Nel 2017, secondo l’Osservatorio regionale sul fenomeno migratorio, è stata eseguita la circoncisione rituale maschile su oltre il 24 per cento dei bambini con entrambi i genitori stranieri. Una realtà in aumento per la quale va scongiurato il rischio di “interventi casalinghi”. Lo ha detto la Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza, Clede Maria Garavini, intervenuta al seminario “La salute del migrante e la circoncisione rituale maschile” tenutosi all’istituto Veritatis Splendor di Bologna. Il seminario, rivolto a medici, infermieri e altre professioni sanitarie, a assistenti sociali, mediatori e a tutti coloro che sono impegnati nei percorsi di aiuto e di cura, è stato organizzato all’interno del master promosso dalla fondazione Idente di studi e di ricerca, dalla Caritas di Roma e dal Rielo institute for integral development. Tra i diritti di cui i minori sono titolari- ha spiegato la figura di garanzia dell’Assemblea legislativa regionale- rientra anche quello all’assistenza sanitaria, di assoluta importanza quando si parla di una pratica come quella della circoncisione rituale maschile, eseguita in prevalenza dalle comunità ebraica e islamica per motivi religiosi e culturali. “È in questa direzione che sta andando la Regione Emilia-Romagna- ha sottolineato la Garante Garavini- con la predisposizione di una nota per sollecitare le Ausl a individuare nei propri territori una o più strutture sanitarie che possano eseguire la circoncisione rituale a prezzi calmierati”. Dello stesso avviso, ha aggiunto infine Garavini, “l’Autorità nazionale garante per l’infanzia e l’adolescenza che è intervenuta con una nota di raccomandazione al ministro della Salute proponendo che la circoncisione rituale sia effettuata in strutture sanitarie, secondo le buone norme della chirurgia e a costi uniformi e accessibili su tutto il territorio, come già raccomandato dal Consiglio d’Europa”.
La Garante ha aperto il suo intervento tracciando un identikit dei minori stranieri in Italia: minori temporaneamente accolti nel territorio dello Stato nell’ambito di programmi solidaristici di accoglienza; minori accompagnati, ovvero affidati con provvedimento formale a parenti entro il terzo grado regolarmente soggiornanti; minori non accompagnati, in assenza dei genitori o di altri adulti legalmente responsabili della loro assistenza o rappresentanza. “Tre status diversi – ha spiegato Garavini – ma con un unico comune denominatore: ai bambini e agli adolescenti stranieri che entrano in Italia, anche se in modo illegale, sono riconosciuti tutti i diritti garantiti dalla convenzione Onu, la quale afferma, tra i suoi principi, che in tutte le decisioni deve essere considerato prioritariamente il ‘superiore interesse’ del ragazzo”.
Razza, colore, sesso, lingua, religione, opinione politica o altra del fanciullo o dei suoi genitori o rappresentanti legali, origine nazionale, etnica o sociale, situazione finanziaria, incapacità: nessuno di questi fattori può essere usato- ha concluso Garavini- per discriminare i minori di età presenti sul nostro territorio.