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Agricoltura. Gibertoni (Misto): nuovi studi su multiresiduo e sua incidenza su salute persone

La consigliera cita, in particolare, due ricerche commissionate dall’Efsa (l’autorità europea per la sicurezza alimentare) “che appaiono come un tentativo di arrivare a un’assoluzione generalizzata dell’agricoltura industriale”

“Prevedere studi (anche eventualmente partecipando come soggetto finanziatore), realmente indipendenti e scientificamente fondati, sul multiresiduo in agricoltura e sulla sua incidenza sulla salute delle persone”. A chiederlo, con un’interrogazione rivolta al governo regionale, è Giulia Gibertoni (Misto). “La compresenza- spiega la consigliera- di più residui di pesticidi nel medesimo alimento e quindi le conseguenti interazioni di più sostanze all’interno del corpo umano possano provocare effetti additivi o addirittura sinergici tali da provocare danni anche irreversibili”. La normativa vigente, si legge nell’atto ispettivo, “si concentra sull’esame delle sostanze attive impiegate nelle formulazioni e sull’uso dei pesticidi in agricoltura, ma i piani di controllo dei residui di fitosanitari negli alimenti, predisposti sia a livello europeo che nazionale, non dedicano ancora la giusta attenzione al fenomeno del multiresiduo”. La presenza di multiresiduo negli alimenti, si rimarca poi nel documento, “rappresenta un problema di grande rilievo per la salute pubblica”. L’Efsa (l’autorità europea per la sicurezza alimentare), rimarca poi Gibertoni, “ha recentemente pubblicato i risultati di due valutazioni pilota sui rischi per l’uomo connessi alla presenza di residui multipli di pesticidi negli alimenti (il rischio per i consumatori derivante dall’esposizione alimentare cumulativa risulta, con diversi gradi di certezza, inferiore alla soglia che fa scattare meccanismi normativi)”. Queste due ricerche, prosegue, “non sono però mai comparse su riviste scientifiche sottoposte a revisione e, anzi, nei due documenti emergono numerose criticità e lacune (fra i limiti di ordine generale spicca senz’altro l’inadeguatezza del modello di studio, che parte dal non dimostrato presupposto che i pesticidi agiscano solo in maniera additiva, trascurando i possibili effetti sinergici o antagonisti e il diverso meccanismo di azione; un ulteriore limite, non di scarsa importanza, è rappresentato invece dal fatto che è stato tenuto conto solo dell’esposizione per via alimentare, che non è certo l’unica via di esposizione a tossici ambientali e in particolare ai pesticidi): i risultati ottenuti non si possono quindi ritenere affidabili”. L’esposizione a sostanze chimiche, sottolinea la firmataria dell’atto, “può provocare nei bambini disturbi dello sviluppo cerebrale con diversi livelli di gravità (in particolare per sostanze come il clorpirifos, per le quali nessun livello di esposizione può essere considerato cautelativo per la salute)”. Il report di Efsa, conclude, “risulta essere, in definitiva, un grande ‘castello di carta’ in cui si è ricercato ciò che già a priori si poteva prevedere di non trovare, mentre non si è invece indagato sugli effetti che già la comunità scientifica segnalava; inoltre, più che uno studio finalizzato a tutelare la salute pubblica, appare più come un tentativo di arrivare a un’assoluzione generalizzata del modello di agricoltura industriale, fondato sull’uso spinto della chimica e ormai universalmente riconosciuto come fallito”.

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