“Tutori volontari” per non lasciare soli i minori stranieri abbandonati, seguirli nelle esigenze di vita e lavoro ed eventualmente favorirne i ricongiungimenti famigliari nei Paesi d’origine o in altri Stati europei dove vivano loro parenti.
Fra le prime Regioni italiane, l’Emilia-Romagna fa partire il progetto dei tutori volontari, promosso dal Garante dell’Infanzia presso l’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna in collaborazione con il Tribunale dei Minori.
“I bambini e i ragazzi non possono essere lasciati soli senza relazioni affettive significative e chiare, col rischio che in breve diventino vittime o manovalanza della microcriminalità”, spiega Simonetta Saliera, Presidente dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna, intervenuta oggi alla presentazione del protocollo di intesa tra il Garante regionale e il Tribunale dei minori che, ai sensi della legge statale n. 47 del 7 aprile 2014, prevede la realizzazione dell’ “Elenco dei tutori volontari”. Alla firma hanno partecipato i rappresentanti di tutte le comunità religiose: l’arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi, il rabbino capo Alberto Sermoneta, Ilhame Hafidi della Comunità Islamica di Bologna.
“Siamo grati a tutti coloro che operano nel senso della giustizia- riprende Saliera- dell’affetto e del riconoscimento di diritti a queste persone con cui il destino è stato avaro e crudele. Operiamo perché questo protocollo sia reale, vivo e non solo un adempimento burocratico e per questo abbiamo voluto coinvolgere tutta la comunità: dobbiamo tenere insieme diritto, legalità e umanità”, sottolinea Saliera.
I tutori volontari sono privati cittadini che, adeguatamente formati dai Garanti regionali per i minori insieme ai Comuni, accettano liberamente e gratuitamente di rappresentare legalmente i bambini o i ragazzi di minore età privi sia dei genitori, sia di una rete familiare adeguata ad occuparsi di loro. L’obiettivo è quello di creare attorno a loro una rete di affetti e di sicurezza sociale o di operare per trovare parenti in grado di prendersi cura di loro.
Il protocollo d’intesa è stato sottoscritto materialmente dalla Garante regionale Clede Maria Garavini che ha ricordato come “siamo di fronte a una forma di cittadinanza attiva sostenuta da tutta la comunità” e da Giuseppe Spadaro, Presidente del Tribunale per i minorenni di Bologna. Spadaro, riprendendo Saliera, ha ricordato come “bisogna tenere insieme diritto, legalità, umanità e accoglienza: parliamo di minori, le persone più fragili che esistono: chi si riempie la bocca di respingimenti dovrebbe venire nel mio fatiscente tribunale e vedere gli occhi di queste persone che, in un Paese che vuole dirsi civile e democratico, non possono non essere accolti. L’accoglienza è una prerogativa umana”.
Plauso al lavoro della Garante e del Tribunale dei minori è arrivato dai rappresentanti delle tre principali religioni monoteiste. E così, se per l’arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi “il protocollo è molto importante, perché nessun minore deve essere solo, parlare di minori soli è un controsenso”, per il rabbino capo Alberto Sermoneta “dobbiamo essere orgogliosi di quello che come Italia stiamo facendo sul versante dell’accoglienza”. Da Ilhame Hafidi della Comunità Islamica di Bologna è arrivato l’impegno “a far conoscere la possibilità di diventare tutori volontari, il progetto deve andare bene perché vogliamo che questi ragazzi si integrino nella nostra comunità”.
Per capire l’importanza del progetto e l’impatto che può avere sulla serenità dei ragazzi e delle comunità basta guardare i numeri: in Emilia-Romagna ci sono 1.160 minori soli abbandonati (a fronte dei 15.458 a livello nazionale) di cui il 93,6% maschi e 6,4% femmine. Numeri rilevanti, la cui gestione ha riflessi importanti su tutta la comunità, come dimostra anche l’analisi per fasce d’età: il 63,9% (741) dei minori soli ha 17 anni; il 24,1 % ne ha 16; l’8,3% ha 15 anni, il 3,7% ha dai 7 ai 14 anni e un bambino, pari allo 0,1% è fra i 0 e i 6 anni. La maggior parte di queste persone, il 40% del totale, è europea provenendo dall’Albania, mentre il restante è originaria rispettivamente di Gambia (12,5%), Nigeria (7,3%), Marocco (4,6%) e Guinea (4,2%).