Non è passata sotto silenzio l’inaugurazione, in programma per il prossimo 27 giugno, di un’aula specificamente dedicata a sala preghiera per gli studenti di fede musulmana al plesso D’Azeglio dell’Università degli Studi di Parma. Un consigliere della Lega nord ha rivolto infatti un’interrogazione alla Giunta regionale per sapere se questa decisione non costituisca una violazione del diritto di uguaglianza e del principio di laicità sui quali si fonda l’istituzione universitaria e quali misure e controlli siano stati adottati dall’Università per contrastare la diffusione dell’estremismo islamico e per evitare che nella sala di preghiera siano propagandate idee estremiste.
L’Università degli Studi di Parma – scrive il consigliere – è un’istituzione laica, promotrice di principi di uguaglianza formale e sostanziale che ha deliberato un proprio regolamento per cui “di norma gli spazi non potranno essere concessi a terzi per eventi a carattere religioso” anche se si riserva la possibilità di valutare le richieste.
Una volta che l’ateneo abbia esercitato la discrezionalità ammettendo uno spazio a uso esclusivo di un culto, secondo il principio di uguaglianza, – aggiunge – dovrebbe aprire a tutte le confessioni religiose, a eccezione della confessione cattolica che, in conseguenza dei rapporti tra la Chiesa cattolica e lo Stato italiano garantiti dall’articolo 7 della Costituzione, può comunque tenere attivi luoghi di culto in alcuni edifici pubblici.
Secondo l’ordinamento giuridico italiano, – spiega il leghista – la possibilità di concessione di luoghi di culto all’interno di edifici pubblici è per lo più rilasciata ai cosiddetti “istituti totalizzanti”, ovvero quelle strutture in cui è ridotta la libertà di mobilità e con essa la possibilità di usufruire di assistenza spirituale, come ad esempio ospedali e carceri. Tra queste, quindi, non rientrano le università.
Altri atenei italiani – rileva – hanno adottato la soluzione di istituire le cosiddette “aule del silenzio”, spazi destinati al raccoglimento personale di soggetti di disparate confessioni religiose anche se non riconosciute per legge dallo Stato. Tra queste, la religione musulmana, ufficialmente non riconosciuta dalla Repubblica italiana perché i rapporti tra essa e lo Stato non sono regolamentati per legge sulla base di intese come stabilisce l’articolo 8 della Costituzione.
Oltre a questo, c’è da evidenziare – prosegue il consigliere – che gli spazi utilizzati per la preghiera musulmana, siano essi moschee o sale di preghiera, sono anche quasi sempre centri di aggregazione politica, di indottrinamento e propaganda, ospitando anche attività di tribunale islamico e scuola coranica: di recente – sottolinea – all’interno dell’Università islamica di Lecce è stata notata propaganda estremista con l’auspicio pubblico dello sterminio dei sionisti.
Il consigliere vuole quindi sapere come sia valutata la soluzione di istituire le “aule del silenzio” e se si intenda sostenerla.
(Tutti gli atti consiliari – dalle interrogazioni alle risoluzioni, ai progetti di legge – sono disponibili on line sul sito dell’Assemblea legislativa al link: http://www.assemblea.emr.it)
(Antonella Celletti)