“Grazie alla Direttiva contro le pratiche commerciali sleali nel settore agroalimentare, appena approvata dal Parlamento europeo a larga maggioranza, gli agricoltori e i consumatori dei paesi membri dell’Unione europea potranno godere di maggiori tutele rispetto alle distorsioni del mercato, spesso imputabili ai colossi della grande distribuzione. Gli agricoltori avranno strumenti di difesa del reddito, mentre i consumatori potranno contare su prodotti di più elevata qualità”. È questo, in estrema sintesi, il contenuto del provvedimento legislativo illustrato da Paolo De Castro, deputato e Capo-negoziatore del Parlamento europeo per la Direttiva, in occasione della seduta congiunta della commissione Politiche economiche, presieduta da Luciana Serri, e della commissione Speciale di ricerca e studio sul fenomeno delle cooperative cosiddette spurie o fittizie, presieduta da Luca Sabattini.
Nel merito della Direttiva– ha spiegato De Castro– l’obiettivo di fondo è che le norme e l’impianto di controlli e sanzioni approvato fungano da deterrente rispetto alle pratiche commerciali sleali in relazione alla vendita di qualsiasi prodotto agricolo (compreso il settore florovivaistico, quello dei mangimi, quello della pesca e dell’acquacoltura) o alimentare. Per questo, la Direttiva individua un elenco di 16 pratiche sleali vietate in tutte i paesi membri (fra le quali: ritardi nei pagamenti per i prodotti deperibili; modifiche unilaterali e retroattive dei contratti; cancellazioni degli ordini; pagamento da parte del fornitore per la gestione dei reclami dei clienti non dovuti alla negligenza del fornitore stesso), che ciascuno stato può ampliare sulla base della propria legislazione in materia e delle peculiarità del proprio settore agroalimentare. Per quanto riguarda l’Italia, ad esempio – ha evidenziato l’eurodeputato – una delle pratiche sleali che dovranno essere contemplate nella norma di recepimento è quelle delle aste dei prodotti al doppio ribasso. La Direttiva, inoltre, – ha proseguito – si rivolge a tutti i produttori con fatturato globale fino a 350 milioni di euro (soglia che tutela circa il 95% delle imprese agricole e agroalimentari italiane) e ne salvaguarda le relazioni commerciali con acquirenti fino a oltre 350 milioni di euro, suddivisi per fasce di reddito globale, in modo che ogni fornitore sia sempre tutelato anche nel caso in cui l’acquirente rientri in una classe di fatturato superiore. A vigilare sono chiamate le Autorità nazionali di garanzia. In riferimento all’Italia – ha concluso De Castro – l’Authority di contrasto alle pratiche commerciali sleali dovrebbe essere individuata nell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari presso il ministero delle Politiche agricole, “dipartimento- ha sottolineato- dotato di risorse finanziarie e personale adeguati”.
In sede di dibattito sono intervenuti Stefano Caliandro e Gianni Bessi (Pd). Il primo, nel ricordare la manifestazione mondiale per la tutela della Terra in corso di svolgimento, ha evidenziato come il successo dell’approvazione a larga maggioranza della Direttiva risieda nell’approccio legislativo soft seguito nella fase negoziale. “Il mondo agricolo dei paesi membri dell’Ue- ha sottolineato Caliandro- ha finalmente uno strumento di difesa comune a tutela dei produttori che guarda a tutti gli aspetti in gioco: economici, occupazionali, sociali, ambientali, di tutela dei consumatori e della salute”. In merito al recepimento della Direttiva da parte del nostro paese, il capogruppo dem ha indicato due priorità: l’ampliamento dell’elenco delle pratiche sleali da calibrare sulle specificità e diversità delle produzioni agricole regionali, a partire da quelle dell’Emilia-Romagna; la segnalazione, alla futura Autorità nazionale, di allargare il monitoraggio anche al lavoro agricolo, specie femminile. Bessi, infine, ha sollecitato il governo, le Camere e la Regione a un recepimento celere della Direttiva.
Per Fabio Rainieri (Ln) la Direttiva è un successo che l’Italia ha conseguito grazie all’impegno sinergico di tutte le forze politiche. Unico neo – ha rimarcato – “la posizione della grande distribuzione italiana, Coop e Conad in testa, che ha criticato e avversato il provvedimento legislativo facendo asse con le grandi centrali europee della distribuzione organizzata”.
La presidente Serri ha parlato di “Direttiva che esalta il ruolo e l’importanza dell’Ue e che ora le istituzioni dovranno impegnarsi affinché sia conosciuta in modo capillare dagli agricoltori e dai consumatori, in particolare evidenziando come le maggiori tutele non abbiano incidenza sul costo dei prodotti come paventato dalle centrali della distribuzione organizzata”.
Il presidente Sabattini, nel sottolineare come le pratiche commerciali sleali siano trasversali ai settori produttivi e come la concorrenza sleale sui prezzi finisca per colpire pesantemente i lavoratori, specie quelli più deboli, ledendone i diritti, ha suggerito, in fase di recepimento della Direttiva, di “approfondire il tema della qualità e del giusto prezzo di un prodotto in connessione col problema della concorrenza sleale lesiva dei diritti del lavoro”.
In chiusura di seduta è intervenuta Simona Caselli, assessore all’Agricoltura, che, in merito al rilievo di Rainieri sul dissenso della grande distribuzione alla Direttiva, ha auspicato che “la Gdo, specie quella a base cooperativa più legata al territorio della nostra regione, sappia cogliere appieno le opportunità offerte dal provvedimento legislativo volte a rendere più responsabile, sostenibile e di qualità il commercio dei prodotti agricoli e alimentari”.
(Luca Govoni)