“Sistematicamente migliori le performance macroeconomiche dell’economia emiliano-romagnola, che con il più 1,7 per cento di prodotto interno lordo, nel 2017, è la prima regione italiana per crescita insieme alla Lombardia, tendenza che sembra confermarsi anche per il prossimo futuro”. Il relatore di maggioranza, Gianni Bessi (Pd), è intervenuto in Assemblea legislativa in fase di approvazione del Documento di economia e finanza regionale (Defr) 2019 (con riferimento alla programmazione 2019-2021), provvedimento che delinea l’azione amministrativa regionale dei prossimi anni.
L’export, ha ribadito il relatore, “resta il punto di forza dell’economia regionale, con un valore delle vendite estere che nel 2017 ha sfiorato i 60 miliardi di euro, facendo della nostra regione la seconda in Italia, dopo la Lombardia, per contributo alla crescita delle esportazioni nazionali e la terza (dopo Lombardia e Veneto) per dimensione delle esportazioni”. Il consigliere ha poi parlato di un Defr “in continuità con il programma di mandato”, frutto di “un’intensa collaborazione con tutti gli stakeholders di riferimento”.
L’esponente Pd si è poi addentrato nei contenuti del Defr: “tra gli obiettivi, il rafforzamento del sistema di governance delle partecipazioni regionali e l’impegno nell’azione di coordinamento della finanza regionale e locale, con oltre 1 miliardo di euro negli ultimi 6 anni; politiche a favore delle famiglie, dell’infanzia, dei giovani, per il contrasto alla povertà e all’esclusione sociale; azioni rivolte alle pari opportunità, di prevenzione e promozione della salute, per la non autosufficienza ma anche per ottimizzare la gestione finanziaria della rete ospedaliera e per ridurre i tempi di attesa; inoltre, interventi su turismo, commercio, ricerca, innovazione, lavoro, formazione, agricoltura, cultura e sport, sicurezza delle città nonché per la promozione della legalità, la tutela della qualità dell’aria e delle acque; infine, azioni per la sicurezza del territorio e la qualità della mobilità regionale”.
Il relatore di minoranza, Daniele Marchetti (Ln), invece, ha definito il documento “un Defr che ricalca quasi perfettamente quelli approvati negli anni passati, errori compresi: rigidità impressionante unita ad assenza di linee di indirizzo precise, un mix che porta la Giunta regionale ad affrontare temi strategici con un pressappochismo allarmante”.
Si parla, infatti, spiega il leghista, “di riduzione delle aziende sanitarie, seguendo la via indicata dalla Romagna, ma non viene detto in che modo e con quali tempi”. La sanità, rimarca, “già messa in forte crisi da una riorganizzazione scellerata della rete ospedaliera, che oltretutto procede a singhiozzo, ha bisogno di direttive chiare”. Anche sul sociale, prosegue, “c’è molto da dire, perché se si continua a decantare il fondo regionale per la non autosufficienza, senza ascoltare il territorio per capire come calibrarlo, vuol dire restare distanti anni luce dai reali bisogni dei nostri cittadini”. Nel Defr, evidenzia poi il consigliere, “è stato inserito il sistema d’ascolto (strumento che dovrebbe raccogliere le osservazioni delle associazioni, dei sindacati, dei caregiver e degli stessi assistiti), fortemente voluto dal nostro gruppo, ma oggi ancora poco conosciuto”. Marchetti è poi intervenuto sul tema dell’integrazione: “inconcepibile il fatto di voler integrare i richiedenti asilo ancora prima dell’accoglimento della domanda” e su quello dell’autonomia, “fino a poco tempo fa un tabù per questa Giunta, che, infatti, si è riscoperta autonomista all’improvviso, facendo partire il percorso per la richiesta di autonomia rafforzata in ritardo, senza un’idea precisa e in pratica solo per non rimanere indietro rispetto ad altre realtà regionali a guida leghista”. Infine, sulla montagna, ha riferito che “l’impegno per lo sviluppo delle aree montane dovrebbe essere direttamente proporzionale alle azioni messe in campo contro lo spopolamento, compresa la conservazione di servizi come i punti nascita”.
Il giudizio che esprimiamo sul Defr, ha quindi concluso Marchetti, “è totalmente negativo”.
Il Defr è strutturato in tre parti. Nella prima viene delineato il contesto economico, finanziario, istituzionale e territoriale. Nella seconda parte sono descritti gli obiettivi strategici, in tutto 91, organizzati per aree di intervento: istituzionale, economica, sanità e sociale, culturale, territoriale. I principali obiettivi riguardano l’armonizzazione contabile e la semplificazione amministrativa, la diffusione della banda ultra larga, la razionalizzazione della spesa sanitaria, la valorizzazione del terzo settore, il riordino della rete ospedaliera e la riduzione dei tempi di attesa per i ricoveri programmati. E ancora, la valorizzazione del patrimonio regionale, la prevenzione della criminalità organizzata e la promozione della legalità, il sostegno ai processi partecipativi, la realizzazione di nuove politiche per le aree montane, l’ammodernamento delle grandi opere irrigue e l’integrazione delle attività di bonifica nel sistema della sicurezza idraulica e territoriale, lo sviluppo di un’agricoltura sostenibile e la riduzione dell’inquinamento. Inoltre, la promozione del trasporto pubblico locale, l’internazionalizzazione del sistema produttivo, lo sviluppo della ricerca, la promozione dell’economia circolare, la ricostruzione nelle aree del sisma, il sostegno al sistema idroviario padano-veneto e al porto di Ravenna, l’ampliamento delle politiche di welfare destinate a bambini, adolescenti e famiglie, il contrasto alla violenza di genere, la riduzione dell’uso di suolo, lo sviluppo dell’edilizia residenziale sociale e il contrasto alla povertà e all’esclusione sociale. La terza parte riporta, invece, gli indirizzi strategici che il governo regionale assegna ai propri enti strumentali e alle società controllate e partecipate. Elemento di novità del nuovo Defr è l’introduzione degli indicatori di Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, in correlazione con gli obiettivi strategici dell’Agenda Onu.
(Cristian Casali)
Seguiranno gli interventi dei consiglieri regionali e il voto finale