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Prosciutto di Parma, Misto e Lega vogliono salvaguardare filiera e intensificare i controlli

Il tema in Aula dopo la puntata di Report (Rai3). Misto: Migliorare il sistema di vigilanza, è evidente che hanno fallito; Ln: Valutare azione legale contro la trasmissione televisiva, lesa immagine di allevatori e prodotto

Salvaguardare la filiera del Prosciutto di Parma, migliorare il sistema di vigilanza e controllo per combattere frodi e casi di contraffazione alimentare su uno dei prodotti Dop più importanti del territorio. Lo chiedono due question time, uno del gruppo misto e uno della Lega nord, portati in Aula a seguito di quanto emerso anche in una recente puntata della trasmissione di Rai3 Report.

Il consigliere del gruppo misto chiede di creare una banca dati nazionale con il dna delle razze di suino adatte a diventare prosciutto di Parma e di ripristinare i controlli delle autorità sanitarie veterinarie sulla filiera. “La mia preoccupazione- ha spiegato il consigliere del Misto- è quella di poter andare a testa alta quando si parla dei nostri prodotti d’eccellenza. La Regione si deve esprimere su quanto emerso nella trasmissione televisiva, per tutelare un prodotto di punta conosciuto in tutto il mondo, che non deve avere ombre sulla sua qualità. Il tema dei controlli è centrale perché, se non ci si è accorti di quanto accadeva, vuol dire che gli enti di controllo devono cambiare modalità”.

Rai3 si era occupata infatti proprio dell’indagine, condotta dalle procure di Torino e Pordenone, che ha accertato come nella filiera dei prosciutti Parma e San Daniele sia stata largamente usata carne di maiale danese, non ammesso dal regolamento. “Effettuiamo più del doppio dei controlli minimi previsti, ma alla luce della constatata vulnerabilità della fase produttiva alle frodi legate al reperimento del seme dei suini appartenenti a razze suine non previste dal disciplinare, abbiamo suggerito che il piano di controllo esistente venga comunque adeguato, con l’obiettivo di  intercettare anche i comportamenti difformi che si appoggiano al commercio irregolare  e  che sfuggono ai sistemi di controllo ordinari”. La Regione, riferisce la giunta, si sta impegnando ad esempio per la creazione di liste ufficiali di tipi genetici di riproduttori compatibili con i disciplinari della filiera suinicola Dop e di verifiche a campione basate sull’analisi del Dna. Inoltre starebbe dedicando la massima attenzione alle riunioni periodiche della filiera suinicola con i servizi veterinari.

L’inchiesta di Report invece non è piaciuta affatto alla Lega nord, che in Aula ha chiesto alla giunta di valutare addirittura un’azione legale contro la trasmissione “per avere messo in discussione, con toni quasi al limite della decenza, l’intera filiera produttiva e per aver leso l’immagine del prodotto e degli allevatori che operano in maniera onesta”. Il Carroccio ha invitato la Regione a prendere una posizione forte contro il programma del servizio pubblico e a tutela dei consorzi, degli allevatori e dei consumatori. “Non sarebbe il caso di far tornare i veterinari negli allevamenti per migliorare i controlli e la vigilanza?”, ha domandato poi il consigliere Ln.

“La Regione sta ancora valutando come agire- ha risposto l’assessore- dal momento che non abbiamo accesso diretto alle informazioni dell’autorità giudiziaria perché le indagini sono ancora in corso. In ogni caso stiamo cercando di intensificare i controlli, di introdurre quelli sulla genetica, e di divulgare quali siano le buone pratiche di allevamento facendo informazione sul benessere animale. Ribadiamo però che serve assoluta fermezza contro quegli allevatori, non rispettando il disciplinare, ha creato questo enorme danno di immagine”.

(Giulia Paltrinieri)

 

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