“In queste ore è stato comunicato alle organizzazioni sindacali il piano industriale di BolognaFiere, dove sarebbero previste diverse misure dirette, nelle intenzioni, a ridurre il costo del lavoro, ma che potrebbero produrre il risultato di diminuire lavoro, vale a dire addetti, giorni e ore lavorate, redditi e tutele”.
Parte da questo assunto un’interrogazione di Silvia Piccinini (M5s), dove si invita la Giunta a controllare se sussistano tuttora le condizioni, richiamate dalle organizzazioni sindacali, di un possibile utilizzo irregolare dei voucher per il lavoro accessorio all’ente fieristico e a verificare “le vie attraverso le quali si arriverebbe a una riduzione della tariffa oraria media e quali categorie di lavoratori contribuirebbe a questa riduzione”.
”La tariffa oraria media, che dichiarazioni dell’attuale management dell’Ente individuava in 33,31 euro scenderebbe – scrive la consigliera – a 19,12 euro. Le cifre del costo medio orario – aggiunge – sembrano in netto contrasto con le notizie, sempre di queste ore, relative ai redditi orari da lavoro del personale impegnato, in seguito ad appalti, in servizi di guardiania e portineria: importo da 5 euro netti orari, che arriverebbero a 6 euro nel più disagiato orario notturno”.
“Importi – stigmatizza Piccinini – largamente al di sotto della tariffa media oraria ipotizzata dal piano industriale e, in ogni caso sia il costo previsto (19,12 euro) sia quello di partenza (33,31 euro) sarebbero l’esito di medie, alle quali concorrono i redditi da lavoro dei profili professionali più bassi fino a quelli più alti del management. Fra i costi connessi al lavoro – evidenzia – gioca poi un ruolo importante il peso delle consulenze e di altre spese connesse a servizi di natura indefinita: come emergerebbe dalle note sindacali che rilevano la presenza di una voce attestata attorno ai 40 milioni di euro nel bilancio di BolognaFiere, per spese relative a ‘servizi’, in cui rientrerebbero anche numerose consulenze professionali”.
Insomma, – a parere dell’esponente del M5s – si “accentuerebbe la distanza fra ‘lavoratori’ e management o consulenti” e “la stessa riduzione delle ore lavorate testimonierebbe come la prospettiva di rilancio dell’Ente non si traduca in un incremento delle opportunità di occupazione, ma addirittura in un calo”.
Da queste constatazioni – scrive la consigliera – esce il quadro di una Fiera “che non si sa se crescerà, ma che in ogni caso farà lavorare meno e guadagnando di meno: il contrario di quanto ci si aspetterebbe da uno dei motori della crescita, per di più a forte partecipazione pubblica, con la Regione che solo due mesi fa ha deciso di accrescere la propria quota societaria di altri 5 milioni di euro”.
Piccinini domanda infine se e come siano recuperabili in altre attività le giornate e le ore di lavoro non realizzate e vuole sapere, nel caso in cui l’esito delle verifiche richieste non chiarisse i dubbi su un impiego irregolare delle prestazioni di lavoro accessorio, se ci sia la volontà di sostenere, anche sul piano legale, le richieste avanzate dal sindacato e assumere provvedimenti nei confronti dell’Ente.
(Tutti gli atti consiliari – dalle interrogazioni alle risoluzioni, ai progetti di legge – sono disponibili on line sul sito dell’Assemblea legislativa al link: http://www.assemblea.emr.it)
(Antonella Celletti)