La Giunta regionale si attivi per verificare la presenza di ginecologi e anestesisti obiettori nelle strutture sanitarie dell’Emilia-Romagna e perché in regione siano garantiti alle donne tutti i diritti previsti dalla legge 194/1978.
Lo chiede una risoluzione sottoscritta da Yuri Torri e Igor Taruffi di Sinistra Italiana, dove si ricorda che la 194 “prevede la possibilità di obiezione di coscienza per motivi etici”, tanto che “in alcune regioni italiane si è superata la soglia del 90% di ginecologi obiettori, rendendo quasi impossibile per una donna accedere al servizio dell’interruzione volontaria della gravidanza”. La legge – scrivono i consiglieri – indica anche “l’obbligo, per gli enti ospedalieri e le case di cura, di assicurare l’esecuzione degli interventi di Igv richiesti” ed è da notare – aggiungono – che “l’Emilia-Romagna nel 2016 aveva un tasso di ginecologi obiettori del 51,8%, dato tra i più bassi d’Italia. Va però sottolineato che anche nella nostra regione ci sono profonde differenze tra le aziende ospedaliere, con picchi di obiezione di coscienza nel ferrarese che sfiorano il 75%”, e che “il trend degli ultimi vent’anni evidenzia un aumento dell’obiezione di coscienza”.
Torri e Taruffi citano poi la Regione Lazio, che già da diversi anni si è attivata per cercare di garantire l’Igv come previsto dalla legge 194, anche attraverso una riduzione dei medici obiettori nelle strutture pubbliche. “Nel 2014 – segnalano – il presidente Zingaretti aveva firmato il decreto ‘Linee di indirizzo regionali per le attività dei Consultori familiari’, con cui si introducevano grandi novità nei servizi per la salute delle donne. In questo decreto si sottolineava come l’obiezione di coscienza ‘riguardi l’attività degli operatori impegnati esclusivamente nel trattamento dell’Igv’”, quindi “il personale dei consultori, che non si occupa direttamente di questo servizio, non si può esimere, invocando l’obiezione di coscienza: dal parlare con la donna che ha deciso di abortire e rilasciarle la certificazione prevista dalla legge 194; dal prescrivere contraccezione di emergenza (pillola del giorno dopo o dei 5 giorni dopo); dal prescrivere normale contraccezione ormonale; dall’inserire la spirale”. “Nel novembre 2015 – riferiscono ancora i consiglieri – l’ospedale San Camillo, centro Igv più importante del Lazio, con un tasso di ginecologi obiettori oltre all’80%, ha indetto un concorso per l’assunzione di personale medico inserendo tra le mansioni l’interruzione volontaria di gravidanza”, la Regione Lazio ha poi autorizzato il nosocomio ad “ampliare questo concorso permettendo l’assunzione di più medici non obiettori”, che “non potranno optare per l’obiezione di coscienza nei primi sei mesi dall’assunzione, pena l’inadempienza” e se lo facessero in seguito, “ciò potrebbe portare alla mobilità o alla messa in esubero”.
La risoluzione chiede quindi che nei servizi dei Consultori sia garantito l’accesso alla prescrizione di contraccettivi ormonali, sia routinaria che in fase postcoitale, all’applicazione di sistemi contraccettivi meccanici, oltre alla garanzia dell’attestazione dello stato di gravidanza. I consiglieri invitano inoltre la Giunta a valutare i valori percentuali sopra ai quali stabilire l’indizione di specifici concorsi per l’assunzione di ginecologi e anestesisti non obiettori, come ha fatto la Regione Lazio, e sollecitano, infine, l’apertura di un tavolo di discussione dove si possa avviare un percorso di modifica della legge 194, fissando soglie oltre le quali non sia accettabile la presenza di medici obiettori nelle strutture pubbliche, al fine di rendere davvero effettiva l’applicazione della legge.
(Tutti gli atti consiliari – dalle interrogazioni alle risoluzioni, ai progetti di legge – sono disponibili on line sul sito dell’Assemblea legislativa al link: http://www.assemblea.emr.it)
(Antonella Celletti)