COMUNICATO
Parità, diritti e partecipazione

Diritti. In aula la relazione su attuazione programma regionale per cooperazione internazionale 2012-2015

Boschini (Pd): impegno non strumentale, Regione attiva da decenni. Bignami (Fi): progetti e aree immutate negli anni, è necessario aggiornare gli scenari

Cooperazione internazionale, aiuti umanitari e di emergenza, iniziative di educazione allo sviluppo, sensibilizzazione e informazione sui temi della pace. Sono gli ambiti in cui si sono dispiegati i 112 progetti sostenuti dalla Regione nel periodo 2012-2015 con un contributo complessivo di circa 4,5 milioni di euro. Altri 10 progetti di cooperazione sono sostenuti da fondi del ministero Affari esteri e dall’Unione europea e vedono il coinvolgimento diretto di enti locali e associazioni emiliano-romagnole.

Cinque le aree tematiche su cui si sono concentrati i progetti: le politiche di welfare, lo sviluppo locale, l’ambiente, il rafforzamento delle istituzioni/decentramento amministrativo e democrazia/diritti umani/rafforzamento della società civile. I paesi coinvolti appartengono all’Africa sub-sahariana, all’America Latina, all’Est Europa, al Medio Oriente, all’Area mediterranea e all’Asia. “L’area del Mediterraneo, in particolare, nel corso di questi quattro anni, ha visto consolidarsi e rafforzarsi le progettualità e le presenze, presumibilmente – è scritto nel documento – in conseguenza del consolidamento delle relazioni e dei partenariati in alcuni paesi come la Tunisia”. Inoltre “i territori palestinesi e i campi profughi Saharawi si sono confermati aree di grande interesse regionale”. Raggiunto anche l’obiettivo dell’ampliamento dei partenariati: nel 2015 sono stati 192 i partner progettuali tra territorio regionale e partner internazionali.

“In questi giorni è al centro del dibatto la frase ‘aiutiamoli a casa loro’ – ha detto Giuseppe Boschini (Pd). Un’espressione che non amo molto, ma mi serve per dire che non è corretto  pensare che nel nostro Paese e nella nostra regione il tema del supporto ai Paesi in via di sviluppo sia posto strumentalmente solo per affrontare il problema dei flussi immigratori, copiando slogan altrui”. L’aiuto alle popolazioni che vivono in Paesi in via di sviluppo – ha invece fatto notare – è un impegno politico che caratterizza da molti decenni non solo le politiche nazionali, ma anche quelle dell’Emilia-Romagna. Guardando alle politiche che animano  gli interventi della Regione, – ha chiarito – “vediamo che da tempo la cooperazione non è un trasferimento di aiuti o di tecnologie, ma soprattutto un lavoro di ‘empowerment’ e di costruzione della capacità democratica, sociale, un impegno sul fronte dei sistemi educativi, amministrativi e sanitari. Nel momento in cui saremo davvero capaci di aiutare i paesi in via di sviluppo a realizzare queste capacità interne forse, oltre ad aver risolto i loro problemi, – ha quindi puntualizzato il consigliere – avremo in parte risolto anche i nostro rispetto ai flussi migratori. Ecco perché è importante l’impegno in questo settore”. In futuro – ha poi auspicato – dovremo fare uno sforzo maggiore per l’integrazione tra le politiche di cooperazione allo sviluppo, nell’ambito del welfare, con le politiche per lo sviluppo economico.

Fortemente critico sulla relazione, Galeazzo Bignami (Fi) ad avviso del quale le attività documentate dimostrano che la Regione continua “in maniera pervicace e con coerenza esemplare a sostenere progetti desueti nelle finalità e poco utili nelle condotte”, senza invece tenere conto che gli scenari internazionali sono cambiati e ci sono nuove aree dove sarebbe opportuno intervenire. “Non riesco a capire- ha detto- perché questo programma appaia sostanzialmente immune agli stravolgimenti delle cosiddette Primavere arabe,  che avrebbero suggerito – ha detto parafrasando Boschini – di portare aiuti a casa loro in Siria, Afghanistan, Iraq: in aree flagellate da eventi più gravi di quelli che si verificano in Senegal, in Marocco o in Brasile dove forse oggi le priorità sono differenti”. Il programma realizzato – ha criticato – presenta interventi che possono anche essere lodevoli, ma poco utili e l’assenza di scenari operativi attuali è la dimostrazione di come sia necessario un profondo aggiornamento delle politiche di cooperazione della Regione. E rispetto ai soggetti che operano nella cooperazione e nel volontariato – ha poi aggiunto – “bisogna chiedersi se ci sia effettivamente l’interesse a superare l’emergenza, che mi pare funzionale a tener viva la situazione, per evitare che si chiudano i rubinetti dei fondi davvero ingenti che vengono destinati”.

(Isabella Scandaletti)

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