Il progetto di un deposito per la ricezione e lo stoccaggio di gas naturale liquefatto all’interno dell’area industriale del porto di Ravenna nel mirino di Andrea Bertani, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, che ha presentato un’interrogazione alla giunta. “Il deposito di stoccaggio di gas naturale liquefatto -spiega Bertani-, sarà realizzato in località Porto Corsini, in un’area compresa tra lo stabilimento della società Bunge Italia e la centrale termoelettrica Teodora. Il gas naturale liquefatto -aggiunge il consigliere- dopo essere stato liquefatto e mantenuto allo stato liquido, verrà approvvigionato al deposito attraverso navi gasiere di capacità comprese tra i 7.500 e 27.500 metri cubi, mentre la distribuzione alle utenze avverrà tramite autocisterne o bettoline”.
Ma questo progetto, come sottolinea l’esponente M5s, è al centro delle critiche di diversi soggetti, dai cittadini ai comitati, fino alle associazioni ambientaliste. E le problematiche che emergono, tra le altre, sono diverse: “Un prodotto di stoccaggio pericoloso -illustra il consigliere-, troppa vicinanza ai luoghi abitati o a luoghi sensibili come le scuole, incertezza sull’effetto domino in caso di incidenti alle gasiere, aumento del traffico su via Baiona e il possibile aumento dell’inquinamento delle zone adiacenti”.
Inoltre, “dall’esame delle osservazioni -spiega Bertani- emerge chiaramente come sia stata deficitaria la fase di consultazione, partecipazione e informazione alla popolazione interessata”. In più, “l’articolo 24 bis del decreto legislativo 3 aprile 2006 -aggiunge il consigliere- che disciplina la fase di consultazione nelle procedure di valutazione dell’impatto ambientale, prevede che la consultazione del pubblico si svolga nelle forme dell’inchiesta pubblica”.
Per questo, Bertani interroga la giunta per sapere “se sia a conoscenza del progetto, se non ritenga opportuno adoperarsi perché venga indetta in tempi brevi un’inchiesta pubblica per informare i cittadini, se non ritenga opportuno, inoltre, recepire nella giurisprudenza regionale il termine inchiesta pubblica e definirne le modalità di svolgimento, visto che nelle attuali direttive regionali riportano il vecchio nome di istruttoria pubblica“.
(Margherita Giacchi)