“In Emilia-Romagna sono stati raggiunti gli obiettivi sull’abbattimento dei tempi di attesa”. Questa la dichiarazione della responsabile della Direzione generale cura della persona, salute e welfare, Licia Petropulacos, intervenuta in commissione Politiche per la salute e politiche sociali, presieduta da Paolo Zoffoli, per riferire sull’andamento delle liste di attesa per le prestazioni specialistiche e dei ricoveri programmati.
Dal 2015 al 2018 è migliorata la capacità produttiva (diversa modulazione delle visite e degli esami), è aumentata l’offerta, sono diventati più efficaci i percorsi di garanzia in casi di particolare criticità (anche attraverso convenzioni con il privato accreditato), sono state semplificate le agende (maggiore appropriatezza nella gestione delle prime visite) e sono stati reclutati nuovi giovani professionisti (133 medici, 21 infermieri e 15 tecnici sanitari). Prestazioni particolarmente critiche sono garantite nella quasi totalità entro i tempi previsti dalla legge, cioè 30 giorni dalla prenotazione: visita ginecologica (il dato è passato dal 46 per cento nel 2015 all’attuale 99 per cento), visita gastroenterologica (dal 58 al 97 per cento), visita pneumologica (da 46 a 93 per cento), visita endocrinologica (dal 44 al 96 per cento). Buone le performance anche per i ricoveri chirurgici programmati: dal 2016 al 2018, il numero di pazienti ricoverati entro il tempo massimo d’attesa (da 30 giorni a 12 mesi a seconda dei casi clinici) è passato dal 72 all’83 per cento, con un miglioramento significativo per la chirurgia oncologica.
Raffaella Sensoli dei Cinquestelle ha però chiesto una comparazione sui tempi tra le prestazioni a pagamento (libera professione) e quelle erogate attraverso il servizio pubblico, in quanto “risulterebbero considerevoli differenze”. La consigliera ha anche sollecitato, relativamente alle prestazioni erogate, “un monitoraggio più amplio, in particolare per quelle con criticità”.
Favorevole ad aumentare le prestazioni da monitorare anche il presidente Zoffoli, che ha comunque evidenziato che “le 42 prestazioni oggetto di monitoraggio rappresentano circa il 96 per cento del totale di quelle effettuate”.
la dirigente Petropulacos, sul tema delle prestazioni a pagamento, ha riferito che il fenomeno riguarda solo l’1 per cento del totale.
(Cristian Casali)