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Per lo sviluppo rurale in Emilia-Romagna stanziati fondi per 913,2 milioni

L’Assemblea legislativa approva la legge. Per la maggioranza il provvedimento avrà un forte impatto sul sistema agricolo; dalla minoranza chiesta più attenzione per l’agricoltura tradizionale

Via libera dall’Assemblea legislativa al complemento regionale sulla programmazione per lo sviluppo rurale collegato alla politica agricola comune per gli anni che vanno dal 2023 al 2027. Si tratta, nello specifico, del documento che definisce il piano di sviluppo rurale, collegato alle risorse da destinare alle imprese agricole e agroalimentari della regione.

“È un percorso di rinnovamento strutturato e organizzato, attento alla sostenibilità ambientale, sociale ed economica. La novità è rappresentata dalle risorse: 913,2 milioni di euro complessivi (162,5 milioni di risorse regionali), la cifra più alta mai assegnata, con 132 milioni di euro in più rispetto al piano precedente”, ha dichiarato in aula il relatore di maggioranza del provvedimento, Matteo Daffadà del Partito democratico, che ha poi ribadito come la nuova programmazione metta al centro le vocazioni territoriali.

Sono tre le principali aree di intervento della programmazione regionale: competitività, sostenibilità ambientale e sviluppo equilibrato dei territori. Accanto a queste anche la digitalizzazione in agricoltura e l’innovazione rivolta alle aree rurali.

“Agricoltura, zootecnia, industria agroalimentare sono il cuore e il motore dell’economia del territorio regionale”, ha aggiunto il relatore dem, spiegando che “l’incremento di risorse è finalizzato a sostenere la qualità delle produzioni agricole, a tutelare i redditi e a garantire la competitività dell’intera filiera”.

Per la competitività ci sono oltre 230 milioni di euro (fra gli altri obiettivi l’innovazione delle produzioni, il potenziamento delle filiere e l’internazionalizzazione), mentre per la sostenibilità ambientale ci sono risorse per circa 400 milioni (si punta sulle produzioni biologiche, sulla riduzione delle emissioni inquinanti da parte delle aziende, della chimica, delle emissioni in zootecnia e sull’ottimizzazione della risorsa idrica); fondi poi per favorire lo sviluppo dei territori e l’ingresso dei giovani in agricoltura, 149 milioni (in particolare per rafforzare il tessuto delle aree interne e montane e per aiutare i giovani agricoltori, così da contrastare lo spopolamento); altri 51 milioni sono rivolti all’innovazione e alla transizione digitale.

Importante, ha rimarcato Daffadà, “il sostegno ai giovani, alle imprese di montagna e alle donne; c’è anche attenzione rispetto alle risorse idriche e si pensa a piccoli invasi diffusi per accumulare acqua”.

Per il relatore di minoranza, Fabio Rainieri (Lega), “il documento è strategico ma rimane poco specifico, troppo caratterizzato da un’impronta nazionale, mentre serve valorizzare i singoli territori. Permangono anche dubbi per la troppa attenzione rivolta all’agricoltura biologica, cui è riservato il 20 per cento dei fondi: il rischio è quello di penalizzare l’agricoltura tradizionale (che ci ha fatto diventare grandi in tutto il mondo), a partire dai prodotti con denominazione d’origine protetta”. Per il consigliere “i fondi riservati al sistema agricolo sono comunque insufficienti, come sa bene l’assessore, così come è eccessiva la burocrazia collegata al provvedimento: 66 bandi sono troppi e il rischio è di escludere una parte di chi potrebbe accedere a queste risorse. Al contrario, si devono sostenere gli agricoltori a districarsi in mezzo a queste montagne di carta; serve il supporto di Agrea (su questo tema è stato presentato un ordine del giorno)”. Servirebbero poi risorse, ha aggiunto, “per ridurre la presenza di terreni ghiaiosi nelle aree dei corsi d’acqua, per ridurre le dispersioni di acqua (anche su questo tema è stato presentato un ordine del giorno)”.

“Questo piano di sviluppo rurale ci piace al 100 per cento, sono state accolte le nostre sollecitazioni (attraverso nostre risoluzioni), come quella sulla riduzione dell’uso del glifosato in ambito agricolo o quella sull’attivazione di politiche di supporto per gli allevamenti rispettosi del benessere animale, a partire da quelli senza gabbie”, ha rimarcato Silvia Zamboni (Europa Verde). Su quest’ultimo tema è stato presentato un ordine del giorno rivolto anche alla riduzione degli antibiotici. Il partito ambientalista ha poi chiesto “bandi esclusivi rivolti alle piccole aziende”.

Anche per Marcella Zappaterra (Pd) “il provvedimento è fondamentale per il nostro territorio, parliamo di un pacchetto di risorse particolarmente significativo, una dotazione finanziaria tra le più alte fra le regione del Nord Italia”. Un documento, ha ribadito, “discusso con tutti i soggetti interessati e che ha fatto tesoro dei tanti contributi esterni”. Richieste poi dal Pd, con un ordine del giorno, “azioni a favore dell’ambiente, strettamente connesse con il settore dell’agricoltura, a partire dalla riduzione del glifosato in ambito agricolo e degli antibiotici in ambito zootecnico”.

L’assessore all’Agricoltura Alessio Mammi ha poi ribadito “il valore strategico dell’agricoltura e della nostra filiera agroalimentare, anche rispetto a quello che sta accadendo in Ucraina”. L’agricoltura, ha aggiunto, “è anche un grande patrimonio identitario, grazie ai nostri prodotti, e sociale, con oltre 80mila posti di lavoro, e ha un grande impatto economico, 5 miliardi di euro di produzione lorda vendibile”. Importante, ha sottolineato, “anche il contributo dell’agricoltura a livello ambientale, a partire dal concetto di sostenibilità”. Necessario quindi, ha concluso il titolare dell’Agricoltura, “investire su ricerca e conoscenza, favorire l’efficienza delle imprese, valorizzare ancora di più i nostri prodotti e aiutare lo sviluppo delle aree rurali”.

Approvati anche quattro ordini del giorno collegati al provvedimento.

(Cristian Casali)

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