Il gruppo Lega Nord all’Assemblea Legislativa dell’Emilia Romagna contro il Comprehensive Economic and Trade Agreement (Ceta), il trattato di libero scambio tra Canada ed Unione Europea che mira ad eliminare divieti e restrizioni all’importazione o all’esportazione delle merci, attualmente all’esame del Parlamento italiano. In una risoluzione proposta all’Assemblea (primo firmatario il capogruppo Alan Fabbri, con Fabio Rainieri, Daniele Marchetti, Stefano Bargi, Matteo Rancan, Gabriele Delmonte, Marco Pettazzoni, Andrea Liverani e Massimiliano Pompignoli) il Carroccio propone al parlamento regionale di esprimere “viva preoccupazione riguardo alle ricadute negative rispetto alla salute, all’economia ed all’occupazione che il Ceta produrrà in Emilia-Romagna e a livello nazionale italiano soprattutto per quanto riguarda l’indebolimento che prevede riguardo alla tutela della filiera agroalimentare di qualità ed ai grandi vantaggi che comporterà per le multinazionali a danno dei piccoli e medi imprenditori”. La risoluzione della Lega impegna poi “il Presidente e la Giunta regionale ad invitare il Governo e il Parlamento tutto a sospendere l’iter parlamentare per l’approvazione del ddl n. 2849 ‘Accordo di partenariato strategico tra l’Unione Europea e i suoi Stati membri, da una parte, e il Canada, dall’altra, fatto a Bruxelles il 30 ottobre 2016’ e ad intervenire in sede europea perché siano assicurate maggiori tutele per le produzioni agroalimentari soprattutto quelle di qualità contraddistinte dai marchi tipici, vera ricchezza del nostro territorio”.
Il gruppo leghista si fa interprete delle preoccupazioni di associazioni di categoria, in particolar modo nel settore agro-alimentare, soggetti economici, associativi e sindacali che hanno individuato nel Trattato di libero scambio Italia-Canada “diversi punti di criticità che potrebbero mettere a rischio migliaia di prodotti tipici nazionali, riconoscendo di fatto all’Italia solo 41 indicazioni a fronte di 288 DOP e IGP registrate (solo 12 per l’Emilia Romagna). La protezione di queste nostre produzioni di eccellenza contro le falsificazioni- scrivono Fabbri e gli altri consiglieri- sarà però solo parziale perché continueranno a essere consentite le volgarizzazioni legate a prodotti tipici dell’italian sounding che dovranno coesistere con le denominazioni autentiche dei nostri prodotti (un esempio per tutti: si potrà continuare ad utilizzare il nome Parmesan per contraddistinguere il formaggio grattugiato indipendentemente da dove proviene e da come è prodotto)”. Si rischia “concretamente- continua la risoluzione- di mettere a repentaglio 4.500 prodotti tipici nazionali, centinaia dei quali emiliano romagnoli, in settori che vanno dai cereali alle carni, dalla frutta agli ortaggi fino all’allevamento. Essendo basato sulla quasi totale ed istantanea eliminazione dei dazi, il CETA rompe l’equilibrio che finora c’è stato tra i coltivatori, le imprese agricole europee e le imprese nordamericane. Queste ultime, non solo possiedono una maggiore dimensione industriale ma non sono nemmeno gravate dalle altre regole stabilite dalla UE per agricoltori ed imprese europee, godendo così di un grande vantaggio comparativo”.
Nel Ceta, conclude il gruppo Lega in Assemblea legislativa, “non vi è nessuna clausola riguardante i diritti dei lavoratori né alcuna stima sui benefici per l’occupazione. Al contrario, l’Università canadese di Tuft ha calcolato in suo studio che entro il 2023 il Ceta porterà nei paesi coinvolti ad una perdita complessiva di 230.000 posti di lavoro e ad una severa compressione salariale: le nazioni maggiormente colpite saranno Francia e Italia”. Fabbri e gli altri consiglieri del Carroccio ricordano infine che in Canada non vigono le restrizioni sanitarie e fitosanitarie in vigore in Europa e che “la stessa Assessore regionale all’agricoltura”, Simona Caselli, “pur dando al Ceta in sede di discussione in Commissione assembleare bilancio un complessivo parere positivo, aveva manifestato dubbi su diversi suoi punti”.
(Marco Sacchetti)
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