Sanità e welfare

Welfare. No a risoluzione M5s su rafforzamento centri impiego, sì a Pd che chiede di rivedere reddito cittadinanza

Bertani (M5s) chiedeva potenziamento in vista della legge su reddito di cittadinanza. Caliandro (Pd): “Il decreto viola principi di uguaglianza”. Mumolo (Pd) e Prodi (Misto): “Criteri assegnazione discutibili”. Taruffi (Si): “Discussione prematura”. Sassi (Misto): “Centri per l’impiego andrebbero ripensati”. Tagliaferri (Fdi): “Forti perplessità”

Rafforzare i centri per l’impiego per collaborare con il governo in vista dell’applicazione della legge dello Stato sul reddito di cittadinanza. Lo chiedono in una risoluzione in Aula Andrea Bertani e Raffaella Sensoli del Movimento 5 stelle. Ma la risoluzione viene respinta dal Partito Democratico, Sinistra italiana e Misto-mdp (e l’astensione di Ln, Fi, e Fdi). Accolta invece la risoluzione di 16 dem (primo firmatario Stefano Caliandro) che chiede di sollecitare il governo per un accordo con le Regioni prima della conversione in legge del decreto sul reddito di cittadinanza.

Risoluzione M5s- “Il governo in carica ha ricevuto il mandato di realizzazione del reddito di cittadinanza come forma di contrasto alla povertà, e uno degli aspetti fondamentali del decreto è proprio il rafforzamento dei centri per l’impiego sia dal punto di vista organizzativo che delle dotazioni tecnologiche”, spiega Bertani in Aula, “per questo, al di là delle polemiche politiche, chiediamo che la nostra Regione dia una mano al governo per avviare questo potenziamento utile soprattutto per i cittadini”.

Risoluzione Pd- “La nostra Regione è stata capofila nell’introduzione del reddito di solidarietà, reale misura di contrasto alla povertà, – che ben si differenzia dal reddito di cittadinanza proposto dal governo che, al contrario, mescola politiche di contrasto alla povertà con politiche di sostegno al lavoro”, sottolinea Stefano Caliandro in Aula che elenca una serie di problematiche legate a quello che definisce “mero sussidio di disoccupazione”.  Secondo i dem, il decreto legge sul reddito di cittadinanza violerebbe in primis i principi di uguaglianza (“Non è una misura universalistica poiché si basa su criteri di assegnazione quali la residenza che escludono intere fasce di popolazione” spiega Caliandro), dovrebbe portare la no tax area da 8mila a 10mila euro per imporre la medesima aliquota fiscale, dovrebbe garantire percorsi personalizzati di formazione e accompagnamento sul lavoro coniugati a misure di natura sociale e sanitaria, e dovrebbe infine modificare il principio di proporzionalità del sistema sanzionatorio (“le dichiarazioni incomplete o false in merito al reddito di cittadinanza non possono essere sanzionate quanto i reati di falso in atto pubblico commessi da pubblico ufficiale o l’omicidio colposo”). La risoluzione chiede anche al governo come intende “coordinare i dipendenti Anpal e i dipendenti del centro per l’impiego aventi modalità di chiamata, contratti, datori di lavoro e stipendi diversi”.

Interviene Igor Taruffi (Sinistra italiana) che oltre a ricordare di essere stato il primo firmatario per il pdl regionale sul reddito di solidarietà, riporta alcuni dati. “Nella nostra regione il reddito di solidarietà ha dato concretamente una mano a 20mila nuclei famigliari”, sottolinea, “ma temo che lo stesso non si potrà dire del reddito di cittadinanza”. Secondo Taruffi infatti “non è pensabile che il nostro governo riesca a finanziare nel 2020 oltre 40 miliardi di euro” e, in tutti i casi, la discussine sul potenziamento dei centri per l’impiego “è prematura visto che il decreto ancora deve diventare legge”.

“Mi sembra opportuno parlarne ora proprio perché intervenire sui centri per l’impiego è fattibile da oggi”, è la replica di Bertani che definisce la risoluzione Pd “non votabile”. D’accordo con Bertani, Gian Luca Sassi (Misto) che annuncia il pieno sostegno alla risoluzione a firma M5s perché “entra nello specifico delle competenze della Regione”. “I centri per l’impiego oggi purtroppo sono spesso contenitori di curriculum”, spiega in Aula, ” e andrebbero rafforzati”. Al contrario, la risoluzione dem “non è propositiva” secondo il consigliere.

“La stragrande maggioranza di persone più povere non ha residenza e non riesce a mantenerla per 18 mesi”, interviene Antonio Mumolo (Pd), “i criteri di assegnazione li escluderebbe quindi dal reddito di cittadinanza, non mi sembra corretto”. “Si tratta di criteri discutibili che andrebbero sicuramente rivisti”, aggiunge Silvia Prodi (Misto-mdp) che critica anche le misure sanzionatorie previste e aggiunge: “si tratta di un provvedimento che così com’è stato impostato umilia le persone che hanno più difficoltà”.

Forti perplessità sul reddito di cittadinanza anche da parte di Giancarlo Tagliaferri (Fdi) secondo cui “le risorse potrebbero al contrario essere usate per incentivare l’occupazione soprattutto degli italiani con difficoltà e senza lavoro”. Il rafforzamento dei centri per l’impiego sarebbe anche una proposta “condivisibile” secondo il consigliere che però insiste sulla “necessità di effettuare i dovuti controlli”.

(Francesca Mezzadri)

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