberto Centazzo, rappresentante del Tavolo regionale imprenditoria, “mentre si sanzionano solo le imprese e il trasporto pubblico non offre reali alternative. Si crea un ecosistema che rispetta l’ambiente ma penalizza il sistema produttivo e le fasce più deboli di imprenditori”.
E c’è ancora da fare, pure secondo Giuseppe Vischetti (Confindustria Emilia-Romagna), che parla di misure contradditorie nel Piano, soprattutto per quanto riguarda quelle a saldo zero che hanno portato al blocco della crescita di impianti a biomasse che, invece, “inquinano poco, meno che 10 appartamenti con caminetti”. “Bisognerebbe fare più educazione in merito,” sottolinea Vischetti che aggiunge: “dal rapporto emerge anche che le imprese in Emilia Romagna incidono sulla qualità dell’aria per una percentuale di PM10 e ossidi di azoto non superiore al 12%”.
Dato che viene riportato anche da Antonello Piazza di Confartigianato Ravenna: “La situazione del Pair è quella del 2009, oggi il sistema economico purtroppo non è più quello di allora. Quando nel piano si fa riferimento a emissioni ridotte al minimo, bisogna ricordarsi anche delle imprese più piccole”. Piazza pone anche l’accento sulla specificità dei territori. “Le frazioni hanno più difficoltà a mantenere gli stessi vincoli dei centri storici delle grandi città”.
E di traffico parla anche Mauro Malandri (Confcommercio Emilia-Romagna): “Il calo delle polveri sottili è dovuto in gran parte alle innovazioni tecnologiche dei mezzi di trasporto. Non vanno di pari passo gli interventi fatti ad oggi nel campo dell’edilizia abitativa e produttiva” che, secondo Malandri, sono in gran parte causa dell’inquinamento dell’aria. Non solo, bisognerebbe anche puntare sul trasporto pubblico extra-urbano, “uno strumento non più adeguato”.
Sara Magrini (Coldiretti Emilia-Romagna) interviene per confermare la volontà di migliorare ulteriormente gli impatti emissivi nel mondo agricolo, ma invita la Regione ad attuare norme più coerenti in tutta la pianura padana. “Ad esempio, non bisognerebbe applicare in modo casuale il divieto per le abitazioni rurali di utilizzare gli impianti a biomasse” e prevedere incentivi o misure sostitutive anche per queste abitazioni.
Conclude l’udienza l’assessore all’ambiente Paola Gazzolo, che conferma l’impegno della Regione a confrontarsi con il governo nazionale per chiedere cofinanziamenti e “creare tutte le condizioni necessarie perché le misure del Pair siano omogenee e ancora più sostenibili”.
(Francesca Mezzadri)