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Banche. Presidente Fondo interbancario: “Carife quasi salva, ma ci fu stop Commissari europei”

Audizione in seduta congiunta delle commissioni Bilancio ed Economia di Salvatore Maccarone sul tema delle banche liquidate nel 2015

Salvatore Maccarone

“Nel novembre 2015 Carife stava per essere salvata dal Fondo interbancario, con l’autorizzazione di Banca d’Italia, ma l’intervento di due commissari europei, che ravvisarono nell’operazione una violazione delle norme sugli aiuti di Stato, impedì alla Banca centrale europea di dare il via libera finale alla procedura. A quel punto il governo e Banca d’Italia, temendo l’impatto dell’entrata in vigore, il 1° gennaio 2016, della direttiva europea sul bail-in (modalità di risoluzione di una crisi bancaria tramite l’esclusivo e diretto coinvolgimento dei suoi azionisti, obbligazionisti e correntisti, ndr) disposero la messa in liquidazione della banca ferrarese e delle altre tre in crisi”. Lo ricorda non senza un filo di amarezza Salvatore Maccarone, presidente del Fondo interbancario di tutela dei depositi, nel corso dell’audizione tenuta nella seduta congiunta della commissione Bilancio, affari generali e istituzionali e della commissione Politiche economiche. Il tema era quello delle banche in dissesto finanziario, in particolare, per l’impatto sul territorio regionale, Cassa di risparmio di Ferrara, che nel 2015 sono state oggetto di procedura di risoluzione dello stato di crisi. Prosegue, infatti, da parte dei consiglieri regionali, il tentativo di fare luce sui fallimenti bancari che hanno colpito migliaia di risparmiatori per consentire all’Assemblea legislativa, nel giugno prossimo, “di redigere un documento d’indirizzo bipartisan in grado di dare risposte riguardo a quanto accaduto e formulare indirizzi affinché casi analoghi non si ripetano”.

Nato nel 1987, il Fondo interbancario – spiega il presidente Maccarone – garantisce chi ha depositi bancari, in caso di procedura fallimentare della banca, nei limiti di 100 mila euro presenti in conto corrente. Questa forma di garanzia volontaria del sistema bancario, resa obbligatoria nel 1997 dalla Ue, è alimentata dalle banche (nel 2024 sarà pari allo 0,8% dei depositi, pari a circa 6 miliardi di dotazione). In caso di crisi bancaria, il Fondo può operare interventi preventivi o alternativi. In questo secondo caso, si cerca una banca acquirente e il Fondo compensa le passività della banca acquisita.

Quando la crisi delle quattro banche, fra cui Carife, raggiunge l’acme, – ricorda il presidente – il quadro normativo in materia, specie europeo, è in piena evoluzione. Il Fondo interbancario viene interessato della vicenda Carife, commissariata da due anni, nel gennaio 2015. In aprile si chiede al fondo di contribuire a un aumento di capitale per 300 milioni. A luglio la Banca d’Italia autorizza l’intervento e Carife delibera l’aumento di capitale. A settembre il Fondo interbancario presenta richiesta di subentro nella gestione della banca ferrarese a Banca d’Italia, che acconsente. Il 19 novembre, però, lo stop di due Commissari europei impedisce alla Bce di autorizzare il salvataggio. Il 21 novembre, l’atto finale: la Banca d’Italia avvia la liquidazione di Carife e delle altre tre banche, in quanto il 1° gennaio 2016 sarebbe entrata in vigore la direttiva sul bail-in. Nel marzo 2019 una sentenza del Tribunale europeo dà torto alla Commissione europea, ritenendo infondata la decisione assunta nel novembre 2015 contro la procedura avviata dallo Stato italiano per salvare le proprie banche. Ora si attende il pronunciamento finale della Corte di giustizia europea, non di merito, prevista a fine maggio. Per quanto riguarda i risarcimenti ai risparmiatori – conclude Maccarone – il governo, anche alla luce della sentenza del marzo scorso, sta cercando di intervenire con strumenti di natura pubblica.

La puntuale ricostruzione della vicenda che ha portato Carife alla liquidazione viene apprezzata dai consiglieri, che non mancano, però di rivolgere domande al presidente. Una consigliera del Pd, nel ricordare come per superare i vincoli dell’Ue il sistema bancario italiano, proprio nel mese di novembre 2015, avesse varato la costituzione di un fondo salvabanche su base volontaria (il cosiddetto schema volontario del Fondo interbancario), chiede come mai non se ne sia attesa la piena operatività prima di liquidare Carife.

Pronta la risposta di Maccarone, che spiega come il fondo salvabanche su base volontaria richiedesse un tempo per essere costituito che andava oltre il 1° gennaio 2016, data in cui sarebbe entrata in vigore la direttiva sul bail-in (il fondo diventa operativo a fine gennaio di quell’anno, ndr).

Un consigliere dem domanda se le procedure di individuazione del danno patito dai risparmiatori azzerati siano efficaci per arrivare a rimborsi soddisfacenti.

Il presidente Maccarone sottolinea come si stiano rimborsando gli obbligazionisti subordinati (con limiti rispetto al reddito imponibile), segno che una corretta tipizzazione dei danni è stata fatta.

La Ln, infine, chiama in causa il governo allora in carica per non aver negoziato con la Commissione europea in modo incisivo la costituzione del fondo salvabanche su base volontaria prima della messa in liquidazione di Carife e delle altre banche, a prescindere dall’entrata in vigore della direttiva sul bail-in.

(Luca Govoni)

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