“La disposizione adottata dalla Direzione sanitaria territoriale all’ospedale di Vergato, nel bolognese, secondo la quale il trasporto delle salme tra la struttura ospedaliera e la camera mortuaria verrebbe svolta dall’impresa funebre – addirittura prevedendo un emolumento a suo favore, come riportato su una nota da parte della Direzione stessa – rappresenta una gravissima violazione della legge regionale di riferimento”. Per questo motivo il consigliere Michele Facci (Gruppo Misto-Mns), con un’interpellanza, chiede alla Regione di fare luce sulla vicenda e “quali provvedimenti intenda assumere nei confronti dei dirigenti responsabili della nota in questione”.
La legge regionale 19 del 2004 – scrive il consigliere nell’atto ispettivo – “vieta espressamente l’esercizio di intermediazione nell’attività funebre di tipo commerciale, che deve essere tassativamente svolta al di fuori delle strutture sanitarie pubbliche o private, dei locali di osservazione delle salme e delle aree cimiteriali”. Tuttavia, per quanto riguarda l’ospedale di Vergato – continua Facci – lo scorso 21 dicembre 2018 “la Direzione sanitaria ha inviato alle attività funebri una nota, in cui disponeva che le imprese designate dai familiari fossero incaricate del trasporto delle salme tra l’ospedale e la camera mortuaria collegata all’ospedale stesso (recentemente spostata nel locale cimitero), previo il pagamento di 50 euro da parte dell’Ausl di Bologna”. Una disposizione che, secondo il consigliere, “contrasta in maniera palese con la legge, in quanto questo tipo di trasporto non può essere effettuato da personale che svolge l’attività funebre, ma da personale sanitario. E l’emolumento in favore dell’impresa funebre certifica come il privato stia svolgendo un compito in realtà proprio della struttura sanitaria”.
Inoltre questa decisione “estremamente grave” – specifica Facci – è stata adottata “in palese violazione di legge, e, nello specifico, di una disposizione di legge finalizzata ad evitare potenziali fenomeni corruttivi, come più volte indicato dalla stessa Autorità nazionale anticorruzione”.
(Stefano Chiarelli)