Mantenere il divieto di usare il latte in polvere per la produzione dei formaggi, perché, in caso contrario, si metterebbe in discussione uno dei “capisaldi del nostro modello produttivo”.
È l’auspicio unanime dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna che, nel merito, ha votato una risoluzione presentata da Tommaso Foti (Fdi), che ha sottoscritto e accolto due emendamenti al testo dei consiglieri del Pd Gianni Bessi, Barbara Lori e Luciana Serri.
La risoluzione impegna la Giunta regionale a sostenere il Governo nell’azione di contrasto alla procedura di infrazione avviata dalla Commissione europea nei confronti del nostro Paese per aver previsto questo divieto nella legge 138/1974 e a garantire il diritto del consumatore a essere informato sulla provenienza e sul contenuto dei prodotti che acquista.
Tra le altre richieste rivolte alla Giunta: quella di sostenere l’indicazione in etichetta dell’utilizzo del latte in polvere; quella di promuovere una corretta informazione ai consumatori delle caratteristiche dei prodotti lattiero-caseari emiliano-romagnoli; quella di sostenere le azioni di contrasto alla contraffazione dei prodotti Dop e Igp avviate dai Consorzi di tutela riconosciuti ai sensi della normativa vigente; quella di incentivare la partecipazione dei produttori a sistemi di qualità alimentare, utilizzando le disponibilità del Programma regionale di sviluppo rurale 2014-2020. “Il latte in polvere- si legge nel testo- perde, infatti, qualsiasi riferimento alla zona di produzione e priva il consumatore della possibilità di essere informato sull’origine di un determinato prodotto lattiero-caseario”.
È stata invece respinta (sì della Ln, Fi, Fdi e M5s, voto contrario di Pd e Sel) una risoluzione della Lega nord, primo firmatario Fabio Rainieri, nella quale si chiedeva alla Giunta di sollecitare il Governo ad opporsi “fermamente a questo ennesimo tentativo delle istituzioni europee di far prevalere l’interesse delle multinazionali rispetto a quello degli italiani e in particolare degli emiliano romagnoli”.
In Aula, Foti (Fdi) ha ricordato che l’8 luglio scorso “centinaia di allevatori, casari e agricoltori della Coldiretti hanno partecipato a una manifestazione in piazza Montecitorio a Roma per difendere la legge 138” e ha sottolineato che c’è un fronte che si sta mobilitando per impedire che siano sviliti prodotti lattiero-caseari di ottima qualità, cosa che “metterebbe a repentaglio la reputazione del made in Italy”, ma che provocherebbe anche “una maggiore importazione di polvere di latte e latte concentrato da tutto il mondo a costi bassissimi, con conseguenze pesanti per l’equilibrio economico-finanziario degli allevamenti italiani”. Serve quindi “una presa di posizione forte del nostro Governo nei confronti dell’Europa- ha aggiunto –appoggiato in questo caso dalle Regioni, per sostenere l’Italia in questa trattativa”.
Rainieri (Ln) ha evidenziato che il divieto di utilizzo di latte in polvere per la fabbricazione di prodotti lattiero caseari “ha garantito per oltre 40 anni l’alta qualità della produzione italiana, tanto che il nostro Paese detiene il primato internazionale nella qualità e nella varietà della produzione di formaggi con ben 487 diversi tipi censiti a livello territoriale”. “La rimozione del divieto italiano sul latte in polvere- ha segnalato – farebbe gli interessi delle multinazionali alimentari specializzate in prodotti lattiero caseari”, che “vorrebbero schiacciare la concorrenza di qualità esistente in Italia fatta soprattutto da piccoli produttori”, senza aver trovato finora resistenza nelle sedi europee “da parte del Governo italiano”.
Bessi (Pd) è poi intervenuto brevemente citando gli emendamenti al testo presentato da Foti, garantendo l’impegno e un lavoro comune su questo tema.
(ac)