Evitare che i cittadini possano percepire collusioni o semplici vicinanze tra esponenti delle istituzioni e persone riconducibili ad associazioni mafiose. Da qui parte l’interrogazione presentata dal Movimento 5 Stelle regionale alla giunta, dopo che sulla stampa modenese si è letto, giorni fa, che ci sarebbero state telefonate convulse, contatti continui, tentativi di trovare riparo e “proteggersi” dalle inchieste giudiziarie che continuavano a preoccupare il sindaco, la Giunta e l’intero Comune” di Finale Emilia (Modena).
Come riportano i consiglieri, “in alcune relazioni dei carabinieri al Pm, tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016, furono segnalati numerosi contatti con rappresentanti dello stesso partito dell’allora sindaco di Finale Emilia, e tra segretari locali nonché con un rappresentante del partito che sedeva nella Commissione Parlamentare Antimafia”.
Inoltre, “a settembre 2015 -spiegano i consiglieri del M5s- la commissione d’accesso, nominata a giugno dello stesso anno dal prefetto di Modena, concludeva il suo lavoro di ispezione durato per tre mesi in seguito al coinvolgimento di esponenti dell’amministrazione comunale di Finale Emilia nell’inchiesta giudiziaria Aemilia condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Bologna, che aveva smantellato quella che i Pm consideravano una vera e propria organizzazione di ‘ndrangheta tutta emiliana” e “a gennaio 2016 il Ministro dell’Interno, con una scelta che aveva suscitato non poche perplessità -aggiungono gli esponenti del Movimento-, aveva deciso di non portare in discussione la pratica di scioglimento davanti al Consiglio dei Ministri, assumendosi la responsabilità della scelta di lasciare al suo posto l’amministrazione comunale di Finale Emilia (l’intera Giunta comunale si sarebbe dimessa poi pochi mesi dopo per un’altra vicenda giudiziaria)”.
In più, il gruppo M5s sottolinea come “nell’ordinanza ‘Aemilia’ del Tribunale di Bologna, Finale Emilia ricorre con un centinaio di citazioni”. Per questo, i consiglieri interrogano la giunta per sapere “se non ritenga fondamentale, nel contrasto alle mafie, evitare che i cittadini possano percepire collusioni, ma anche semplici vicinanze tra esponenti delle istituzioni e delle amministrazioni pubbliche e persone riconducibili o comunque organiche a queste associazioni, se possa escludere che ci siano stati interventi tesi ad influenzare la decisione del Ministero dell’Interno sull’eventuale scioglimento e commissariamento dell’amministrazione comunale di Finale Emilia da parte di allora esponenti dell’amministrazione regionale e -infine- se non ritenga utile approfondire la vicenda, nell’ambito di una prossima riflessione più generale sulle ricadute dell’inchiesta Aemilia, al fine di individuare migliori strategie di collaborazione con le Prefetture e gli Utg (Uffici territoriali di governo) regionali per migliorare le attività di contrasto alle infiltrazioni della criminalità organizzata”.
(Margherita Giacchi)