Attivare interventi finanziari e agevolativi per far fronte alle criticità che hanno colpito i settori di produzione e raccolta di pere e patate per sopperire al mancato reddito delle imprese. Come? Attraverso convenzioni con le banche, l’intervento dei Consorzi fidi, la sospensione di mutui, di pagamenti di tasse e contributi compensando e non appesantendo il bilancio delle aziende gravato dalle spese colturali sostenute per una produzione che rischia di venire azzerata. È il grido d’allarme e la conseguente richiesta di intervento che arriva da Fratelli d’Italia che oggi ha presentato un’interrogazione con la quale porta all’attenzione della giunta la dura situazione dei produttori di patate e pere. Con l’atto ispettivo, Michele Facci, Fabio Callori e Giancarlo Tagliaferri chiedo infatti di “intervenire immediatamente, anche di concerto con il ministero, per salvaguardare la produzione e la commercializzazione, compreso quella di lungo periodo, di patate e pere, sia a livello regionale che nazionale” e invitano l’esecutivo a illustrare “quali azioni intenda adottare”.
Nelle premesse dell’atto ispettivo, gli esponenti di Fdi riportano le problematiche che stanno attanagliando le coltivazioni: “La produzione delle patate è compromessa dalla presenza di un parassita alquanto insidioso (elateride) che non viene contrastato in maniera efficace. Mentre per le pere, la diffusione sempre più invasiva della cimice asiatica sta causando la perdita anche del 100% del raccolto in alcune aziende. E la situazione è ancora più drammatica per il comparto biologico che non può far affidamento sui fitofarmaci”. Questo per la produzione mentre per la conservazione il problema, sia per le patate che per le pere, riguarda “il divieto dell’impiego del chlorpropham. Un limite- scrivono i consiglieri regionali- imposto dalla Commissione Europea che entrerà in vigore dal 1 gennaio 2020. Questo determina- continuano- la messa a rischio dei programmi commerciali di lungo periodo e, nello stesso tempo, apre la via all’importazione di patate provenienti da aree anche extra europee, con conseguente compromissione degli sforzi fatti per i riconoscimenti di filiere di qualità, tutela del territorio e del consumatore”.
(Andrea Perini)