“Vogliamo portare il tema dell’iscrizione all’anagrafe di figli di coppie arcobaleno in Parlamento per colmare un vuoto normativo”. Lo chiede in una risoluzione Silvia Piccinini (Movimento 5 stelle) ma in Aula il provvedimento viene respinto con il no di Pd, Fdi, Fi e Lega Nord e il sì di Sinistra italiana. “Il primo Comune a registrare all’anagrafe i figli di coppie omogenitoriali è stato quello di Torino con la sindaco Appendino che ha riconosciuto la doppia genitorialità – e poi Roma, Bologna, Gabicce. Una scelta pionieristica, “commenta la consigliera, “un atto di grande coraggio reso possibile anche dalla legge 40 sulla procreazione assistita e dalla legge Cirinnà”. Con la risoluzione si chiedeva proprio alla Regione di sostenere sul piano tecnico i Comuni che avessero voluto intraprendere questa strada, per garantire così pari tutela e dignità a tutti i bambini.
Voto contrario da Fratelli d’Italia. Per Giancarlo Tagliaferri, “il diritto dei bambini è quello di avere una mamma e un papà”. Le pratiche come quella dell’utero in affitto, permesse in alcuni paesi, “sono delle aberrazioni” che riguardano “più il commercio che il concepimento” e non si vuole in alcun modo favorirle, così come “le famiglie omosessuali sono l’ultimo dei problemi in Italia”.
Anche la Lega Nord vota no. “Siamo per la famiglia tradizionale composta da madre e padre”, spiega Massimiliano Pompignoli.
Contrario alla risoluzione anche il Partito democratico, ma per altri motivi. Spiega Stefano Caliandro: “Il tribunale di Roma nel 2014 si è già occupato dell’adozione parentale, il Pd ha già scelto di approvare la legge Cirinnà, su questo non ci sono dubbi. Ma – aggiunge- i minori vanno tutelati a tutti i livelli, e il Movimento 5 stelle sembra dimenticarsi i figli dei migranti”.
Favorevole alla risoluzione Igor Taruffi (Si) che lancia una stoccata alla Lega e chiede più coerenza. “Difficile voler tutelare solo la famiglia tradizionale con un padre e una madre quando in realtà ci sono molti casi di famiglie separate”.
(Francesca Mezzadri)