COMUNICATO
Parità, diritti e partecipazione

Parità. Legge contro le discriminazioni per orientamento sessuale, sinistre e M5s temono “passi indietro”; Mori (Pd): Tuteleremo vittime

Confronto in commissione sulla nuova norma contro omotransnegatività. La relatrice taglia corto: “No a norma bandiera, evitiamo di aprire la strada a ricorsi”. Il relatore di minoranza Michele Facci (Misto-Mns): “Coinvolgere l’Ufficio scolastico”

La commissione Parità, presieduta per l’occasione da Antonio Mumolo (hanno partecipato come uditrici le rappresentanti dell’iniziativa popolare sul progetto di legge, le assessori Pari opportunità del Comune di Bologna Susanna Zaccaria e di Reggio Emilia Natalia Maramotti), ha messo le prime basi per l’approvazione della legge contro l’omotransnegatività e le violenze determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere, cercando di trovare l’appoggio di più forze politiche possibili. A partire dal termine, ‘omotransnegatività’, che in Aula ieri era stato contestato dal consigliere di Forza Italia Andrea Galli ritenendo questa “una legge bavaglio, che vuole mettere a tacere chi ha opinioni diverse”. La relatrice di maggioranza Roberta Mori del Partito democratico, però, ha voluto rimarcare come “non sia una negazione di pensiero o un divieto. Non c’è solo una fobia dietro ai temi discriminatori”. E ha rimarcato: “Il mio approccio al testo è stato essenziale, perché non vorrei mai che la mala interpretazione porti le vittime delle discriminazioni a essere considerati carnefici”.

Altro elemento sollevato riguarda l’autodeterminazione: “Lo ritengo un tema fondamentale- ha detto Mori-, ma dobbiamo stare attenti, perché la Regione non può ergersi a garante e a tutela, assumendo competenze che solo lo Stato può avere. Introdurrei dunque il richiamo esplicito alla legge nazionale per chiunque voglia intraprendere il percorso di ritrovarsi in un altro genere, la Regione poi sosterrà il percorso”. Mori non vuole dare l’idea che il testo sia “blindato”, come si era raccomandata già tempo fa Silvia Piccinini del Movimento Cinque Stelle. Per questo comunque è stato anche preso in considerazione il pdl a firma proprio M5s. Anche se, da parte sua, proprio la consigliera pentastellata ha notato “un atteggiamento equilibrista” da parte della relatrice di maggioranza. “Mi pare di capire – ha sottolineato Piccinini- che si voglia fare qualche passo indietro, ma l’obiettivo deve essere quello di migliorare questo pdl. L’auspicio è che si arrivi presto a una legge che vorrei fosse la miglior legge possibile. Noi l’approveremo, ma non deve essere stravolta”.

Titubanze e la sensazione di sentire “passi indietro” anche da parte di Sinistra italiana e da Silvia Prodi: “Pensavo- dice l’esponente del Gruppo Misto– che quello approvato dai consigli comunali fosse già un ottimo punto di partenza”. E Igor Taruffi (Si) si è detto “sorpreso di ascoltare le parole di Roberta Mori: i passi indietro sentiti non li condivido e soprattutto nessuno ci ha coinvolto. Credo che esista anche una lealtà tra forze politiche, ma noi scopriamo solamente adesso in questa seduta di commissione che ci possono essere modifiche da apportare al testo”.

Il relatore di minoranza Michele Facci (Misto-Mns) non ha nascosto di ritenere “inutile una nuova legge, perché se l’obiettivo è quello di combattere le discriminazioni, allora una norma esiste già e va semplicemente aggiornata. Fin dal primo incontro- ha detto- avevo rappresentato la necessità che fosse coinvolto l’Ufficio scolastico regionale, visto che nell’articolo 3 del pdl si rimanda al ruolo importantissimo dell’educazione. Ho saputo che l’Ufficio scolastico è stato invitato all’udienza conoscitiva dello scorso 13 febbraio ma credo non sia stato sufficiente, perché equipariamo l’Ufficio scolastico alle associazioni che abbiamo visto sfilare”. In più, Facci aveva anche interpellato il Corecom, che ha consegnato ai consiglieri una relazione in cui si suggeriscono emendamenti. Relazione che per il consigliere sovranista “non è sufficiente: sarebbe meglio che ci spiegasse cosa intende con questi emendamenti che suggerisce, visto che è una istituzione della Regione”.

E se per il consigliere di Fratelli d’Italia Giancarlo Tagliaferri la lotta alle discriminazioni omofobe non è una emergenza (“Mi sembra più che altro una legge fatta per finanziare le associazioni Lgbt. Fare outing sarà sicuramente faticoso, ma questo non lo decidi con una legge. Mi pare che ci sia una visione eterofobica”, ha detto), per il consigliere del Partito democratico Paolo Calvano “il problema c’è, anche se molto spesso resta nascosto. Una Regione che dice di essere contraria alle discriminazioni per orientamento sessuale fa una cosa ben fatta, così come fa una cosa ben fatta se sostiene le persone discriminate sul luogo di lavoro”.

Per Giuseppe Paruolo (Pd) “ci sono ambiguità su cui dovremmo fare chiarezza: avere pareri diversi sul progetto di legge non significa non riconoscere il mondo Lgbt, smettiamo di appiccicare etichette agli altri e stiamo al merito. Il tema delle discriminazioni legate all’orientamento sessuale esiste, evitiamo da un lato di dire che non esiste e dall’altro di caricarlo in modo esagerato. Alcune delle modifiche annunciate oggi vanno nella giusta direzione, ma il testo contiene diverse altre problematicità”. Per questo, al contrario di Prodi e Taruffi, Paruolo ritiene “giusto depurare il testo”.

L’obiettivo di Roberta Mori resta comunque uno: “Non voglio che venga approvato un provvedimento bandiera, perché le persone che sono vittime di discriminazioni non lo accettano”. E riguardo alle critiche di voler modificare il testo, ha precisato: “Gli elementi saranno sempre rafforzativi, non ci sono passi indietro. Non ci devono essere elementi di ambiguità che mettono a rischio il provvedimento o che aprano la strada a ricorsi”.

(Margherita Giacchi)

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