I Gruppi operativi del partenariato europeo per la produttività e la sostenibilità dell’agricoltura, costituiti da agricoltori, ricercatori, consulenti e imprenditori del settore agroalimentare, rientrano fra i soggetti finanziati dal Programma di sviluppo rurale (Psr) della Regione Emilia-Romagna (2014-2020). L’Ente sostiene il funzionamento, la gestione e la realizzazione dei piani dei Gruppi operativi che cercano soluzioni a problemi concreti grazie all’innovazione, a nuove tecnologie e/o processi produttivi nonché a nuove modalità organizzative. In Emilia-Romagna ne sono stati attivati 176, record europeo, grazie alla disponibilità di un tessuto imprenditoriale pronto a raccogliere la sfida dell’innovazione in chiave di sostenibilità e competitività. Per questi motivi la commissione Politiche economiche, presieduta da Luciana Serri, ha organizzato una visita istituzionale a tre di queste realtà agricole – una a Piacenza, una a Parma e una a Reggio Emilia – che hanno raccolto la sfida dell’innovazione. E la stanno vincendo.
ValorInVitis, in località Albareto, a Ziano Piacentino (Piacenza), è un progetto finanziato dal Psr dell’Emilia-Romagna che ha l’obiettivo di valorizzare le varietà di uva tipiche del piacentino aumentando la resilienza del sistema produttivo al cambiamento climatico. Capofila del gruppo operativo è l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza supportata dal punto di vista applicativo del progetto da ben otto aziende vitivinicole piacentine che vi aderiscono. Il progetto – spiegano viticoltori e ricercatori – è finalizzato a valorizzare la biodiversità dei vitigni locali, di cui si studiano a fondo i profili genetici, per selezionare uve resistenti ai cambiamenti climatici. Ricerca applicata e sperimentazione sul campo – precisano – sono il futuro della viticoltura piacentina e, più in generale, dell’agricoltura regionale.
Parmaggrega, a San Prospero (Parma), è un progetto promosso da piccoli produttori di Parmigiano Reggiano che, per fronteggiare le temperie del mercato, si sono organizzati creando una filiera corta di vendita diretta attraverso l’utilizzo combinato dell’e-commerce e dei social media, anche in chiave di richiamo turistico. Dall’avvio del progetto – evidenziano i promotori – i visitatori che si sono recati nel piccolo caseificio, con tanto di spaccio aziendale e museo dei trattori, sono passati da 3 mila (nel 2016) a 6 mila (anno in corso), dimostrando come il mondo agricolo e i valori rurali possono avere un ruolo rilavante anche in chiave turistica.
Il Parco commestibile, infine, collocato nella periferia di Reggio Emilia, propone un modello di azienda agricola multifunzionale, in un’area a contatto con la città, ad alta sostenibilità ambientale ed economica, in cui si pratica orticoltura e valorizzazione delle piante autoctone facendo lavorare soggetti socialmente svantaggiati. Il Gruppo operativo per l’innovazione è costituito dalla Cooperativa Sociale Cielo d’Irlanda, dalla Società Cooperativa Agricola Ortolani di Reggio Emilia, con capofila il Centro ricerche produzioni animali (CRPA) e in collaborazione con Fondazione CRPA Studi Ricerche e Università degli Studi di Parma. Nel Parco commestibile, che è sia luogo fisico che brand, – sottolineano i promotori – si ricostruisce il paesaggio agrario tradizionale con filari di alberi fra le coltivazioni e si coltivano ortaggi e frutta a chilometro zero che vengono venduti nel negozio di quartiere per garantire la sostenibilità economica e sociale del progetto.
(Luca Govoni)