Non sono passati all’esame dell’Assemblea legislativa i due articoli del progetto di legge della Lega nord che punta a inserire il criterio di anzianità di residenza in Emilia-Romagna per l’accesso ai nidi. Lo ha deciso l’Aula (sì di Pd, Si e misto-MdP; no di Ln, M5s, Fi e Fdi-An) votando a questo proposito un ordine del giorno presentato da Giuseppe Paruolo.
Il dibattito ha visto nettamente contrapposte due posizioni, quella dei leghisti, con gli interventi di Matteo Rancan, relatore del provvedimento, Daniele Marchetti, primo firmatario, Alan Fabbri e Massimiliano Pompignoli, da un lato, e quella del Pd, con i ripetuti interventi di Francesca Marchetti, e del misto-Mdp, con Silvia Prodi.
Apre Rancan, che parla di un progetto di legge “semplice e chiaro, con cui si punta a dare la precedenza ai nostri concittadini quando si tratti di accedere a un servizio pubblico regionale”. A seguire Daniele Marchetti, che chiarisce la ratio del provvedimento: “in alcuni territori regionali avviene che i figli di nostri cittadini siano esclusi dall’ingresso negli asili nido, ad esempio a Bologna, dove il 78% dei mille bambini rimasti fuori da questo servizio riguarda appunto figli di nostri concittadini. Un dato che – spiega – non è accettabile se un cittadino paga le tasse per ottenere servizi”. Di qui, “l’esigenza di dare risposte a queste famiglie, proponendo di inserire un ulteriore criterio per l’accesso agli asili nido che riguarda l’anzianità di residenza in regione, dando priorità a chi ha contribuito per più tempo (10 anni, questa la proposta della Lega) alla fiscalità regionale”.
Replica la dem Francesca Marchetti che accusa i consiglieri leghisti di usare sempre gli stessi slogan ‘prima i nostri cittadini’, ma i nostri cittadini – rileva la consigliera Pd – sono tutti coloro che si insediano nella legalità sul nostro territorio. Il progetto di legge è quindi un prodotto del “furore ideologico” – stigmatizza – che identifica i diritti in base agli anni di residenza. Ma anche il tema delle liste di attesa, – ad avviso della consigliera – a fronte dei dati che testimoniato un trend demografico negativo, non è generalizzato. Insomma, ci sarebbe “una filosofia di pensiero contrapposta” – sottolinea – che vede il Pd escludere l’inserimento di un principio discriminatorio nei servizi educativi della prima infanzia, premiando invece l’universalità dell’accesso. E anche per quanto riguarda i problemi rilevati su Bologna – evidenzia – ci si è subito attivati, mettendo in atto altri strumenti per risolverli. Il nostro principio – aggiunge – “non è tener fuori qualcuno, ma includere”, quindi “no” a uno sterile criterio di residenzialità che va in controtendenza rispetto alla filosofia delle politiche regionali.
Sulla stessa linea Prodi, che indica come un problema soprattutto il calo delle iscrizioni conseguente al calo delle nascite. Ricordando poi l’articolo 3 della Costituzione, la consigliera considera il progetto di legge “pretestuoso e ideologico”: la nostra regione – afferma – vuole essere un esempio di inclusione di tutte le famiglie che devono avere una risposta alle loro domande.
“La risposta del Pd è scomposta, arrogante e presuntuosa” – stigmatizza Fabbri – disconosce, infatti, la ratio del progetto di legge che punta a rimettere in equilibrio un problema vero: quello di molti cittadini emiliano-romagnoli che rimangono senza posto. Il requisito della residenza storica è importante ed è opportuno inserirlo nella legge di settore senza discriminare nessuno”. Insomma, per il capogruppo leghista, se il criterio di anzianità di residenza è discriminatorio per i nidi, dovrebbe esserlo anche per l’accesso all’edilizia residenziale pubblica. Al contrario, in quest’ultimo caso, c’è stato l’accordo a inserirlo in legge. Anche questo – afferma – era un punto fermo della Lega, prima osteggiato e poi condiviso. E, come in quel caso, il nostro obiettivo – conclude – è regolamentare il welfare, trovare una soluzione comune per dare risposte equilibrate, evitando tensioni nel tessuto sociale.
“Non c’è alcun intento discriminatorio”, – incalza Pompignoli – ma premialità che vanno riconosciute ai cittadini emiliano-romagnoli: il problema non è infatti solo bolognese, liste di attesa ci sono anche nel riminese e nel forlivese. C’è invece – rileva – un pregiudizio ideologico nei nostri confronti, mentre la discussione dovrebbe rimanere nell’ambito del testo entrando nel merito.
Spetta ancora a Marchetti del Pd contestare l’affermazione di Fabbri: il criterio di residenzialità applicato all’accesso all’Erp – commenta – non ha nulla a che fare con quello che si vorrebbe introdurre per i nidi. Per quanto riguarda i servizi educativi, – conclude – il nostro obiettivo è renderli più accessibili, con due finalità principali: la socializzazione e l’integrazione. Ed è infine Marchetti della Lega a chiudere il dibattito, sostenendo di non capire quale sia il concetto di discriminazione espresso dal Pd, del resto – aggiunge – nessuno parla di discriminare o di escludere, ma di “dare precedenza”. Insomma, la maggioranza – a suo avviso – ha preferito non entrare nel merito pregiudizialmente, ma – conclude – “noi continueremo a portare avanti questa battaglia”.
(Antonella Celletti)