La “straordinaria mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori di Tim”, che ha fatto scendere in piazza a Roma e Milano, il 14 marzo scorso, circa 15.000 persone “per portare avanti una lotta che ormai, dal 6 ottobre 2016, cerca di trasformare timidi e insufficienti segnali dati dall’attuale amministrazione aziendale in una discussione seria e aperta sui veri problemi” dell’azienda, è al centro di un’interrogazione di Igor Taruffi (SI), che chiede alla Giunta regionale se sia a conoscenza delle ricadute di questa situazione in Emilia-Romagna.
Il consigliere, tra l’altro, ricorda che, da gennaio 2016, è stato attivato “un contratto di solidarietà, cosiddetta ‘difensiva’, che coinvolge oltre 30.000 dipendenti, di cui almeno 2.500 emiliano-romagnoli sui 3.000 dipendenti Tim della nostra regione” e segnala che “il 6 ottobre 2016 l’azienda ha inoltrato a tutte le organizzazioni sindacali interessate un avviso secondo cui, a partire dal 2017, intende disdettare gli accordi collettivi integrativi del 14 e 15 maggio 2008 e, nello specifico, starebbe per adottare altri strumenti, tra cui: controllo a distanza; sottoscrizione di un nuovo accordo di secondo livello scritto dall’azienda che sostituirebbe gli accordi di luglio 2000, di luglio 2001 e di maggio 2008; demansionamenti fino a due livelli in meno; obbligo di fruizione di permessi e ferie entro l’anno; riduzione di due giorni delle ferie e delle ore di permesso a disposizione; superamento del salario accessorio ai tecnici (tute rosse), sottraendo reperibilità, mancato rientro e modifica turni; sospensione degli scatti di anzianità; assegnazione del premio annuo ai soli lavoratori assunti fino al primo ottobre 2016; sostituzione della maggiorazione per le festività che cadano di domenica con permessi retribuiti”.
Taruffi, oltre a evidenziare che “contro questo progetto i lavoratori del gruppo Tim hanno iniziato un periodo di mobilitazione, con un’adesione che supera il 70%, con punte in alcune città del 90%, culminata con lo sciopero nazionale del gruppo del 13 dicembre 2016”, segnala che “il 10 marzo l’azienda ha espresso la volontà di erogare con la busta di aprile 2017 un importo ‘una tantum’ a tutti i lavoratori per i risultati ottenuti nel 2016 (i migliori degli ultimi 10 anni) dell’importo medio di 900 euro pro capite, ma la mancata erogazione del premio di risultato e le nuove politiche del management confermano unicamente l’incapacità gestionale nel voler ridurre i veri costi tagliando i diritti e la dignità dei lavoratori, senza intaccare minimamente i propri privilegi, peraltro non giustificabili, visto il bilancio non entusiasmante di Tim”.
Di qui, la richiesta alla Giunta di intervenire con l’avvio di un confronto a livello nazionale e in sede di Conferenza Stato-Regioni puntando a raggiungere soluzioni normative utili a garantire la continuità occupazionale e i diritti acquisiti ai lavoratori di Tim e a salvaguardare i dipendenti emiliano-romagnoli, dando concretezza a strumenti come il Patto per il lavoro.
(Tutti gli atti consiliari – dalle interrogazioni alle risoluzioni, ai progetti di legge – sono disponibili on line sul sito dell’Assemblea legislativa al link: http://www.assemblea.emr.it)
(Antonella Celletti)