La lente d’ingrandimento di Andrea Bertani, consigliere regionale del Movimento 5 stelle, sull’istituto del whistleblowing, lo strumento legale che serve al dipendente, di un’azienda o pubblico, per segnalare tempestivamente eventuali pericoli, frodi o altri possibili reati sul luogo di lavoro.
In questo caso il pentastellato prende in esame una segnalazione specifica “richiamata dal monitoraggio 2017” che fa riferimento ai “controlli ex post della legge regionale 28 del 1998”, norma che riguarda la promozione, servizio e sviluppo del sistema agroalimentare. La segnalazione “descriverebbe- si legge nell’atto ispettivo- carenze e ricorrenti sottovalutazioni sul fronte della verifica campionaria dei progetti annualmente finanziati”. Bertani specifica che “malgrado sia passato molto tempo dalla lettera di ‘avvertimento’, malgrado questa abbia fatto riferimento a fatti gravi e perduranti, malgrado la mole complessiva di segnalazioni di cui farsi carico sia limitatissima (sei in tutto il 2016, ndr), la procedura interna non è stata conclusa”. E punge rimarcando che “sebbene la Regione lamenti spesso come manchi il necessario apporto documentale o probatorio nelle segnalazioni e malgrado sia stata data piena disponibilità dal segnalante ad essere ascoltato, ci si è ben guardati dal farlo, evitando il confronto con chi avrebbe potuto fornire elementi utili, limitandosi, invece a sentire solo una voce, quella dei soggetti eventualmente responsabili delle irregolarità indicate e soprattutto prossimi agli incarichi di vertice dell’amministrazione”.
Per questo Bertani chiede alla Giunta di spiegare perché “non sarebbe stato ascoltato il soggetto segnalante le possibili irregolarità”. Non solo: il pentastellato domanda “se dall’istruttoria svolta emerga la possibilità di assicurare che si sono svolte con la dovuta diligenza, regolarità e imparzialità i controlli relativi ai progetti finanziati nell’ambito della legge regionale 28 del 1998 dal 2006 ad oggi”. E ancora: “Come giudichi una procedura interna che ascolta solo chi è prossimo, per la posizione rivestita, a chi è responsabile della procedura stessa e dei vertici amministrativi dell’Ente fermo restando che nel caso in questione non sarebbe stato svolto alcun tentativo di acquisire le informazioni probatorie o documentali proprio dal segnalante”.
Il focus del consigliere poi si allarga volendo conoscere dal governo regionale “quale sia il tasso di verifiche campionarie effettuate su questi progetti, come intenda migliorare la regolazione dell’istituto del whistleblowing, alla luce dell’esperienza svolta, assicurando meccanismi che garantiscano terzietà, imparzialità e l’assenza di azioni di mobbing nei confronti di chi avanza segnalazioni e il rafforzamento dei meccanismi diretti ad acquisire elementi documentali o probatori”.
(Andrea Perini)