La Regione Emilia-Romagna deve esprimere ferma contrarietà alla proliferazione delle armi. Con 26 voti favorevoli e 11 contrari passa in Aula la risoluzione congiunta di Gianluca Sassi (Misto), Silvia Prodi (Misto) e Igor Taruffi con Yuri Torri (Si) che chiede un confronto Stato/Regioni in merito al decreto del governo nazionale (10 agosto 2018/104) di attuazione della direttiva europea sulla detenzione di armi (2017/853). La nuova regolamentazione adottata dal governo giallo-verde renderà “meno stringente la normativa sul possesso di armi legalmente detenute” – si legge nella risoluzione. Più in specifico, il decreto faciliterà, secondo i consiglieri di Misto e Si, “la detenzione di armi di derivazione militare (come per esempio il Kalashnikov AK-47 o il fucile semiautomatico AR15 utilizzati in altre nazioni per stragi), eliminerà l’obbligo di avvisare tutti i componenti della famiglia sulla presenza di armi in casa e aumenterà da 6 a 12 il numero delle armi sportive detenibili”. Cambierà inoltre la modalità di denuncia di detenzione ai carabinieri- ora possibile anche con una semplice mail da un account certificato. Infine, altro punto contestato nella risoluzione, in base al decreto “la categoria dei tiratori sportivi, prima limitata agli iscritti alle specifiche federazioni aderenti al Coni, verrà estesa anche alle federazioni di paesi Ue, alle sezioni del Tiro a segno nazionale, agli appartenenti alle associazioni sportive dilettantistiche affiliate al Coni”.
Al di là delle motivazioni tecniche, Gianluca Sassi insiste per esprimere una posizione soprattutto “politica” sulla vicenda, chiedendo che venga manifestata la ferma e assoluta contrarietà della Regione alla proliferazione di armi. Sassi si riferisce anche al fatto che da notizie di stampa sarebbe emerso che Matteo Salvini, leader della Lega e ministro dell’Interno, avrebbe siglato con una lobby pro-armi, Comitato Direttiva 477, un documento in cui si impegnava a rendere meno restrittivo possibile il recepimento della direttiva europea. Una posizione “discutibile”, secondo Sassi, “che delinea una visione politica a favore di una maggiore libertà nella detenzione di armi con tutti i rischi e pericoli che ne derivano”. Comitato Direttiva 477 è un’associazione, aggiunge Silvia Prodi in Aula, a favore della proliferazione delle armi e il provvedimento sarà sicuramente a vantaggio delle lobby. Ma noi, aggiunge la consigliera “siamo contrari alla presenza delle armi nelle case, considerando anche il numero di femminicidi e non vogliamo vivere in paesi come gli Stati Uniti o l’America Latina, tra i più violenti al mondo”.
Si tratta di una fake news secondo Giancarlo Tagliaferri, di Fratelli d’Italia. Il decreto sarebbe stato scritto dal Pd alcuni anni fa, e la Lega avrebbe apportato solo qualche modifica marginale. Soprattutto, insiste il consigliere, il provvedimento sarà ancora più stringente – ad esempio verrà introdotto l’obbligo di presentare ogni 5 anni una certificazione medica dalla quale risulti che il richiedente non è affetto da malattie mentali. “Voglio sfatare il luogo comune per il quale con questo decreto diviene più semplice acquistare armi da guerra come l’AR15”, aggiunge Tagliaferri, “visto che è da oltre 40 anni che in Italia non è possibile per i privati cittadini comprare armi da guerra, ovvero armi a raffica, ma soltanto imitazioni che sparano a colpo singolo”.
“Credo sia più utile far parlare le statistiche” interviene Giuseppe Paruolo (Pd) che presenta alcuni dati: ad esempio, “il rischio negli Usa di essere uccisi con colpi di arma da fuoco, 25 volte più alto che nelle altre nazioni”. In Usa si registrerebbe poi un calo del 42 per cento di omicidi nei nove stati che non hanno adottato legislazioni favorevoli alle armi, viceversa in quelli a favore, vi è un aumento. “Tra le 50 città dove ci sono più omicidi al mondo non ve n’è nessuna europea: credo che questi numeri motivino il fatto che non è una soluzione alla sicurezza la proliferazione delle armi” aggiunge il dem, critico anche sulle scelte compiute dal governo.
Si dichiara contrario alla proliferazione delle armi Andrea Bertani (M5s) che però puntualizza come la polemica tra le presunte controversie tra Lega e Movimento 5 stelle risulti sterile. Il consigliere presenta in Aula un’altra risoluzione che chiede, più nello specifico, alcune precisazioni sul decreto. Tra le richieste: che venga comprovata in modo rigoroso l’idoneità psicofisica di chi detiene armi, che le armerie e poligoni di tiro possano essere usati per custodire le armi di soggetti terzi e, infine, una campagna di sensibilizzazione sui rischi connessi al loro uso. Ma la risoluzione viene respinta così come i 5 emendamenti presentati per il provvedimento di Sassi.
“Le forze politiche sono riuscite in una straordinaria impresa: rendere felici le associazioni che detengono le armi, pur dicendo di restringere la normativa” ironizza Igor Taruffi (Si). Taruffi è polemico sulla posizione del M5s da sempre contrario alla proliferazione delle armi e che non si è opposto al decreto, e sottolinea a suo parere la gravità delle interlocuzioni tra Salvini e la lobby delle armi – che non possono essere né private, né innocue.
La Lega insiste sul fatto che il provvedimento sia in realtà più stringente in materia di detenzione di armi. “Chiariamo intanto che la normativa europea è in materia di terrorismo- tema che trova il nostro governo in prima fila” specifica Matteo Rancan (Lega Nord). Il decreto, continua il leghista, prevederebbe “la creazione di un sistema informatico di mappatura di tutte le armi, che le armi fallate non vengano tenute in magazzino ma distrutte e stabilirebbe un tetto massimo sul numero di proiettili acquistati”. Un provvedimento che, in sostanza, dà la libertà a chi vuole – e può – detenere un’arma di poterla acquistare, secondo Rancan, ma questo “non è direttamente proporzionale alla criminalità”. La risoluzione di Sassi, Prodi e Si, secondo il leghista è solo un “manifesto fazioso per far credere ai cittadini che noi non vogliamo sicurezza, al contrario, è uno dei cardini della nostra politica”. In realtà, aggiunge Stefano Bargi (Lega Nord), questo decreto permette allo Stato un controllo maggiore su chi possiede le armi, snellendo i passaggi burocratici.
“Il mercato delle armi che, tra l’altro, con la sua industria dà lavoro a migliaia di persone in Italia” interviene Andrea Galli (Forza Italia), “non è di per sé criminogeno, ma lo può essere la mentalità delle persone”. Secondo il consigliere “avere un’arma non è un atto da condannare a prescindere” e nella risoluzione di Sassi c’è una malafede di fondo che traspare chiaramente poiché il decreto chiede solo un controllo più esteso sul possesso delle armi.
“Non è di per sé l’arma che fa il delinquente”, ammette Sassi, “ma questo decreto allarga la maglia di accesso alle armi. Con questa risoluzione voglio portare avanti un tema delicato che potrebbe avere delle ricadute sul nostro territorio”.
(Francesca Mezzadri)