È stata discussa in commissione Politiche economiche la proposta della giunta “Complemento di programmazione per lo sviluppo rurale del Programma strategico della PAC 2023-2027 della Regione Emilia-Romagna”. La proposta è stata votata e ha avuto il parere favorevole (compresi anche alcuni emendamenti). Si tratta del documento che definisce il Piano di sviluppo rurale, che fornirà le risorse alle imprese agricole e agroalimentari della regione. Il Psr prevede oltre 913 milioni di euro, con un incremento di 132 milioni: risorse, queste ultime, che pongono l’Emilia-Romagna al primo posto fra quelle del Centro-Nord Italia. Il Psr è atteso ora in Assemblea, per poi essere presentato al governo e, da qui, all’Unione europea.
Il documento è stato presentato dai relatori di maggioranza del Partito democratico e della minoranza, appartenenti alla Lega.
È un “percorso di rinnovamento – ha affermato il relatore dem – strutturato e organizzato, attento alla sostenibilità ambientale, sociale ed economica. La pandemia ha ritardato le nuove Pac e i modelli sono stati revisionati e i Psr superati. L’Italia deve elaborare una piano strategico per la Pac, con la collaborazione delle regioni. La novità è rappresentata dalle risorse: 913,2 milioni di euro, la cifra più alta mai assegnata, con 132 milioni di euro in più”. Il 40% dei fondi proviene dalla Ue e il 60% da Stato e Regione.
Sono tre le principali aree di intervento della programmazione regionale: competitività, sostenibilità ambientale e sviluppo equilibrato dei territori. Accanto a questi, la digitalizzazione in agricoltura e l’innovazione nelle aree rurali. “Agricoltura, zootecnia, industria agroalimentare sono il cuore e il motore dell’economia del territorio regionale -prosegue il relatore Pd-. L’attenzione è massima e l’incremento delle risorse è finalizzato a sostenere la qualità delle produzioni agricole, la tutela del reddito e le azioni sulla filiera per renderla sempre più competitiva”. Per la competitività ci sono oltre 230 milioni di euro (fra gli altri obiettivi ci sono innovazione delle produzioni, potenziamento delle filiere, internazionalizzazione, sostegno alle aziende per affrontare il cambiamento climatico)”. La sostenibilità ambientale (risorse per circa 400 milioni) punta su aiuto alle produzioni biologiche, sulla riduzione delle emissioni delle aziende, della chimica, delle emissioni in zootecnia, e sull’ottimizzazione della risorsa idrica. Infine, si punta a sostenere lo sviluppo dei territori e l’ingresso dei giovani in agricoltura: “Sono previsti 149 milioni – ricorda il relatore di maggioranza – per rafforzare il tessuto delle aree interne e montane e per il sostegno ai giovani agricoltori, così da contrastare lo spopolamento. È previsto, inoltre, lo sviluppo del partenariato pubblico e privato”.
Il sostegno all’innovazione e alla transizione digitale (Akis) conta su 51 milioni. “I tempi sono stretti – ha concluso il relatore dem – per inviare il Psr al ministero delle Politiche agricole e poi all’Ue entro l’anno. Sottolineo l’importanza del sostegno ai giovani, alle imprese di montagna (70 milioni) e alle donne. Infine, il punto che riguarda gli invasi per sopperire alle crisi idriche: si pensa a piccoli invasi diffusi per accumulare acqua (circa 20 milioni) e ci sono 2 emendamenti che chiedono di ampliare la platea dei beneficiari agli enti pubblici”.
Il relatore della Lega ha detto che “il nostro scetticismo lo esterneremo in Aula, con svariati emendamenti. Il Psr è un documento complesso e i tempi sono stretti. Comunque, questo provvedimento è importante e stanzia quasi un miliardo, ma sono pochi se si pensa all’agricoltura dell’Emilia-Romagna. Ricordo, poi, che gli agricoltori sono in difficoltà perché ci sono 66 bandi in 60 mesi: cioè uno al mese. Chiederemo un aiuto per presentare i bandi, snellendo la burocrazia sia per le aziende sia per l’assessorato che dovrà controllarli. Si potrebbe valutare l’utilizzo di tecnici della Regione e di Agrea per riuscire a gestire i bandi”.
Il relatore leghista ha affermato che “sarà l’Assemblea a monitorare l’intero iter. Servirebbero risorse per la riduzione dei fitofarmaci e per convertire l’agricoltura tradizionale in integrata e biologica. Anche se ritengo che il biologico rischi di sminuire e penalizzare le produzioni di eccellenza (il Parmigiano Reggiano su tutti). Le imprese – ha concluso – sono già molto attente al benessere animale, alla produzione e devono rispettare i rigidi disciplinari dei consorzi”.
(Gianfranco Salvatori)
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