Conflitto tra genitori e servizi o tra le istituzioni stesse. Ma che paga sempre il minore. Sono le casistiche alla base delle 137 segnalazioni pervenute nel 2016 agli uffici del Garante regionale dei bambini e degli adolescenti, in maggioranza su iniziativa di genitori (57) e, a seguire, dei sevizi socio-sanitari (18). In una sola situazione è stato il minore ad attivarsi direttamente. In quasi la metà dei casi sono le conflittualità tra privati cittadini e i servizi o le istituzioni al centro delle segnalazioni (79 casi). In misura minore, poi, ci sono i conflitti in ambito familiare, ad esempio tra i genitori del minore. Bologna è in testa con 59 casi segnalati. A Rimini solo un caso. Inoltre, dal dicembre 2016 a fine giugno 2017, risultano chiuse e risolte dagli uffici del Garante 25 posizioni (aperte e avviate prima del novembre 2016) e sono state prese in carico altre 70 situazioni in cui è stata segnalata una lesione dei diritti di minorenni. Anche in questi casi la problematica maggiormente segnalata ha a che fare con relazioni conflittuali tra genitori (o famigliari) e i servizi. È quanto ha riferito in commissione Parità e i Diritti delle persone, la Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza, Clede Maria Garavini, intervenuta per un bilancio sull’attività dell’Istituto di garanzia regionale, affidatole dall’Assemblea legislativa nel novembre 2016, dopo la conclusione del mandato di Luigi Fadiga.
Accanto all’attività di presa in carico delle segnalazioni su casi che configurano potenziali violazioni dei diritti di persone minorenni, la Garante ha illustrato alla commissione presieduta da Roberta Mori anche i principali interventi messi in atto nel corso del 2016 e le ulteriori linee di intervento che caratterizzeranno il suo mandato (2016-2021) nei diversi contesti relazionali, sociali ed educativi all’interno dei quali i minori vivono e si relazionano. “L’obiettivo –ha detto Garavini– è quello di favorire il diffondersi di una cultura attenta ai diritti e al benessere delle persone di minore età, viste come soggetti attivi, propulsivi della società”. Tra le azioni previste: il potenziamento dei saperi professionali, perché dall’analisi dei diversi piani formativi (ad esempio nelle materie giuridiche o in quelle psicopedagogiche) “emergono carenze”. Di qui l’esigenza di aggiornare i diversi professionisti chiamati ad operare per assicurare la protezione e la cura dei minori, ma anche di promuovere competenze specifiche per l’ascolto. E questo, in particolare, nei casi di bambini e adolescenti collocati fuori dalla famiglia di origine o che sono esposti a particolari fragilità sociali, come le povertà economiche, abitative, educative e della salute. L’estensione o il consolidamento di reti territoriali di osservazione collegate all’attività del Garante – ha preannuciato Garavini – consentiranno di rilevare lo stato di realizzazione dei diritti, di evidenziarne barriere, ostacoli e di individuare eventuali situazioni di rischio o forme di danno. “In questo – ha concluso la Garante – le segnalazioni che ci arrivano oltre a ricevere la dovuta attenzione, in quanto casi individuali, saranno anche oggetto di esame come eventi sentinella che potrebbero indicare disfunzioni dei servizi nei diversi territori”. Ad esempio, la conflittualità tra famigliari dei minori e i servizi o le istituzioni, evidenziata in un cospicuo numero di segnalazioni, indicherebbe “la presenza di criticità nell’applicazione delle linee guida emanate dalla Regione, ma a volte disattese a livello locale”.
Nadia Rossi (Pd) ha sottolineato l’importanza di operare per una maggiore conoscenza della figura del Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza e delle sue funzioni, per far sì che gli obiettivi auspicati possano essere raggiunti quanto prima. In tal senso, la consigliera ha auspicato una più incisiva comunicazione anche attraverso i canali social per promuoverne l’attività tra i ragazzi e i genitori, in modo da far emergere casi e situazioni che al momento rimangono sopiti. Da diffondere anche le prassi che danno buoni risultati perché –ha detto- “spesso e volentieri i territori sono sollecitati da buone pratiche utilizzate in altri Comuni”.
Francesca Marchetti (Pd) ha suggerito che sul programma di mandato della Garante “potrebbe essere utile pensare a un calendario di iniziative e incontri sui territori per sensibilizzare e far conoscere le opportunità che l’istituto di garanzia dei minori mette a disposizione”. E questo in collaborazione con le università emiliano-romagnole, in particolare con gli insegnamenti nell’area del diritto e de della pedagogia.
“L’approccio della commissione per la Parità e i Diritti delle Persone -ha concluso la presidente Mori– è stato sempre quello di utilizzare la rete delle conferenze socio-sanitarie delle Province per presentare i nuovi Garanti e le relative attività. A prescindere dagli incontri tecnici che gli Istituti di garanzia promuovono autonomamente, ci impegniamo a verificare la possibilità di realizzare ulteriori incontri sui territori per riaffermare la centralità dei diritti nelle politiche regionali e, in particolare per quanto riguarda i minori, l’accesso effettivo alle tutele e ai Servizi di prevenzione”.
(Isabella Scandaletti)