COMUNICATO
Governo locale e legalità

Legittima difesa. Aula decide di non esaminare la proposta di legge alle Camere della Lega nord

Rancan (Ln): “siamo sempre dalla parte degli aggrediti: la difesa è sempre legittima”. Molinari (Pd): “prevenzione e contrasto alla criminalità sono di competenza delle forze dell’ordine”. Foti (Fdi-An): no al “diritto alla legittima difesa con la clessidra”

Nonostante la richiesta di Matteo Rancan di discutere gli articoli del progetto di proposta di legge alle Camere del gruppo della Lega nord in materia di ‘legittima difesa’, di cui il consigliere è primo firmatario, la maggioranza ha deciso di non esaminarli, votando (sì di Pd, SI, misto-Mdp; no di Ln, M5s e Fdi-An) un ordine del giorno di Roberto Poli che sancisce, come prevede l’articolo 92 del Regolamento, il non passaggio all’esame dell’Aula degli articoli.

Rancan rileva che questa proposta punta a far conoscere in Parlamento l’indirizzo della Regione sulla legittima difesa: “la repressione e la prevenzione dei reati spettano innanzitutto allo Stato, – afferma il consigliere – ma è necessario predisporre strumenti adeguati di tutela, nei casi in cui ci sia un pericolo imminente e l’impossibilità di scongiurarlo attraverso il tempestivo intervento delle forze dell’ordine”. A questo scopo – aggiunge – il codice penale contempla l’istituto della legittima difesa, ma l’articolo 52, che la prevede, “appare insufficiente a garantire una possibilità di difesa da aggressioni violente, soprattutto nella parte in cui richiede, affinché ricorra la legittima difesa, la proporzionalità tra difesa e offesa”. La proposta della Lega – spiega ancora il relatore – non riguarda una rincorsa ad armarsi, ma punta a modificare “la proporzionalità tra difesa e offesa, non perché non si condivida la necessità di evitare reazioni spropositate per attacchi privi di una reale offensività”, ma perché questa previsione si è nei fatti tradotta, come testimoniano diversi fatti di cronaca, in situazioni “difficili e complicate” con l’avvio di procedimenti penali a carico dell’offeso, anziché di chi ha compiuto il reato. Tanto che – rileva Rancan – “si è fatta avanti nell’opinione pubblica la convinzione che difendersi possa paradossalmente far passare l’aggredito dalla parte del torto. Serve quindi una misura che dia legittimità alle azioni di chi si vede violata la proprietà: il che non significa, comunque – conclude – armare il paese o sostituire l’azione fondamentale delle forze dell’ordine che sono preposte al contrasto alla criminalità”. Il progetto ha poi come obiettivo anche quello di “reprimere efficacemente il reato di furto in abitazione, con la modifica dell’articolo 624-bis del codice penale, con un inasprimento del minimo e del massimo delle pene”.

Per il Pd prende la parola Gian Luigi Molinari, che ricorda come questo tema sia già stato dibattuto in Assemblea e sia al centro dell’agenda parlamentare: il governo, infatti, ha già provveduto ad un inasprimento delle pene e a rafforzare alcuni concetti collegati alla reazione da parte dell’offeso, dalle spese legali, alla valutazione dello “stato di turbamento psichico”, senza tuttavia perdere di vista due concetti: la proporzionalità e la desistenza. Quanto alla tanto criticata previsione della legittima difesa ammessa solo di notte, Molinari parla di “uno scontro dialettico più mediatico che nel merito”, in realtà – aggiunge – si è rafforzata l’azione contro la criminalità attraverso le forze dell’ordine e si è affrontato il tema in modo più ampio, arrivando al giusto compromesso tra l’azione di contrasto del crimine e la tutela dell’offeso, ma ponendo anche come paletto il fatto che è sbagliato pensare che il singolo individuo possa debellare le azioni criminose e che ci si debba far giustizia autonomamente. Di qui, la decisione di non entrare nel merito degli articoli del testo della Lega.

Per Tommaso Foti (Fdi-An) il consigliere dem “perde un passaggio”, sorvolando sulle critiche che lo stesso leader del Pd, Matteo Renzi, ha rivolto al provvedimento approvato in Parlamento, chiedendo che fosse cambiato in Senato, non solo per evitare che si faccia valere il “diritto alla legittima difesa con la clessidra”, ma anche per impedire eventuali decisioni arbitrarie da parte della magistratura, per esempio sul concetto di “proporzionalità”, a fronte di una norma scritta in modo “confuso e vago”. Insomma, “o si ritorna al codice Rocco, – conclude – o, se si vuole mettere mano alla norma, si prevedano elementi tali da giustificare il ricorso alla legittima difesa”.

Si rammarica Rancan della decisione del Pd e conclude sostenendo che “si deve prendere coscienza di un problema reale: nessuno vuole incentivare una corsa alle armi, né il far west, ma puntiamo a evitare processi a chi si difende a prescindere da come lo fa: noi siamo sempre dalla parte degli aggrediti e consideriamo che la difesa sia sempre legittima”.

 

(Antonella Celletti)

 

 

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