Sanità e welfare

Sanità Bologna. Galli (Fi): realizzare al Maggiore ambiente idoneo per vittime di violenza sessuale

Nell’interrogazione il consigliere chiede anche di “potenziare il personale ginecologico e ostetrico dell’ospedale, per consentire una rapida presa in carico delle donne vittime di violenza”

“Realizzare all’ospedale Maggiore di Bologna un ambiente dedicato alle vittime di violenza sessuale idoneo all’accoglienza e alla tutela della privacy. E potenziare il personale ginecologico e ostetrico, anche per consentire una rapida presa in carico delle donne vittima di violenza”. A chiederlo alla Regione, con un’interrogazione, è il consigliere Andrea Galli (Forza Italia).

“In base alle segnalazioni- spiega il consigliere nell’atto ispettivo- all’ospedale Maggiore la presa in carico di donne vittime di violenza avverrebbe all’interno dell’Area di Accettazione Urgenze, un’ubicazione che arrecherebbe notevoli disagi alle vittime”. Disagi “caratterizzati dalla mancanza di un ginecologo subito disponibile per rilevare velocemente situazioni di violenza sessuale”, dal momento che “i ginecologi e gli ostetrici sarebbero principalmente impegnati con la gestione delle emergenze”. Inoltre, “emergerebbe che le pazienti vittime di violenza verrebbero fatte accomodare in una stanza di fronte all’ambulatorio dell’area con altre donne. Una situazione che non tutelerebbe la privacy”.

Invece, continua Galli, “secondo la Convenzione del Consiglio d’Europa circa la prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, adottata dalla Regione nel 2013, negli ospedali devono essere previsti standard qualitativi adeguati in caso di accesso di una vittima di violenza, al momento del primo contatto con i servizi e gli operatori”. Fra questi, “la disponibilità di uno spazio protetto (stanza o box) dove far accomodare la donna in assenza di altre persone, in modo da garantirle la necessaria riservatezza”; la necessità che “chi accompagna la donna non interferisca in alcun modo con la sua libertà d’espressione e che quindi l’accompagnatore resti negli spazi di attesa (in alcuni casi la vittima è accompagnata dal suo aggressore)” e “la protezione della privacy”.

Per questo il consigliere chiede anche “se e quante verifiche, dal 2014 a oggi, siano state effettuate al Maggiore per monitorare il rispetto delle linee di indirizzo regionali per l’accoglienza delle donne vittime della violenza”; e “per quale motivo non ci siano stati interventi tali da evitare la situazione di promiscuità nell’ambiente dedicato alle vittime”.

(Stefano Chiarelli)

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