COMUNICATO
Governo locale e legalità

Migranti. Torri (Si): rivedere funzionamento Centri accoglienza straordinaria (Cas)

In un’interrogazione il consigliere evidenzia come i Cas siano diventati “veri e propri serbatoi di manodopera irregolare a basso costo, specie per il settore agricolo, come rivelerebbe il tragico incidente di Casina, nel reggiano”

I Centri di accoglienza straordinaria (Cas), strutture di prima accoglienza temporanea dei migranti richiedenti asilo in attesa delle verifiche sulla domanda di asilo, al temine delle quali è previsto il passaggio ai centri di seconda accoglienza del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), la rete degli enti locali che realizza progetti di accoglienza integrata sul territorio, sono al centro di un’interrogazione presentata in Regione da Yuri Torri (Si).

A fine marzo 2017 – riporta il consigliere – l’80% dei richiedenti asilo si trovava nei Cas, a causa della sproporzione di posti tra questi e i centri di seconda accoglienza (Sprar), situazione che ha reso i Cas veri e propri serbatoi di manodopera irregolare a basso costo, soprattutto per il comparto agricolo (fonte i dossier di In Migrazione, di Cittadinanzattiva, di Libera, di LasciateCIEntrare; il Rapporto 2018 sulle agromafie di Flai-Cgil; l’osservatorio Placido Rizzotto). Secondo i dati della Commissione parlamentare d’inchiesta della camera dei Deputati, al 23 gennaio 2017 i posti disponibili nei CAS erano 136.978, mentre a luglio 2018 la rete SPRAR contava 35.881 posti. Per quanto riguarda l’Emilia-Romagna – evidenzia l’esponente di Si – ad agosto 2017 i CAS erano 14.186, compreso l’Hub di Bologna, suddivisi per 255 comuni (fonte “Monitoraggio 2017 – Richiedenti e titolari di protezione internazionale e umanitaria in Emilia-Romagna”). “I dati sul numero di arresti e denunce per caporalato- sottolinea il consigliere- collocano l’Emilia-Romagna, col 10% del totale, al terzo posto in Italia”.

Il 26 settembre 2018 a Casina, nel reggiano – si legge nell’atto ispettivo – è deceduto un giovane straniero in un tragico incidente sul lavoro. Il ragazzo, richiedente asilo in carico ad una cooperativa sociale reggiana, era in attesa di una risposta circa la protezione internazionale da circa due anni (ben oltre le tempistiche previste dalla legge) e svolgeva volontariato attraverso l’Accordo di Collaborazione siglato anche dalla Regione Emilia-Romagna. “La dinamica del tragico incidente- commenta Torri- avvenuto in un’azienda agricola con cui la cooperativa non aveva alcun accordo o progetto di inserimento professionale, denota la totale assenza di norme di sicurezza e, come riportato dalla stampa locale, le forze dell’ordine stanno indagando per capire se si tratti di un episodio di caporalato di ampia portata”.

Di qui l’iniziativa di Torri, che chiede alla Giunta regionale “se si intenda procedere, tramite accordi con le prefetture, verso un’uniformità dei bandi di gara per i Cas al fine di prevedere criteri più rigidi rispetto a quelli previsti dalla normativa nazionale in particolare riguardo a controlli e monitoraggio; se non si ritenga opportuno procedere ad accordi specifici, anche mediante il coinvolgimento dei sindacati, per rafforzare le attività di integrazione sociale; infine, se si intenda dotarsi, in aggiunta al testo unico sulla Legalità, di una disciplina specifica di contrasto al caporalato così come fatto da altre Regioni”.

(Luca Govoni)

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