Sanità e welfare

Agricoltura. Bertani-Piccinini (M5s): Via il glifosato dai disciplinari e stop ai premi alle aziende/ foto

“Erbicida cancerogeno”, risoluzione dei due consiglieri per chiedere alla Giunta impegno sul Governo per applicare il principio di precauzione

“Rimuovere il glifosato da tutti i disciplinari di produzione che lo prevedano e ad escludere dai premi del Programma di sviluppo rurale le aziende che ne facciano uso; sostenere, con politiche attive sul territorio, approcci agro-ecologici per migliorare la
fertilità dei suoli; intervenire presso il Governo affinché, a livello nazionale ed europeo, sia applicato il principio di precauzione in nome della tutela della salute pubblica, vietando definitivamente ed in maniera permanente la produzione, la commercializzazione e l’uso di tutti i prodotti fitosanitari che contengano il principio attivo glyphosate”. Sono i tre impegni richiesti alla Giunta in una risoluzione presentata da Andrea Bertani e Silvia Piccinini (M5s). “Il glifosato- ricordano i due esponenti pentastellati- è l’erbicida più utilizzato al mondo ed è attualmente il prodotto più venduto in Italia, secondo i dati del Sistema informativo agricolo nazionale (SIAN), presente in oltre 750 formulati dedicati alle colture intensive, agli orti ed al giardinaggio”.

Bertani e Piccinini ricordano anche il documento reso pubblico il 20 marzo 2015 dall’lnternational Agency for Research on Cancer (IARC), agenzia parte dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) “che definisce l’erbicida glifosato come ‘probabile cancerogeno per l’uomo’”. Sempre nel marzo 2015 su The Lancet Oncology la più prestigiosa rivista del settore, “è stata accertata una forte correlazione epidemiologica tra l’esposizione al glifosato ed il linfoma non-Hodgkin e che questo si aggiunge ai già noti aumenti della frequenza di leucemie infantili e malattie neurodegenerative, quali il morbo di Parkinson”.

A preoccupare i due consiglieri regionali anche il rapporto 2016 dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) sui pesticidi nelle acque italiane, che segnala che le sostanze maggiormente rinvenute sono il glifosato, presente nel 39,7 per cento dei punti di monitoraggio delle acque superficiali, e il suo principale metabolita, l’acido amminometilfosfonico, presente nel 70,9 per cento dei punti di campionamento”; la Toscana ha messo al bando il glifosato per uso non agricolo nell’agosto 2015, mentre il Ministero della Salute, “con decreto dirigenziale 16 agosto 2016, ha stabilito la revoca
delle autorizzazioni all’immissione in commercio di 85 prodotti fitosanitari contenenti la sostanza attiva glyphosate“.

Ma in Italia, ricordano infine Bertani e Piccinini, “il glifosato rientra ancora nel Piano di azione nazionale per i prodotti fitosanitari e, di conseguenza, i piani regionali per lo sviluppo rurale, finanziando l’agricoltura ‘integrata’ e ‘conservativa’ ne premiano l’uso”. Dunque, “considerato che è necessario applicare sempre il principio di precauzione nella gestione delle questioni scientificamente controverse”, concludono i due consiglieri, “è insensato premiare con fondi pubblici l’uso ‘sostenibile’ di un prodotto potenzialmente cancerogeno”. Tanto più alla luce della “grande campagna transnazionale per la messa al bando del glifosato e l’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE), attualmente in corso per chiedere alla Commissione Ue il divieto dell’uso dell’erbicida”. 

(Marco Sacchetti)

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