Ferma condanna agli atteggiamenti omofobi soprattutto a mezzo stampa e piena solidarietà al preside di Ravenna che ha impedito la cancellazione della scritta omofoba sui muri della sua scuola come ‘pietra d’inciampo’. Lo chiedeva Silvia Piccinini (Movimento 5 stelle) in una risoluzione votata in Aula e respinta con 21 voti contrari, 7 favorevoli e 6 astenuti. “Un paio di mesi fa il preside ha deciso di non cancellare una scritta ingiuriosa lasciandola come pietra d’inciampo a ricordo del gesto da condannare” spiega Piccinini, “purtroppo su queste pietre si continua ad inciampare come dimostra un titolo uscito qualche mese fa su un quotidiano nazionale, Libero, scelta editoriale che deve essere stigmatizzata”. La consigliera sottolinea anche l’impegno dell’Assemblea nel progetto di legge contro l’omotransnegatività di cui è stato avviato l’iter in Commissione e in un emendamento (che verrà respinto) chiede anche di “giungere al più presto all’approvazione del testo finale”.
All’atto del M5s è stata abbinata in Aula una risoluzione di maggioranza firmata da Roberta Mori (prima firmataria), Stefano Caliandro, Antonio Mumolo, Luca Sabattini, Nadia Rossi, Gianni Bessi, Valentina Ravaioli, Paolo Zoffoli, Barbara Lori, Francesca Marchetti, Fabrizio Benati (Partito democratico), Silvia Prodi (Misto), Igor Taruffi e Yuri Torri (Sinistra italiana) e approvata con 28 voti favorevoli e 8 contrari.
Giuseppe Paruolo (Pd) spiega: “Riteniamo giusta la sollecitazione del M5s ma crediamo sia opportuno fare una riflessione in più. Rischiamo di trovarci in una situazione sempre più grave per quel che riguarda il clima di intolleranza. Assistiamo quotidianamente allo sdoganamento da parte di leader politici, testate giornalistiche, blog e social media, di registri espressivi sessisti, omofobi, razzisti e violenti che alimentano le discriminazioni tra i cittadini”. Il consigliere riporta alcuni esempi citati nell’atto: dall’episodio del bambino nero umiliato dall’insegnante, alla cantante italiana vittima degli haters, fino alle “affermazioni sessiste contro le donne pronunciate dall’ex calciatore Collovati”. La risoluzione chiede quindi alla Regione di continuare a sviluppare politiche antidiscriminatorie e promuovere forme d’intesa con l’Ordine dei giornalisti per un rafforzamento della formazione dedicata al rispetto delle differenze. Accolto in Aula anche l’emendamento firmato da Silvia Piccinini che condanna un altro titolo dello stesso quotidiano, Libero – riferito alla sindaca di Roma Virginia Raggi e ritenuto omofobo e sessista.
Altro punto della risoluzione riguarda anche il World Congress of Families che si terrà a Verona dal 29 al 31 marzo. L’atto, firmato da alcuni consiglieri Pd, Si e Misto, chiede alla Regione di sostenere “la revoca ad ogni forma di patrocinio istituzionale al congresso e a stigmatizzare la partecipazione di esponenti del governo all’evento”. Secondo i consiglieri firmatari, infatti, la manifestazione “vanta tra gli organizzatori, relatori e relatrici internazionali, personalità di spicco che si distinguono per tesi misogine, omofobe e liberticide nei confronti delle donne, atte a diffondere una cultura di odio e discriminazione”.
“La nostra risoluzione non si vuole prestare ad atteggiamenti di speculazione politica, ma semplicemente condannare le parole di tutti coloro che usano le istituzioni per offendere pubblicamente la dignità che deve essere tutelata in ogni sede” aggiunge Stefano Caliandro (Pd). Il capogruppo dem spiega anche di non votare l’emendamento M5s che chiede di accelerare il pdl contro l’omotransnegatività perché già “c’è un impegno vero a lavorare in questa direzione e nessuna strumentalizzazione politica”.
L’opposizione condanna fermamente la risoluzione di maggioranza sul congresso di Verona. Andrea Galli (Forza Italia) oltre a sottolineare che “nulla c’entra con quella del M5s”, critica la scelta di revocare il patrocinio ad una manifestazione a favore della famiglia. “La condanna migliore all’omofobia è quella che arriva dal preside di Ravenna” aggiunge Massimiliano Pompignoli (Lega Nord) che ritiene, al contrario, “invotabile” la risoluzione del centrosinistra. Secondo il consigliere del Carroccio non si può chiedere alla Regione di “stigmatizzare la partecipazione di esponenti del governo ad un evento dedicato alle famiglie”.
Manuela Rontini (Partito democratico) interviene invitando a seguire l’esempio del preside di Ravenna, e lanciando un appello in Aula affinché “tutti si impegnino a contrastare nei fatti la piaga del bullismo e dell’omofobia ma non strumentalizzino questi atteggiamenti per fare bagarre politica”. Anche Gianluca Sassi (Misto) chiede che il tema venga sostenuto e denunciato forte e chiaro. “Ci vuole una stampa più attenta e rispettosa” aggiunge il consigliere.
Giancarlo Tagliaferri (Fratelli d’Italia), ribadisce il suo voto contrario alla risoluzione del centrosinistra, rivendicando la sua “partecipazione al congresso di Verona a difesa della famiglia”, mentre Michele Facci (Misto-Mns) condanna l’atto Pd-Si-Misto: “Si contraddice poiché nella premessa richiama tra i principi fondamentali della Costituzione la libertà di espressione, ma poi vuole censurare esponenti del governo che partecipano ad una manifestazione che qui la maggioranza non condivide”. Il consigliere dichiara poi di non voler partecipare al voto per quanto riguarda la risoluzione M5s poiché se da una parte garantisce sostegno al preside, dall’altra “non può condividere l’accusa di diffondere odio rivolta al quotidiano Libero“. “Il tema vale più di una polemica politica” dichiara Giuseppe Boschini (Pd) che aggiunge: “Ci collochiamo allo snodo di due diritti, quello della libertà di espressione e quello della tutela della dignità della persona. Per me prevale quello sociale su quello individuale”. Secondo il consigliere “l’importante è riconoscere il vero linguaggio d’odio per condannarlo, senza generalizzare”.
“Condividiamo la risoluzione del M5s oltre ad essere tra i firmatari di quella con il Pd” aggiunge Igor Taruffi (Sinistra italiana) che rivendica la richiesta di revoca di patrocinio al congresso di Verona: “In Italia il 40 per cento delle famiglie non è assoggettabile ai canoni tradizionali, ed è un dato di fatto, così come sempre più dichiarazioni della destra italiana testimoniano intolleranza verso tutto ciò che non rientra in questi canoni”. Per sostenere realmente la famiglia, secondo il consigliere, servono “maggiori tutele nel mondo del lavoro, servizi sociali ancora più attivi, fondi per asili nido e maternità”. D’accordo anche Silvia Prodi (Misto): “Bisogna prendere le distanze dal congresso delle famiglie di Verona, una manifestazione di terrapiattisti” interviene, annunciando al contrario il suo appoggio alla manifestazione di Non Una di Meno. “Felice di prendere anch’io le distanze dall’evento di Verona” aggiunge Piccinini. “Mi dispiace però che qualcuno della maggioranza voglia sempre marcare il territorio su questi temi e della mia risoluzione non si sia parlato”.
(Francesca Mezzadri)