A cosa è dovuto “il naufragio dell’Unione Forlivese” e come mai i Comuni “non sono stati capaci di gestire in forma associata le loro funzioni”. Massimiliano Pompignoli (Lega Nord) ha rivolto un’interrogazione alla Giunta per capire quali sono stati i motivi che hanno portato al fallimento dell’Unione Forlivese e per sollecitare il suo scioglimento dopo “tre anni di immobilismo”.
L’Unione dei Comuni della Romagna Forlivese raggruppa dal 2014 quindici Comuni per un totale di 190mila abitanti. Come denunciato più volte da Lega Nord e segnalato anche dai sindacati Cgil, Cisl e Uil, “l’Unione ha stentato fin dall’inizio a raggiungere gli obiettivi prefissati, dimostrandosi incapace di gestire in forma associata polizia municipale, servizi sociali, informatici e protezione civile”. Oltre al “peggioramento dei servizi per i cittadini”, si lamenta anche “l’insufficienza di personale oberato di lavoro e la mancanza di una regia amministrativa e progettuale comune”. Come scrive Pompignoli, “il malcontento fra i quasi duecento lavoratori dell’Unione” potrebbe sfociare in “proteste pubbliche durante il Giro d’Italia a Forlì”.
Nella nostra regione ci sono in tutto 44 Unioni. Il consigliere chiede di sapere quanti contributi siano stati erogati a quella Forlivese e quale sia la sua situazione sotto il profilo occupazionale. Pompignoli aggiunge anche che Cgil, Cisl e Uil segnalano che “altre Unioni dei Comuni, per esempio nella Bassa Romagna e nel Faentino funzionano” e che “dalla Regione Emilia-Romagna arrivano milioni di euro che non sono stati spesi”.
Obiettivo delle Unioni dovrebbe essere quello di “migliorare la qualità dei servizi, risparmiare e far avanzare l’innovazione e la semplificazione amministrativa”, se non funziona è evidente che “c’è un problema organizzativo”.
(Francesca Mezzadri)
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