Ambiente e territorio

Approvato il Piano apistico regionale: aumentano le risorse

Il sottoprogramma regionale prevede 1,3 milioni l’anno nel triennio 2023-2027, oltre ad aiuti agli apicoltori, miglioramento della specie nostrana “ligustica”, valorizzazione e commercializzazione dei prodotti, rete di servizi tecnici, attenzione alla salute delle api. E si attende il decreto del governo per la figura del tecnico apistico

L’Assemblea legislativa ha approvato il Piano apistico regionale. Il Sottoprogramma regionale in materia di apicoltura del Programma apistico nazionale di cui al Piano Strategico della PAC (PSP) per gli anni 2023-2027 aveva già avuto il parere positivo in commissione Politiche economiche. Fra le principali novità, ci sono: aumento delle risorse, delle api e miglioramento genetico della specie ligustica; rete di servizi tecnici e scientifici; attenzione alla qualità dei prodotti (miele) con nuove tecniche e attenzione alla salute delle api; interventi per favorire sul mercato l’offerta di prodotti apistici, per diminuire i costi produzione, per promuovere corsi di formazione e aggiornamento.

A livello nazionale, ha spiegato l’assessore all’Agricoltura Alessio Mammi, si registra un aumento delle risorse dalla Commissione Ue per circa 17 milioni l’anno. In Emilia-Romagna, ci saranno 1,3 milioni l’anno, dal 2023 al 2027, rispetto ai precedenti 700mila. La produzione media regionale è di 1.000 tonnellate, cioè il 7% di quella nazionale. In regione si sono 5.900 apicoltori – il 70% in autoconsumo, e il 30% per la produzione e il commercio – e 16mila apiari con 127mila alveari. Il cofinanziamento, che in passato era del 50% tra Ue e Stati, ora sarà del 70% a carico dell’Unione europea e del 30% da parte dello Stato. Inoltre, arriveranno a livello nazionale 40 milioni di euro l’anno, dal primo pilastro della Nuova Pac. “Risorse inedite” le ha definite Mammi.

I fondi sono assegnati in base al patrimonio apistico. Le azioni principali, ha sottolineato l’assessore, “sono consulenza e assistenza tecnica, formazione, scambio di buone pratiche, investimenti (1 milione di euro) e promozione, commercializzazione e monitoraggio del mercato per sensibilizzare i consumatori sui prodotti dell’apicoltura (200mila euro). Il patrimonio apistico di un territorio è fondamentale per la biodiversità e per l’agricoltura”.

L’obiettivo del Piano “è la crescita e lo sviluppo qualitativo e quantitativo dell’apicoltura, l’incremento dei redditi favorendo l’apicoltura professionale esercitata a fini economici” ha detto Mammi.

Molti i servizi di supporto tecnico e scientifico previsti. Le associazioni dei produttori guidano la crescita degli operatori, specie riguardo all’applicazione dei piani sanitari, grazie a una buona integrazione con i servizi veterinari soprattutto per contrastare il problema della vespa velutina.

La Ue pone obiettivi strategici, per rispondere ai fabbisogni: migliorare la filiera produttiva (imprenditorialità), sviluppare la rete di servizi tecnici e scientifici, attuare la sorveglianza e il contenimento delle avversità sanitarie dovute anche ai cambiamenti climatici. Un’altra novità è la salvaguardia del patrimonio apistico con il miglioramento genetico dell’ape ligustica nostrana. Un altro filone comprende i servizi di supporto alle aziende e il miglioramento delle competenze professionali dell’operatore attraverso servizi di consulenza e assistenza (associazioni, osservatorio nazionale miele). Un terzo target è la maggiore qualità dei prodotti, che si abbina all’accrescimento, da parte dei consumatori, della conoscenza delle caratteristiche dei prodotti. Non mancano poi corsi di formazione e aggiornamento. Un primo bando è previsto entro dicembre.

Per le aziende ci sono interventi contro le malattie (acquisto arnie, farmaci), per la prevenzione delle avversità climatiche (acquisto di sistemi elettronici di alert e monitoraggio, ripopolamento del patrimonio apistico), diffusione del nomadismo con l’acquisto di attrezzature per portare gli apiari dove ci sono le fioriture. Rimane anche il contributo per le attrezzature dell’apiario, la lavorazione e il confezionamento dei prodotti. Infine, è prevista la promozione e valorizzazione dei prodotti apistici, la comunicazione e la partecipazione a eventi e fiere.

Fabio Rainieri (Lega) ha parlato di “proposta importante, perché le api sono fondamentali per l’agricoltura e l’ambiente. Una risoluzione della consigliera Maura Catellani (Lega) approvata nel 2021 prevedeva l’introduzione della figura del tecnico apistico, ma qui non ce n’è traccia. E’ una figura che aiuta a monitorare la profilassi e il contrasto alle malattie delle api. Chiediamo il miglioramento della legge e di aprire in conferenza Stato-Regioni il dibattito per introdurre la figura professionale del tecnico apistico. Il Veneto ha istituito un albo regionale. Gli apicoltori vanno tutelati, coordinati e coadiuvati da persone esperte”.

Francesca Marchetti (Partito democratico) ha affermato che il programma “accompagna la crescita e anche i consumatori. Oltre a valorizzazione e promozione, riteniamo sia un intervento che troviamo nel Piano. Da sottolineare, poi, l’intervento sanitario: contro malattie, avversità climatiche, con l’acquisto di sistemi elettronici di alert e con il ripopolamento del patrimonio apistico. Si va verso una qualificazione della filiera. Il decreto nazionale sul tecnico apistico non è ancora stato approvato. Monitoriamo e seguiamo l’evoluzione. Oggi è una pagina importante per un settore che è in espansione in tutto il territorio”.

Andrea Liverani (Lega) ha sollecitato “l’assessore a chiedere l’introduzione della figura del tecnico apistico, rispondendo alle esigenze del settore”.

L’assessore Mammi ha concluso sostenendo che “oltre alle politiche di sostenibilità, vanno aiutati gli apicoltori negli investimenti e nella valorizzazione dei prodotti sui mercati. Concordo sulla richiesta della figura professionale del tecnico apistico. Chiederemo al governo di istituirlo e quando ci sarà lo inseriremo nel programma regionale. Non dimentichiamo, infine, che a Castel San Pietro c’è l’osservatorio nazionale del miele”.

(Gianfranco Salvatori)

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