Il libro “Diritti, Doveri, Solidarietà. Un’esperienza di viaggio tra Costituzioni e culture al carcere ‘Dozza’ di Bologna”, autoprodotto dal Garante delle persone private della libertà personale dell’Emilia-Romagna, e le dichiarazioni della Presidente dell’Assemblea legislativa regionale a commento della pubblicazione del volume, sono al centro di un’interrogazione presentata in Regione da Galeazzo Bignami e Enrico Aimi(Fi).
Il libro – ricordano i consiglieri – racconta il dialogo fra persone detenute di diversa fede religiosa a confronto sulla Costituzione della Repubblica italiana, anche attraverso la comparazione con le leggi fondamentali di stati arabi, avvenuto nel corso dell’iniziativa “scuola in carcere”. Si tratta – precisano – di un’attività educativa e di dialogo realizzata all’interno della casa circondariale della Dozza a Bologna e promossa dall’Assemblea legislativa, dal Garante delle persone private della libertà personale e da numerosi docenti dell’Università di Bologna e del Centro per l’istruzione per adulti – Cpia Metropolitano di Bologna e coordinata da padre Ignazio.
Pur ritenendo apprezzabile l’iniziativa, i due esponenti di Fi esprimono perplessità sui contenuti del libro, in particolare laddove – a loro avviso – “ci si spinge a una comparazione tra la Costituzione italiana e le Costituzioni nate in seguito alle cosiddette ‘primavere arabe’, come quella tunisina, profondamente differenti, dato che in queste ultime il principio di laicità dello Stato è assente e non viene superata la distinzione tra Stato e religione”.
Inoltre, i forzisti criticano le dichiarazioni della Presidente dell’Assemblea legislativa rilasciate a commento della pubblicazione del volume, in particolare la frase: “Libero parlamento laico in Italia e legge della sharia nei paesi musulmani. ‘Diritti Doveri Solidarietà’ è il filo razionale tra la Costituzione italiana e quelle nate dalle primavere arabe. È il modo per conoscersi e capirsi meglio”. Secondo i due consiglieri, infatti, “anche la sola potenziale ‘apertura’ accademica alla sharia, tra l’altro in un contesto come quello carcerario in cui è elevato il rischio di radicalizzazione dei detenuti di fede islamica, desta più di un interrogativo”.
Da qui la richiesta di Bignami e Aimi alla Giunta regionale “di esprimersi sulle dichiarazioni della Presidente dell’Assemblea legislativa, che, data la loro ambiguità, possono essere intese come un indebolimento dei nostri valori democratici, messi indebitamente a confronto con la sharia”. Infine, domandano all’esecutivo regionale “se non si ritenga che i contenuti dell’iniziativa ‘scuola in carcere’ debbano essere ripensati e maggiormente incentrati sul principio di laicità che informa la nostra Costituzione, senza necessariamente proporre aperture di tipo accademico alla sharia, soprattutto in un contesto problematico come quello carcerario, ferma restando la validità dell’iniziativa nel suo complesso”.
(Luca Govoni)