Nell’atto unico sull’edilizia residenziale pubblica entra il requisito dell’impossidenza: chi vorrà ottenere un alloggio Erp non potrà essere proprietario di un’abitazione, ovunque questa si trovi quindi anche oltre i confini nazionali. E la norma vale sia per gli stranieri, comunitari o no, sia per gli italiani. Il criterio, discusso anche durante l’ultima seduta d’Aula con un’interrogazione immediata presentata dal Carroccio, è la vera novità inserita nell’atto unico che unisce in un solo documento le norme che regolamentano l’edilizia residenziale pubblica (la 15 del 2015 -che rivedeva le soglie di accesso e permanenza negli alloggi e inseriva la residenzialità storica- la 894 del 2016 -che rivede le soglie di uscita- e la 739 del 2017 -l’istituzione del canone oggettivo-).
Questo è stato l’argomento principale su cui si sono concentrati i consiglieri durante la commissione Ambiente, presieduta da Manuela Rontini, che al termine della discussione ha dato parere favorevole all’atto unico con i soli voti del Partito democratico. L’altro pezzo della maggioranza, Sinistra italiana e Silvia Prodi (Misto-Mdp), si è infatti astenuta non condividendo, anzi criticando, un altro requisito da poco inserito: quello della residenzialità storica di tre anni. Astenuto anche il Movimento 5 stelle, di cui sono stati bocciati i quattro emendamenti all’atto unico. Contrario in blocco il centrodestra: Lega nord, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Michele Facci (Misto-Mns) hanno espresso il loro dissenso riconoscendo comunque le aperture della Giunta su temi a loro cari, come appunto la residenzialità storica. Bocciati dalla maggioranza anche i cinque emendamenti presentati da Giancarlo Tagliaferri.
Il confronto. Il pomo della discordia è il metodo da utilizzare per verificare se un richiedente alloggio Erp sia o meno in possesso di immobili al di là dei confini italici. L’atto unico, ha spiegato la vicepresidente della Regione Elisabetta Gualmini, sancisce principi generali e nel criterio di impossidenza si lascia ai Comuni la possibilità di mettere in campo sistemi di controllo anche più pressanti dei controlli che svolgerà a campione la Guardia di finanza.
Ma è stata la Lega nord a pressare l’esecutivo chiedendo a più riprese “meno controlli a macchia di leopardo e più controlli a monte. Non è possibile -ha sottolineato Daniele Marchetti della Lega- che debbano essere i Comuni a verificare le autocertificazioni presentate richiedendo alle ambasciate o ai consolati i documenti necessari. Devono essere i richiedenti alloggio a dover effettuare la domanda in possesso del documento che certifichi il proprio stato”. E sulla stessa linea si è espresso anche il capogruppo del Carroccio in Assemblea, Alan Fabbri: “La richiesta di autocertificazione è solo un palliativo per andare sui giornali. Daremo battaglia sul tema perché pensiamo che sia il richiedente a doversi procurare tutti i documenti”. Per Marco Pettazzoni (Lega) “se si parla di approccio pragmatico non si può prescindere da controlli a monte. In assenza di questi il pragmatismo decade”.
Ai leghisti hanno ribattuto prima Silvia Prodi, poi Igor Taruffi. “Basta con questa dialettica impostata sull’emiliano-romagnolo contro il resto del mondo”, ha dichiarato Prodi. “Dalla Lega molta comunicazione e pochi fatti, la vogliono buttare in caciara”, è il commento del capogruppo di Si.
Anche Silvia Piccinini (M5s) è critica sull’argomento: “I controlli della Guardia di finanza non sono la risposta. Lo è invece un controllo a monte. Università e Inps già richiedono questo tipo di documento. Ci sono Paesi, come Romania e Macedonia, che non hanno alcuna difficoltà a dare riscontro a questa richiesta con un documento ufficiale e una traduzione certificata. Nell’atto unico ci sono inoltre anche delle parti ambigue e interpretabili. Un esempio la dicitura ‘stabile’ riferita al lavoro. Sarebbe meglio specificare cosa si intende per lavoro stabile”.
Dalla maggioranza è stato invece Massimo Iotti (Pd) a difendere l’atto unico: “Quello degli alloggi di residenza pubblica è un argomento sul quale alzare l’asticella su uno o più punti è gioco facile. Con l’inserimento del criterio di impossidenza si corregge e si aggiunge un elemento di giustizia che mancava. Ma se invece si vuol dire che gli alloggi Erp debbano essere assegnati solo agli italiani lo si dica chiaramente senza giri di parole. Questo criterio è un passo in avanti importante e in linea con quello che stanno facendo altre Regioni”.
(Andrea Perini)