“La Giunta convochi l’Ufficio scolastico regionale e i referenti di tutte le Usl del territorio per cercare soluzioni ai problemi relativi alla somministrazione di farmaci all’interno delle scuole, tema sul quale oggi non c’è omogeneità di risposta”. A chiederlo, tramite un’interrogazione, è Gian Luca Sassi (Gruppo Misto). Il consigliere si esprime in riferimento al recente caso avvenuto nell’Appennino reggiano, nel quale un bambino diabetico è stato spostato dalla scuola dell’infanzia statale a quella parrocchiale per impossibilità del personale a effettuare le iniezioni.
Secondo il consigliere, “l’intera vicenda sembrerebbe essersi svolta nel rispetto delle norme e non vi sarebbero stati comportamenti illegittimi da parte della scuola”. Anzi, “ci sarebbe stata una disponibilità da parte dell’Usl competente, ma ciò non è servito a dare una soluzione alla famiglia, che ha accettato di trasferire il bambino in un’altra scuola, che si è resa disponibile a dare maggiore assistenza nella somministrazione dei farmaci e nella sorveglianza dei bambino”. Di conseguenza, “le soluzioni prospettate dall’Usl non sembrano essere state risolutrici e non sembra ci sia stato alcun coinvolgimento della pediatria di comunità”.
Sassi infatti, ricostruendo la vicenda, sottolinea che “esiste un protocollo di gestione delle procedure di somministrazione farmaci, facilmente reperibile e consultabile sul sito della Provincia di Reggio Emilia, che risulta essere stato puntualmente applicato dai diversi soggetti”. Tuttavia, “il personale scolastico della scuola dell’infanzia pubblica in questione, ricevuta la formazione necessaria, ha valutato di non svolgere l’attività volontaria di somministrazione dei farmaci, esprimendo preoccupazioni sui rischi di errore”. E, non essendo stato possibile individuare una soluzione alternativa, si è registrata “la disponibilità del personale di una scuola paritaria di accogliere il bambino, con una soluzione condivisa con presidio sanitario, servizi sociali, Comune e dirigente scolastico. Il tutto con il coinvolgimento della famiglia, mai lasciata sola”.
Secondo il consigliere, in riferimento alle considerazioni dell’Ufficio scolastico regionale, “è sbagliato addossare ogni responsabilità sul personale della scuola per alimentare clamori infondati”, dal momento che “l’unico aspetto di contrasto è consistito nella richiesta della famiglia di obbligare il personale della scuola a svolgere prestazioni di somministrazione farmaci”. Perciò sarebbe giusto “ipotizzare futuri interventi legislativi, ad esempio prevedendo personale educativo destinato a specifiche funzioni, anche di somministrazione di terapie farmacologiche”. Sassi infatti chiede anche alla Giunta di “proporre le modifiche legislative al ministero della Salute, che si è già espresso favorevolmente qualora il problema non sia risolvibile a legislazione invariata”.
(Stefano Chiarelli)