Da alcuni anni, “la Regione Emilia-Romagna ha autorizzato i produttori di vino all’uso del Mosto concentrato rettificato (Mcr), uno zucchero liquido ottenuto dal mosto d’uva che serve ad aumentare la gradazione, e viene usato soprattutto, ma non solo, nei vini bianchi frizzanti e negli spumanti”, che “in questo modo riescono facilmente a raggiungere i requisiti per la Doc o per l’Igt”.
Lo segnala Andrea Bertani (M5s) in un’interpellanza alla Giunta regionale, dove scrive: “benché da un punto di vista strettamente legale non si possa parlare di una violazione delle norme di legge, l’utilizzo, ogni anno e anno per anno, di questo particolare tipo di mosto è un palese aggiramento della sostanza della legge, poiché il Mcr andrebbe utilizzato con parsimonia, quando effettivamente l’andamento climatico della vendemmia lo richiede”.
“La Regione- aggiunge- non ha avuto, in questi anni, questa cura dando la possibilità di un suo utilizzo indiscriminato, danneggiando così, di fatto, tutti quei produttori scrupolosi che non lo utilizzano”.
“Pochi giorni fa- riferisce il consigliere- cinquantatré produttori di vino hanno manifestato pubblicamente il proprio disappunto con un comunicato stampa in cui chiedono, tra l’altro, che almeno in etichetta venga segnalato l’uso di mosti aggiunti per rimarcare la differenza con le loro produzioni” e ribadisce che “l’anno scorso una richiesta analoga era giunta dalla Fivi, Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, che si era opposta con fermezza, a nome delle oltre 900 aziende associate, alla decisione di varie Regioni italiane, tra cui l’Emilia-Romagna, di autorizzare anche per l’annata 2015 l’arricchimento del vino chiedendo che Consorzi ed istituzioni si facessero promotori dell’introduzione dell’obbligatorietà dell’indicazione dell’utilizzo del Mcr nelle etichette dei vini”.
Bertani punta il dito anche sulle motivazioni addotte dalla Regione Emilia-Romagna, che, secondo molti tecnici, “avrebbero ben poco a che vedere con l’andamento della stagione meteorologica”, ma che di fatto “giustificherebbero l’uso del Mcr come necessario intervento per contenere i prezzi”.
“Il costante utilizzo negli ultimi anni avrebbe trasformato quindi l’aggiunta di Mcr in una pratica comune,- spiega l’esponente del M5s- utile a rendere commerciabili prodotti altrimenti non all’altezza delle aspettative del mercato e di conseguenza aumentando le quantità di vini Doc romagnoli presenti sul mercato, di peggiore qualità, sia reale che percepita, del prodotto, e, ovviamente, minore redditività di tutta la produzione regionale, mentre la proposta dei piccoli produttori romagnoli, prevedrebbe l’applicazione di una norma che già c’è e che permette alle Regioni, solo se l’andamento meteorologico compromette realmente la buona riuscita della vendemmia, di abbassare i limiti minimi delle gradazione previsti dai disciplinari per non più di 0,5 gradi alcolici, autorizzando per l’annata sfortunata, un grado alcolico minimo più basso”.
Bertani chiede quindi alla Giunta se ritenga corretto, nell’uso del Mcr, continuare di fatto a violare la norma, non distinguendo tra annate climaticamente sfavorevoli e annate favorevoli e invita l’esecutivo regionale a farsi promotore dell’obbligatorietà dell’indicazione in etichetta dell’uso di Mcr a salvaguardia del lavoro e dei prodotti di quanti con il loro impegno garantiscono prodotti di qualità nella viticoltura regionale e del diritto dei consumatori alla corretta informazione.
(Tutti gli atti consiliari – dalle interrogazioni alle risoluzioni, ai progetti di legge – sono disponibili on line sul sito dell’Assemblea legislativa al link: http://www.assemblea.emr.it/attivita-legislativa)
(Cesare Cicognani)