Soddisfazione in udienza conoscitiva per la presentazione del progetto di legge sulla produzione e vendita del pane e dei prodotti da forno, di iniziativa della consigliera Barbara Lori (Pd). Dodici articoli per valorizzare il mestiere di panificatori, tutelare la loro professionalità artigiana, e, soprattutto, informare i consumatori sulla grande ricchezza di prodotti del nostro territorio, artigianali o industriali, profondamente diversi nei metodi di produzione e conservazione. “E’ importante educare i cittadini ad un consumo consapevole” introduce Lori che annuncia anche la promozione annuale di una giornata dedicata al pane. Iniziativa che riceve il plauso delle associazioni presenti in sala, molte delle quali hanno partecipato alla stesura del progetto di legge.
“Una legge positiva” per Alessandro Satti di Confesercenti regionale che ricorda: “Una volta si faceva l’esame per diventare panificatori, ancora oggi è importante che venga riconosciuta una qualifica al mestiere”. Dello stesso avviso anche Stefania Gambarini di Cna Emilia-Romagna, che sottolinea come sia importante portare avanti questo disegno di legge nell’ambito della normativa nazionale. Sia Toscana che Lombardia, Piemonte, Veneto, Abruzzo e Sardegna hanno già legiferato in materia, ricorda Lori. L’ultima norma regionale risale al 1967 e “il nuovo progetto promuove e riconosce tutti i cambiamenti tecnologici e sociali avvenuti in questi ultimi anni”.
“Daremo pieno appoggio al progetto”, annuncia Thomas Giardini, presidente dell’Associazione panificatori di Bologna, “perché valorizza quello facciamo e chi siamo”. Nel testo (articolo 2) si chiariscono le differenze anche tra pane fresco e conservato specificando come il prodotto debba essere lavorato per fregiarsi di tale denominazione e venduto in base alla sua freschezza. Le uniche perplessità riguarderebbero proprio questo punto; sarebbe infatti da considerarsi “fresco” solo quello prodotto entro settantadue ore, ma forse, suggerisce Giardini, bisognerebbe stabilire termini temporali diversi “per non penalizzare i piccoli panifici che magari non lavorano tutti i giorni, ma che non possono essere equiparati ai produttori industriali”.
La legge nasce anche con l’intento di valorizzare l’attività dei forni artigianali – che si differenziano dai panifici e dalle imprese di panificazione. “Siamo molto soddisfatti perché il progetto va incontro ai nostri principi,” spiega Giorgio Micheli dell’Associazione panificatori di Piacenza, “proprio per questo preferiremmo che i forni artigianali venissero definiti forni ‘di qualità’, piuttosto che ‘regionali’, perché più caratterizzanti”. Tra i suggerimenti anche quello di Alessandro Ghetti (Coldiretti) di introdurre la definizione di ‘pane agricolo’, riferendosi a quello “prodotto negli agriturismi a chilometro zero”.
Raffaele Vicidomini della Flai Cgil chiede invece una definizione più precisa per le imprese di panificazione onde evitare “concorrenza sleale che penalizzerebbe quelle più piccole” e, soprattutto, l’applicazione di contratti di lavoro nell’ambito della normativa nazionale. “Ben vengano contratti sani per lavoratori sani” accoglie la proposta Giancarlo Ceccolini, della Federazione italiana Panificatori, tra i promotori del progetto.
“Un’udienza costruttiva, presto il progetto diventerà legge”, commenta Lori con Luciana Serri, presidente della Commissione Politiche economiche, e l’assessore regionale Palma Costi.
(Francesca Mezzadri)