La chiusura dei punti nascita dei comuni montani nel mirino del consigliere regionale della Lega Nord Stefano Bargi, che con un’interrogazione chiede di sapere “a quanto ammontano le risorse stanziate dalla Regione Emilia-Romagna dopo la chiusura del Punto nascite di Pavullo e quali siano i tempi necessari per l’attivazione degli interventi già finanziati per migliorare i reparti di pronto soccorso e le sale operatorie”.
“Nel luglio 2017 -sottolinea il consigliere- la Regione avrebbe chiesto una deroga all’accordo Stato-Regioni sullo standard minimo di sicurezza di 500 parti all’anno, per evitare la sospensione dell’attività in sei punti nascita dei 26 attivi sul territorio regionale. La deroga venne però concessa solo agli ospedali di Scandiano (Reggio Emilia) e per i due del cratere sismico: Mirandola e Cento (Ferrara). Hanno invece chiuso i battenti il centro di Castelnovo nè Monti (Reggio Emilia), quello di Pavullo (Modena) e quello di Borgo Val di Taro (Parma). Questa scelta ha fortemente penalizzato il territorio montano della nostra regione”.
Per questo, “la Regione -spiega l’esponente del Carroccio- annunciò quindi di aver stanziato 13 milioni di euro per il potenziamento delle attività negli ospedali periferici dei comuni montani e l’assunzione di nuovo personale” anche se “nella richiesta di deroga inviata al Ministero della Salute che poi l’ha rigettata, decretando così la chiusura del punto nascite, la Regione avrebbe compiuto errori di valutazione nel percorso. I tempi di percorrenza, infatti, sarebbero inferiori rispetto a quelli reali”.
Per questo Bargi interroga la giunta per sapere “a quanto ammontino le risorse stanziate dalla Regione Emilia-Romagna dopo la chiusura del Punto nascite di Pavullo, quali siano le tempistiche relative all’attivazione degli interventi già finanziati per migliorare i reparti di pronto soccorso e le sale operatorie nei tre ospedali montani ed entro quale termine si procederà all’incremento degli organici”.
(Margherita Giacchi)