COMUNICATO
Imprese lavoro e turismo

Lavoro. Pdl Lega per rivedere il sistema dei minimi salariali non passa all’esame dell’Aula

Il relatore Bargi: “Volevamo cambiare status quo che ha portato Paese ad avere stipendi e potere d’acquisto più bassi d’Europa”. Mumolo (Pd): “Rischiavamo grande confusione”. Alleva (AltraER): “Proposta da barone di Munchausen”

Respinto il progetto di legge presentato dalla Lega nord che puntava a rivedere il sistema dei minimi salariali spostando la contrattazione collettiva dall’ambito nazionale a quello regionale. Dopo la bocciatura della proposta normativa in commissione Bilancio, oggi l’Assemblea ha messo definitivamente la parola ‘fine’ all’iniziativa del Carroccio votando favorevolmente l’ordine del giorno presentato dal Partito democratico per il non passaggio all’esame dell’articolato.

“Il progetto di legge voleva cambiare l’attuale status quo”, ha esordito durante la presentazione del progetto di legge il relatore leghista Stefano Bargi. “Una situazione che ha generato un Paese con i salari più bassi d’Europa e il potere d’acquisto superato, nelle classifiche, anche da Romania e Bulgaria. La contrattazione centrale fa sì che si ragioni per medie- ha rimarcato Bargi- dove a farne le spese, nel dualismo italico nord sud, è il settentrione. A parità di stipendio infatti il sud ha un potere d’acquisto maggiore, in media del 13 per cento in più. Attualmente non perseguiamo l’obiettivo, con la contrattazione centralizzata, di garantire una vita dignitosa ai lavoratori. Serve quindi agire sui minimi salariali e calcolarli su base regionale, basandoli sul costo della vita come indicato dall’Istat”.

Progetto di legge criticato dal democratico Antonio Mumolo: “Capisco il fine del pdl, che era di distribuire equamente il costo del lavoro, diminuendolo e garantendo maggior competitività alle aziende ma cosa accadrebbe se fosse approvato? Al nord il costo del lavoro aumenterebbe, al sud si abbasserebbe, a spese dei lavoratori, e generando una sorta di concorrenza sleale. Nel merito: è un progetto di legge che avrebbe valenza erga omnes quando a oggi nessun contratto collettivo ha questa valenza. Attualmente per un lavoratore non iscritto al sindacato il minimo salariale viene deciso da un giudice sulla base delle tabelle nazionali. Non solo: lo stipendio non è solo formato dal minimo salariale. Come ci si comporterebbe con le altre variabili? Insomma creerebbe una grande confusione. Il costo del lavoro non si abbassa in questo modo ma agendo sulla tassazione”.

Critiche a cui Piergiovanni Alleva di Altra Emilia-Romagna ha fatto eco sottolineando come il “progetto di legge ricorda il barone di Munchausen, che pensava di stare a galla tenendosi per i capelli. E’ una proposta pericolosa che porterebbe un diverso diritto del lavoro per ogni azienda”.

(Andrea Perini)

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